Qualche considerazione su di un evento che potrebbe presentare caratteristiche di notevole durata e culminare con copiose nevicate anche nelle regioni del nord. Il ruolo chiave della persistenza nel segnare le sorti dell’inverno e riportarlo, in extremis, nella “retta via”.
Alla fine il freddo è arrivato: dopo una lunga attesa, le prime ventate artiche hanno stamani raggiunto le regioni del medio-alto Adriatico ed alcune località della costa hanno già visto interessanti episodi nevosi.
La configurazione che si sta venendo a creare non lascia dubbi riguardo la particolarità dell’evento che ci accingiamo a vivere, anche se non ci troveremo sicuramente di fronte a qualcosa di storico, almeno non in questa prima fase.
Non siamo ancora entrati nel vivo del periodo che potrebbe essere il più rigido in questo inverno: le temperature italiane, benché in calo rispetto a ieri, non manifestano ancora valori estremi; e non può che essere così, dal momento che in tutta Europa solo ora il valori termici tendono a diminuire; una diminuzione che comunque proseguirà anche nei prossimi giorni. Non vi saranno di certo situazioni di gelo eccezionale, ma potrebbero consolidarsi diffuse anomalie termiche negative sul centro-est del nostro continente.
Abbandonando le certezze offerte dai modelli oggi, e lasciandoci andare a qualche considerazione sull’immediato futuro, si ha la sensazione che l’assetto barico che si verrà a creare possa in qualche modo avere una forte connotazione di stabilità, termine che qui deve intendersi come sinonimo di persistenza.
Venendo al nostro complesso “orticello”, la situazione che si prospetta per i prossimi giorni dischiude infatti scenari alquanto interessanti: dopo la prima fase, che potremmo definire “preparatoria”, e di cui si è già detto tutto nelle varie analisi del Meteogiornale, le configurazioni future potrebbero presentare caratteristiche di persistenza sulle nostre zone, con il bacino del Mediterraneo interessato da una circolazione in quota di stampo ciclonico, mentre al suolo vi sarebbero continue interferenze fredde, sospinte da un anticiclone russo in ottima forma.
A differenza degli episodi freddi che ci hanno interessato nel recente passato, ora la spinta dinamica, all’origine della discesa artica sull’Italia, pare infatti destinata ad assumere uno sviluppo meridiano più duraturo; e qui naturalmente entra in gioco un altro elemento determinante per l’evoluzione futura: ci riferiamo naturalmente alla presenza dell’anticiclone russo, sempre generosamente proteso verso ovest a tendere la mano alla forte alta pressione atlantica, e probabile elemento stabilizzatore verso un nuovo punto di equilibrio della circolazione generale europea: nulla a che vedere con quanto verificatosi in questa primi due mesi invernali.
Banalizzando, possiamo dire che se le infinite configurazioni che si possono manifestare sul nostro continente potessero idealmente essere ricondotte a due soli punti di equilibrio stabile, zonalità e circolazione meridiana (o ancor meglio retrograda), ci accorgeremmo che i recenti episodi freddi hanno irrimediabilmente portato ad una circolazione dominata dalla prima caratteristica. Il “polo zonalità” avrebbe dunque svolto il ruolo di “attrattore fatale” per tutte quelle situazioni non sufficientemente energiche da potersi svincolare da questo primo punto di equilibrio.
Ora però, complice una forte componente dinamica e termica nella Russia ed il contestuale indebolimento/split del vortice polare, l’evoluzione sembra voler prendere un’altra strada: il complesso sistema circolatorio, “eccitato” oltremodo, si è sempre più allontanato dalla prima situazione di equilibrio, ed ha finito con l’essere attratto dal secondo polo stabile, quello cioè che vedrebbe la persistenza nella scena europea di una vasta sacca di aria fredda.
Qualcosa nel delicato equilibrio atmosferico si è rotto, e quello che sembrava un normale episodio invernale, destinato a smorzarsi nel giro di due/tre giorni, potrebbe rivelarsi un grandioso meccanismo per intrappolare il freddo alle basse latitudini europee, private ormai del mite baluardo atlantico.
Naturalmente è prematuro per affermare se vi sarà persistenza negli scenari appena descritti. Va però osservato che le uscite mattutine dei principali modelli matematici stanno sposando questa eventualità, vedendo per il futuro italiano una sostanziale persistenza del blocking anticiclonico, con le complicazioni, non trascurabili, dovute alla presenza in quota di una vasta area depressionaria sul Mediterraneo.
A dire il vero GFS, dopo un’emissione 00z sostanzialmente concorde con quanto sentenziato da ECMWF e DWD, ha parzialmente rivisto le sue posizioni nel run 06z, ritenendo che una maggiore influenza dell’anticiclone atlantico non permetterebbe l’azione retrograda della saccatura fredda.
Su una cosa però i modelli concordano: il freddo in quota, pur con qualche temporanea attenuazione, potrebbe durare almeno sino a domenica, permettendo il consolidamento del clima rigido anche nei bassi strati atmosferici.
Si va pertanto verso scenari inconsueti per la nostra penisola, con il freddo che la farà da padrone un po’ ovunque e con le numerose incognite di un weekend che potrebbe vedere il ritorno in grande stile delle precipitazioni sulle regioni del nord, naturalmente in prevalenza nevose anche in pianura.