E’ passata una settimana dall’alluvione che ha colpito la Puglia. Il capo della protezione civile Bertolaso ha parlato di episodio eccezionale e di precipitazioni di un anno cadute in tre ore (n.d.r. – affermazione non corretta). Ma al di là dell’eccezionalità dell’evento, le cause di questa tragedia che avrebbe potuto avere proporzioni molto maggiori, se solo il conducente delL’Eurostar Taranto-Milano, vero eroe silenzioso dei nostri tempi, non avesse captato il pericolo e non avesse rallentato provvidenzialmente il convoglio evitando così il completo deragliamento del treno oltre la massicciata, vanno ricercate anche, e direi soprattutto, come Bertolaso giustamente ha sottolineato, nell’imperizia umana che ha costruito dove mai si sarebbe dovuto costruire.
L’immagine del treno in bilico sulle rotaie sospese nel vuoto rimarrà a lungo impressa nella nostra memoria, così come rimarrà impressa nella memoria di tutti il ricordo delle sette persone inutilmente sacrificate sull’altare di un’urbanizzazione selvaggia insensibile a una benché minima valutazione ambientale e idrogeologica del territorio.
In questo articolo voglio, a mente fredda, fare un excursus idrogeologico climatico del territorio pugliese indicando le cause prettamente umane di un disastro che è inconcepibile avvenga in un paese che si dica civile.
La parte di territorio pugliese colpita, è quella che si estende da Acquaviva delle Fonti fino a Cassano Murge, zona caratterizzata da una “cifra geologica” peculiare. Infatti ci troviamo nel cuore delle Murge, altopiano variabile dai 300 ai 600 metri caratterizzato da potenti successioni di Calcari, rocce carbonatiche caratterizzate dalla scarsa impermeabilità diretta, ma permeabili alle precipitazioni meteoriche grazie alla loro caratteristica di fratturarsi facilmente dando luogo a Inghiottitoi, Doline, Grotte sotterranee, dove l’acqua scorre indisturbata verso il mare.
E’ proprio da questa caratteristica geologica che dobbiamo partire per capire le ragioni della tragedia che ha colpito la Puglia Domenica scorsa. Il territorio pugliese, infatti non possiede fiumi di rilevante importanza appunto perché le precipitazioni facilmente vengono convogliate nelle fessurazioni calcaree verso la falda, non rimanendo in superficie. Però il deflusso delle acque meteoriche avviene facilmente quando le precipitazioni si mantengono distribuite in maniera regolare, mentre invece quando esse si concentrano in poche ore, alla caratteristica permeabilità per fessurazione, si sostituisce la caratteristica impermeabile intrinseca del calcare, che provoca la formazione di impetuosi torrenti superficiali che velocemente scendono dalle Murge verso il mare.
Testimonianza di questo comportamento potenzialmente tragico del calcare si ha attraverso la presenza senza soluzioni di continuità su tutto il territorio carsico pugliese di incisioni, più o meno profonde e larghe, chiamate Lame, sorta di canali naturali formati appunto nel corso dei millenni da ripetute piene alluvionali. Non solo le testimonianze geologiche ci suggeriscono la storia alluvionale della Puglia, ma anche alcuni eventi storici abbastanza recenti ci dimostrano come queste intense precipitazioni non siano poi così rare da queste parti: ne è una testimonianza la Foresta Mercadante, che ha origine proprio a Cassano Murge, teatro della tragedia di domenica, piantata all’inizio del secolo scorso per evitare il ripetersi di alluvioni devastanti nella città di Bari, colpita proprio in quegli anni da un devastante fortunale che aveva fatto esondare molti canali e che aveva trasformato le Lame, dolci e placide vallate, in autentici fiumi in piena con diversi morti e danni incalcolabili.
Dunque le testimonianze sono molte, ma l’uomo, come al solito invece di sentire la voce della storia del proprio territorio, ha pensato di soddisfare i propri bisogni calpestando i bisogni della sua natura. Ecco che se si viene a fare un giro nella nostra regione, si vedono facilmente coltivazioni di vigne e olivi o peggio case abusive e non, tranquillamente costruite sulle lame, o peggio su greti di canali erroneamente considerati estinti che prima o poi potrebbero trasformarsi in impetuosi torrenti dispensatori di danni e morte. Strade, vie ferrate costruite sopra lame, canali e torrenti estinti, fra le quali abbiamo il ponte di Cassano Murge spazzato via da un fiume creatosi in pochi minuti apparentemente dal nulla. Gli interrogativi che è giusto porci a questo punto sono:
– Si sono fatti i dovuti calcoli progettuali al momento della costruzione del ponte?
– Il greto sul quale nasceva il ponte è stato considerato alla stregua di un fiume o lo si è considerato un normale elemento morfologico del territorio senza indagarne le origini e le possibili evoluzioni?
– Il ponte ha subito le normali manutenzioni ordinarie e straordinarie?
Spero per il rispetto delle persone morte in maniera assurda Domenica scorsa che queste domande possano avere una risposta. E che le stesse domande se le pongano i responsabili della manutenzione della linea ferroviaria Taranto-Bari, teatro troppe volte di sfiorate sciagure, figlie del caso ma figlie anche di un difetto di pianificazione territoriale, non essendo il percorso scelto per la linea ferrata il migliore dal punto di vista della morfologia e delle caratteristiche territoriali della zona, non sempre adeguatamente compensato da un controllo capillare dell’evoluzione morfologica del territorio e dei rischi conseguenti.
Concludendo, sta passando anche questo autunno, le caratteristiche alluvionali, che sempre più spesso colpiscono il nostro territorio ci devono far riflettere su una seria risistemazione territoriale affidata alla competenza dei nostri laureati troppe volte scavalcati da veri e propri inetti, in tutti i gangli delle amministrazioni pubbliche per motivi non sempre chiari. Riprendiamoci il nostro territorio e ripensiamolo in maniera sostenibile.