Se è vero che la temperatura media globale di gennaio è risultata 1,04°C superiore alla media del 20° secolo, l’anomalia a carico del Circolo Polare Artico ha raggiunto 4°C rispetto alla media 1951-1980. Si tratta del noto meccanismo di amplificazione a seguito dei cambiamenti nella superficie del ghiaccio marino e del manto nevoso. Pertanto, se la temperatura media della Terra scende di 3°C, nella regione artica potrebbe diminuire di 9-12°C e viceversa.
La retroazione della temperatura dipende della variazioni del ghiaccio marino e del manto nevoso: quando il ghiaccio si scioglie la luce solare risulta più incisiva causando l’accelerazione della fusione. Ma è vero anche l’opposto: quando è presente più ghiaccio la luce solare viene riflessa con più facilità verso lo spazio, favorendo così il raffreddamento della superficie con conseguente formazione di nuovo ghiaccio e incremento del manto nevoso.
Lo scioglimento del permafrost porta anche al rilascio di metano e altri composti del carbonio che possono entrare in circolo nell’atmosfera, amplificando l’effetto serra. Quest’anno l’estensione di ghiaccio nella regione artica è 13.53 milioni di di chilometri quadrati nel corso del mese di gennaio del 2016, ovvero 1,04 milioni di chilometri quadrati al di sotto della media del 1981-2010.