La depressione tropicale Charlie nasceva ufficialmente lunedì 9 agosto 2004 alle ore 13.45 (ora della Florida, utilizzata anche nel proseguo dell’articolo). Charlie si trovava in quel momento sulle Isole Grenadine, nell’arcipelago delle Antille, non molto a nord della costa venezuelana.
Con una pressione al centro di 1011hPa, accompagnato da venti sostenuti a 55km/h, Charlie si muoveva verso nord ovest e nel frattempo, vagando sopra il caldo Mar dei Caraibi, si potenziava.
E’ del 10 agosto alle 5 del mattino, il primo avviso del NHC in cui si fa riferimento alla “tempesta tropicale” Charlie, che nel suo movimento verso nord ovest, e accompagnato da venti a 65km/h, si trovava in mare aperto 500km circa a sud di Puerto Rico.
In quel periodo a preoccupare il suolo americano era un’altra tempesta tropicale, Bonnie, che raggiungeva le coste della Florida causando forti piogge anche in Alabama, Georgia e North e South Carolina, senza lasciare una scia di ingenti danni.
Ma Charlie era destinato ad intensifcarsi ancora e, quando si trovava a sud est della Giamaica, dopo aver sfiorato Haiti, accompagnato da venti sostenuti a 120km/h e con una pressione al centro di 993hPa, veniva promosso ad uragano di prima categoria, cioè, nella scala Saffir-Simpson, il livello più basso. Erano le due del pomeriggio di mercoledì 11 agosto e il “mostro” si stava materializzando.
Per circa 24 ore, attraversando in pratica la Giamaica, Charlie si stabilizzava, ma quando tornava in mare aperto la sua potenza cresceva di nuovo rapidamente.
Alle 2 del pomeriggio di giovedì 12 agosto Charlie veniva così ulteriormente promosso ad uragano di categoria 2, con una pressione minima al centro di 980hPa ed accompagnato da venti sostenuti a 165km/h, puntava verso la parte occidentale dell’isola di Cuba. Charlie diveniva così un sistema potenzialmente distruttivo, e purtroppo, ne darà in seguito prova.
Cuba, la parte ad ovest dell’Avana, veniva investita dall’uragano, ma è successivamente al passaggio sull’isola che Charlie diventava prima di categoria 3 e quindi, appena un’ora dopo (!), esattamente alle 2 del pomeriggio di venerdì 13 agosto, poco prima di toccare il suolo degli USA, di categoria 4.
I venti che accompagnavano la tempesta soffiavano in quel momento ad oltre 230km/h, con raffiche ancora maggiori ed anche i mezzi e l’organizzazione americana avevano grosse difficoltà ad arginare la violenza degli elementi.
Il “landfall” avveniva sulla costa sud-occidentale della Florida, nei pressi di Fort Myers quando Charlie aveva una pressione al centro di 941hPa e nel suo spostamento da sud ovest verso nord est, gran parte dello stato americano veniva sconvolto dal suo passaggio.
E’ rarissimo che un ciclone tropicale si mantenga intatto sulla terraferma, venendogli a mancare il fondamentale contributo di energia che solo un mare caldo può donare, così anche Charlie decadeva rapidamente, prima ad uragano di categoria 3, immediatamente dopo aver toccato terra, e quindi, già alle 9 pomeridiane di venerdì 13 agosto, ad uragano di categoria 1, con venti sostenuti a 145km/h ed una pressione al centro di 965hPa.
Viaggiando sul bordo della costa orientale degli States, Charlie riusciva a mantenere le condizioni per essere classificato come uragano fino alle 5 del pomeriggio di sabato 14 agosto, quando veniva declassato a tempesta tropicale, fino ad esaurire la sua immane potenza al largo delle coste del New England domenica 15 agosto, come semplice depressione tropicale.
Charlie è stato il primo uragano di alta categoria della stagione in Atlantico. Le previsioni del NOAA indicano tra 2 e 4 le tempeste di simile violenza che potrebbero interessare l’area atlantica in questa stagione 2004, mentre potrebbero essere un numero tra 6 e 8 gli uragani anche di categoria inferiore, su un totale di 12-15 tempeste tropicali. Si stima che questa stagione atlantica potrebbe vedere un numero di tempeste in norma o superiore alla media, più difficilmente inferiore alla media.
L’augurio è che, come l’uragano Danielle che si sta “sfogando” in pieno oceano, coinvolgano il meno possibile zone densamente abitate, ma sappiamo che non sempre, come Charlie dimostra, sarà così.