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L’Anticiclone Russo-Siberiano

di Ivan Gaddari
23 Nov 2011 - 14:15
in Senza categoria
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l’anticiclone-russo-siberiano
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anticiclone russo siberiano 21904 1 1 - L'Anticiclone Russo-Siberiano
In risposta ad alcune richieste dei lettori, proponiamo un articolo che spiega – crediamo in modo semplice ed esaustivo – le manifeste difficoltà dell’Anticiclone Russo-Siberiano nello spingersi verso l’Europa. Diciamolo. Quando si pensa al gelo, viene in mente lui: “l’Orso Russo-Siberiano”. Alcune delle più imponenti ondate di gelo del passato sono imputabili alla sua presenza, al suo respiro. Ma è bene intendersi su un punto. Affinché si propaghi alle nostre latitudini debbono verificarsi condizioni necessarie così che l’aria gelida sia in grado di muoversi verso ovest piuttosto che ad est.

Anzitutto cerchiamo di comprendere cosa s’intende col termine “termico”. Una prima distinzione è tra gli Anticicloni termici “giornalieri” e quelli “stagionali”. Nella prima categoria annoveriamo quelle zone d’Alta Pressione che si creano in quelle zone della superficie terrestre che restano più fredde rispetto alle circostanti. Facciamo un esempio: le località ubicate in prossimità del mare. Il suolo, nel corso delle notti, si raffredda molto più velocemente rispetto allo specchio d’acqua. L’aria fredda è densa, pesante. Permane così in prossimità della superficie terrestre e si viene a creare un’area anticiclonica, ovvero un’area che rispetto al mare ha valori di pressione più alti. La differenza barica determina quella che in gergo viene definita “brezza di terra”.

Quando ci riferiamo ad Anticicloni termici stagionali, intendiamo strutture altopressorie capaci di persistere in loco per un’intera stagione. E’ il caso del Russo-Siberiano. O Euro-Asiatico, se preferite.

Ma com’è che si forma? Senza ricorrere all’utilizzo di termini tecnici, incomprensibili ai più, possiamo dirvi che si genera dal forte raffreddamento delle masse d’aria a contatto col suolo. Un raffreddamento dovuto sia alla minor radiazione solare incidente (le ore di luce diminuiscono notevolmente) sia all’effetto albedo delle superfici innevate. L’albedo altro non è che l’indice di riflessione di una determinata superficie. Quelle che hanno una colorazione scura assorbono alte quantità di calore, quelle chiare tendono a riflettere i raggi del sole. La stagnazione dell’aria fredda, col passare dei giorni, determina un incremento della pressione a livello del suolo. Ecco quindi che si forma un’area Anticiclonica e le temperature, pensate, possono raggiungere valori di 50-60 gradi al di sotto dello zero! E’ esattamente quel che accade nelle steppe Russo-Siberiane.

Può accadere, nel cuore della stagione invernale, che una sua propaggine raggiunga l’Europa. Solitamente, nei Modelli previsionali, appare come un cuneo che dopo aver varcato gli Urali si distende ad ovest puntando minacciosamente l’Europa centro orientale. Tra le ondate di gelo che riuscirono a raggiungere l’Italia, segnaliamo quelle del Gennaio 1979 e del Dicembre 1963. Una delle ultime incursioni risale al Febbraio 1991, seppur con effetti decisamente inferiori alle succitate.

Ma perché, nell’ultimo decennio, non è stato più in grado di espandersi ad ovest? Le cause, a quanto pare, sono molteplici ed in proposito va detto che vi sono degli studi in corso. I cambiamenti climatici hanno avuto una significativa influenza ma non tanto in termini di temperatura, quanto in termini di dinamiche atmosferiche. Anzitutto s’è avuta una contrazione, in superficie, del Vortice Polare. Non solo. Il Vortice Polare è sempre più spesso relegato a latitudini troppo settentrionali e l’aria gelida prodotta non è in grado di accelerare il processo di raffreddamento dei suoli siberiani.

Lo spostamento del Vortice Polare causa a sua volta una risalita del flusso perturbato atlantico. Significa che le correnti miti oceaniche si inseriscono più a nord, impedendo in tal modo che il gelo possa espandersi ad occidente. Non va scordato il ruolo svolto dall’Anticiclone delle Azzorre, che ultimamente preferisce rimanere in Atlantico incentivando la formazione di profonde depressioni a ridosso della Scandinavia. Queste zone cicloniche, nel loro moto rotatorio, risucchiano correnti d’aria mite da sud e le spediscono ad est. Insomma, un ostacolo in più all’avanzata dell’Orso Russo in direzione dell’Europa.

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