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La Stratosfera e il buco dell’ozono

di Paolo Zamparutti
22 Mar 2005 - 13:36
in Senza categoria
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la stratosfera e il buco dellozono 2859 1 1 - La Stratosfera e il buco dell'ozono
La terra, come altri pianeti nel nostro sistema solare ha la caratteristica di avere un’atmosfera, cioè un involucro di gas che la sovrasta, intrappolato nelle sue vicinanze dalla forza gravitazionale. Questa spessa coltre di gas, è la responsabile forse maggiore, insieme alla presenza del vapor d’acqua, della vita sul nostro pianeta, ed è singolare come ogni suo componente è stato indispensabile all’evoluzione del nostro pianeta come oggi lo vediamo.

I gas principali che compongono l’atmosfera sono: azoto (N2) in quantità pari al 78%; ossigeno (O2) in quantità pari al 21%; argo (Ar) attorno al 1%; il resto dei decimi di percentuale che restano per arrivare alla totalità del volume di gas presente sono ripartiti in una serie abbastanza complessa di gas a volte molto impattanti come la CO2 ma che rispetto ai primi tre possiedono una concentrazione veramente blanda.

La maggior parte di questi gas è intrappolata nei primi Km prossimi alla superficie terrestre, chiamata troposfera, che è la zona interessata dal ciclo dell’acqua con le precipitazioni e i fronti nuvolosi che tanto appassionano i cultori della meteorologia. Questa zona arriva a circa 10 Km, ed è seguita dalla tropopausa che può essere assente vicino ai poli, o spessa anche 6 Km all’Equatore. La prima parte della tropopausa ha la caratteristica di avere una temperatura in costante diminuzione con l’aumentare dell’altitudine, mentre nella seconda parte la temperatura rimane costante.

Successiva alla tropopausa è la stratosfera, compresa fra i 10-16 Km e i 50 Km, nella quale la temperatura invece che diminuire con l’altitudine, aumenta. L’aumento della temperatura, è dovuto alla reazione di alcuni gas compresi in essa con le radiazioni solari. Più precisamente, all’altezza di 30 Km esiste uno strato di gas, l’ozono (O3 ovvero ossigeno trivalente) che ha la caratteristica di assorbire l’energia solare, più precisamente quella delle radiazioni ultraviolette inferiori ai 200nm, dando origine a una fotolisi che determina la formazione di una molecola di O2 e una di O atomico che serva alla formazione di altro O3, in un equilibrio dinamico responsabile del blocco dei raggi UV (raggi ultravioletti) e dunque della stessa vita sulla superficie delle terre emerse.

Ultimamente, l’immissione in atmosfera di tutta una serie di sostanze derivanti dall’uso di composti industriali, ha creato un corto circuito nel sistema del quale ci occuperemo in questo articolo, analizzandone i possibili effetti climatici. Alcuni composti chiamati CFC (Cloro Fluoro Carburi) hanno la caratteristica di reagire con l’ O atomico, impedendo di fatto la formazione di nuovo O3 e determinando un assottigliamento dello strato di ozono, dando origine a veri e propri buchi nelle vicinanze dei poli: celeberrimo è quello individuato nei pressi dell’Antartide, ma da qualche tempo ne è stato trovato uno anche nei pressi dell’Artico.

Si è molto parlato del continuo raffreddamento della stratosfera rilevato negli ultimi anni, e si è anche visto come molti studiosi abbiano imputato questo fenomeno all’attività solare, non è da escludere però che l’assenza di ozono nella stratosfera amplifichi questo effetto, infatti determina un’assenza di assorbimento dei raggi UV e un conseguente raffreddamento dello strato atmosferico, in quanto le radiazioni passano indisturbate andando a colpire direttamente il suolo terrestre.

Quindi, non solo la stratosfera si raffredda, ma il troposwarming dovuto all’effetto serra viene amplificato dal maggior assorbimento delle radiazioni UV. Di conseguenza la stratosfera si raffredda, con quali effetti per la nostra troposfera? Ora, un raffreddamento della stratosfera, potrebbe rendere gli stratwarming più incisivi: è infatti stato notato che questo fenomeno diviene più incisivo quando solamente la zona più prospiciente alla troposfera si surriscalda, mentre quella più lontana è caratterizzata da anomalie negative. Diremo di più, la recente scoperta di un buco di ozono nell’emisfero boreale, suscita alcune domande sulla possibilità di correlazione fra la NAO cocciutamente negativa degli ultimi anni e il buco stesso.

Una cosa è certa, le implicazioni climatiche apportate dall’uomo nell’ultimo secolo, non vanno tutte verso un global warming, e le implicazioni sulla circolazione delle masse d’aria sono così complesse e a volte ancora poco conosciute che sembra difficile al giorno d’oggi correlarle tutte, quasi come in una formula magica, con il global warming. Purtroppo, basta un ventennio caratterizzato da inverni più miti del normale per gridare al surriscaldamento, così come bastarono i ventenni a cavallo fra il 1960 e il ’70 per gridare all’arrivo dell’era glaciale. Attenzione dunque a essere sempre moderati e soprattutto non faziosi nel perorare delle idee, in quanto è la natura che fa ciò che vuole mentre l’uomo cerca inutilmente di racchiuderla in schemi logici a volte troppo stretti per descriverla.

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