In precedenza le misurazioni sul rilascio del carbonio da parte delle foreste si concentravano principalmente su aree soggette ad una completa rimozione forestale (deforestazione). Ora invece, soprattutto con lo studio che stiamo per illustrarvi, i ricercatori sono in grado di tenere conto delle variazioni derivanti da piccole perdite forestali (degrado e disturbo) causate dall’uomo e non: rimozione di alberi su piccola scala e la mortalità. Ovviamente si tiene conto anche dell’imboschimento e del rimboschimento.
I risultati dello studio condotto dal team di ricercatori del Woods Hole Research Center e della Boston University (pubblicati sulla rivista Science giovedì scorso) rimarcano la necessità di sforzi aggressivi a livello globale e nazionale per ridurre le emissioni di gas a effetto serra al fine di soddisfare gli obiettivi climatici dell’accordo di Parigi. In particolare si evidenzia l’opportunità di poter invertire la tendenza arrestando la deforestazione e ripristinando le foreste in terreni degradati.
Lo studio ha quantificato i cambiamenti nell’immagazzinamento del carbonio forestale nell’America tropicale, in Africa e Asia – le foreste più minacciate al mondo – e in tutte quelle aree forestali che hanno capacità di agire come serbatoi di carbonio.
Utilizzando 12 anni (2003-2014) di immagini satellitari, la tecnologia di telerilevamento laser e misurazioni sul campo, il Dott. Baccini e il suo team hanno potuto misurare le perdite di carbonio forestale dovute alla deforestazione nonché da disturbi a scala ridotta (cosa che in passato non era possibile). Così operando i ricercatori hanno scoperto che le regioni tropicali costituiscono una fonte netta di carbonio nell’atmosfera: circa 425 teragrammi di carbonio ogni anno, più che le emissioni di tutte le automobili e dei camion negli Stati Uniti. Le perdite annuali lorde sono state circa 862 teragrammi di carbonio a fronte di circa 437 teragrammi di carbonio immagazzinato.
Rilascio e immagazzinamento non sono distribuiti uniformemente attraverso la cintura tropicale. Su scala continentale, la maggior parte delle perdite (quasi il 60%) si sono verificate in America Latina (in Amazzonia, per intenderci). Quasi il 24% delle perdite arriva dall’Africa mentre le foreste dell’Asia registravano minime perdite: poco più del 16% del totale tropicale.
La ricerca ha anche dimostrato che, ad eccezione dell’Asia, il degrado e i disturbi localizzati sono stati responsabili della maggior parte delle perdite continentali. Nelle Americhe, il 70 per cento delle perdite è dovuto al degrado e al disturbo; in Africa, addirittura l’81 per cento mentre in Asia circa il 46%.
La conclusione è certamente importante: se si interrompessero la deforestazione tropicale e il degrado forestale si ridurrebbero le emissioni annuali di almeno 862 teragrammi di carbonio, ovvero circa l’8% delle emissioni globali annuali!