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Le contraddizioni dell’Anticiclone africano sull’Italia

di Massimo Aceti
17 Nov 2009 - 16:30
in Senza categoria
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La situazione atmosferica in quattro città italiane: le nubi basse di Genova, la nebbia di Milano, il sole pieno di Roma, il sole con un po' di foschia di Catania.
Ben annunciata dai modelli, l’alta pressione africana, il cosiddetto “cammello”, è arrivata a disturbare i sogni nevosi dei meteofili italiani. Questo promontorio di alta pressione, che spinge aria calda dal Sahara verso il Mediterraneo, pertanto verso l’Italia, ha reso invalicabile alle perturbazioni atlantiche tutta la zona europea centro-occidentale, esacerbando i contrasti con l’area nord europea dove continuano a imperversare i profondi cicloni delle latitudini temperate. Il forte gradiente barico che si è venuto a creare, e che tende ad essere stazionario tra l’estremo nord della Francia e le Isole Britanniche, determina da giorni venti intensissimi su tutte quelle zone di confine tra le due grandi figure bariche, l’una ciclonica, l’altra anticiclonica, dominanti il meteo europeo di questi giorni.

L’Italia si trova ben distante da questa zona di confine e l’anticiclone può espandersi e dominare incontrastato su tutta la nazione. Siamo in novembre però, e non dappertutto le condizioni che ne scaturiscono sono all’insegna del sole e del clima mite. Un bel pezzo d’Italia sta infatti sperimentando da giorni condizioni meteo tutt’altro che idilliache, avvolto com’è da nebbie, nubi basse, pioviggini.

Il Nord Italia, ma anche a tratti la Toscana, le coste adriatiche, le valli del Centro, subiscono infatti un raffreddamento degli strati d’aria più prossimi al terreno, con condensazione dell’umidità e formazione di nebbie e nubi basse. La scarsa circolazione atmosferica tende infatti a stabilizzare e stratificare le masse d’aria, con quelle fredde che rimangono intrappolate in basso, e con l’aria calda che vi scorre sopra. In aggiunta a ciò, almeno fino a ieri, sul Nord Italia arrivavano sbuffi di aria più umida atlantica.

Accade così che agli oltre 1000 metri del Passo della Cisa, che segna il confine convenzionale tra l’Appennino Ligure e quello Tosco-Emiliano, la minima di +11.4°C sia stata superiore a quelle registrate in tutto il Nord Italia, Riviere liguri e giuliana escluse, ed anche di gran parte del Centro Italia. Accade che a Genova la temperatura sia ormai stazionaria da giorni nel range 15-17°C, senza che giorno o notte influiscano sul suo valore; ed accade la medesima cosa a Trieste e a Milano, ed anche in mezzo al Tirreno, nell’isola di Ponza. In tutte queste zone l’Estate di San Martino è una chimera. Le giornate scorrono sì miti in rapporto al periodo, ma tra il grigio e il plumbeo, col sole che raramente riesce a far capolino tra il tappeto di nubi.

In queste situazioni le nebbie sono sempre in agguato, ed anche se tendono a diradarsi nel corso della giornata, specie nelle valli più interne vanno a braccetto con fortissime inversioni termiche. E’ il caso di questa mattina, con le gelate di alcune zone vallive nell’Appennino Centrale, e invece i +5°C ai 2100 metri di Campo Imperatore.

E’ in Sicilia, in Sardegna, in Calabria, in alta montagna (lo zero termico è a 4000 metri!) ed anche sul resto del Sud e sulle regioni tirreniche, che questa alta pressione sta portando, almeno negli ultimi due giorni, temperature anormalmente elevate per il periodo, e condizioni che potremmo definire, a voler essere generosi, da mese di ottobre. Nella giornata di ieri le temperature massime hanno infatti superato la soglia dei 30 gradi in Sardegna ed in Sicilia, con la punta estrema di +31°C a Capo San Lorenzo, e poi nell’isola sarda +30.3°C a Dorgali e +30.1°C a Barisardo, e in quella sicula +30.4°C a Siracusa e +30.1°C a Palermo. Molti altri i valori superiori ai 25°C, raggiunti e superati anche in Calabria, con Reggio arrivata a +26.8°C. Sono valori molto elevati, anomali per il periodo, soprattutto considerato che siamo nella seconda decade di novembre, e non nella prima, quando le ondate di caldo hanno maggiore probabilità di verificarsi. Si ricorda ad esempio quella di inizio novembre 2004 coi 30 gradi sfiorati a Napoli.

Nonostante alcuni valori di picco notevoli, finora quest’alta pressione non ha però portato, considerato l’intero territorio italiano, a giornate estremamente calde: la più calda, quella di ieri 16 novembre, è stata infatti 4°C oltre la media, tanti ma non eccezionali.

E’ così nefasta quest’alta pressione? Per gran parte del Nord possiamo dire di sì. Non porta il sole, non porta piogge se non di modestissima entità, ma lascia questa vasta parte d’Italia in balia di giornate grige, uggiose, e con gli inquinanti che tendono ad aumentare la loro concentrazione nei bassi strati atmosferici. Per le Alpi, perché sta facendo fondere la neve caduta in anticipo in ottobre, dopo un’estate calda che aveva di nuovo messo a dura prova la resistenza dei ghiacciai.

Per svariate zone del Sud, quelle più colpite dalle piogge e dai nubifragi, che da settembre e fino ad inizio di questo mese vi hanno imperversato – ci riferiamo alla Sicilia, alla Calabria e alla zona costiera tirrenica tra il Basso Lazio e la Campania – la possiamo invece considerare una sorta di benedizione. Un periodo di calma atmosferica era necessario.

Questa alta pressione mangerà l’inverno? Molti hanno alla memoria il “non inverno” 2006-2007, che cominciò con una tenace alta pressione proprio a novembre. Ma le situazioni non è detto che si ripetano uguali a se stesse: durante l’inverno 2005 un periodo mite alto-pressorio, e similarmente a quest’anno con vigorose tempeste nord-europee, sfociò in uno dei periodi invernali più freddi e nevosi degli ultimi 40 anni. E’ ancora molto, troppo presto per dare per morto l’inverno, anche se alcuni indici climatici, come la presenza di un Nino forte, potrebbero incidere sul corso della stagione.

L’inverno avrà comunque ancora molte carte da giocare, lasciamolo almeno iniziare.

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