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La Nina in ulteriore intensificazione. Un’analisi storica dell’oscillazione ENSO

di Gianfranco Marino
02 Ott 2007 - 13:53
in Senza categoria
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www.osdpd.noaa.gov  La vasta ed intensa Nina presente al momento al largo delle coste peruviane.
La Nina rappresenta l’altra faccia del Nino, ovverosia, rispetto allo scorso anno, quando le anomalie delle temperature dell’Oceano Pacifico al largo delle coste peruviane erano di 1-2°C superiori alla norma, stavolta abbiamo il fenomeno opposto, cioè temperature nettamente inferiori alla norma, fino a sfiorare i 3-4°C in meno del normale.

Una Nina, quindi, che sembra ben più robusta di quanto non fosse stato il Nino dello scorso anno.

Ambedue i fenomeni fanno parte di un’ampia oscillazione termica a cui va sottoposto l’Oceano Pacifico con una periodicità variabile tra i 3 ed i 7 anni.

Nel corso di questo periodo, per cause naturali, le temperature del Pacifico a latitudini equatoriali, a partire dalle coste peruviane, subiscono un’oscillazione positiva (il Nino), ed una negativa (la Nina), che possono essere entrambe più o meno durature, e più o meno intense.

E’ proprio sull’intensità e la durata di questi due fenomeni che è aperto il dibattito climatologico, per verificare se non vi siano presenti tracce di influenza umana con l’immissione dei gas serra, che potrebbe aver contribuito ad amplificare il fenomeno.

Anche sugli effetti a scala globale non c’è ancora molto accordo tra gli esperti.

L’influenza del Nino o della Nina ha un’importanza fondamentale per le popolazioni peruviane, che dipendono dalla raccolta del pesce presente lungo le coste oceaniche, abbondante nel caso della Nina, con acque fredde ricche di nutrienti, e scarso nei periodi del Nino, con acque calde poco produttive.

Ma anche l’influenza climatica a livello tropicale è stata ben accertata, con piogge in aree siccitose, e viceversa siccità in aree piovose, intensificazione di Uragani, e danni notevolissimi per le fragili economie di questi Paesi.

Più difficile stabilire un’influenza sulle zone extratropicali, in particolare quelle Europee.

Questo perché gli studi sul fenomeno sono piuttosto recenti, e si sono intensificati soprattutto da una ventina d’anni a questa parte, in occasione del grande El Nino del 1983, che fu seguito, a distanza di quindici anni, dall’ancora più forte El Nino del 1998.

Studi recenti dimostrano che l’influenza sul clima europeo e mediterraneo è aumentata proprio da circa 25 anni a questa parte, almeno per i fenomeni più intensi.

D’altra parte, se osserviamo bene i due fenomeni, ci accorgiamo che, in occasione del Nino degli anni 1983, 1998, 2003 e 2007, vi sono state annate particolarmente calde sull’Italia, o nell’Estate, oppure nella stagione invernale.

In particolare il Nino sembrerebbe intensificare la presenza dell’Anticiclone Africano sulla nostra Penisola, con effetti variabili a seconda delle occasioni.

D’altro canto, occorre ricordare che le intense Nina del 1985, 1989, 1996, ed anche 2006, hanno portato ad inverni piuttosto freddi, a volte nevosi in abbondanza, ma più spesso siccitosi, in particolare sull’Italia settentrionale.

La fortissima Nina degli anni 1954-56, portò ad un inverno, e ad un’annata complessiva, molto fredda (il 1956).

Comunque, se solamente i fenomeni più intensi sembrano avere una certa influenza sul nostro Continente e sull’Italia in particolare (mentre deboli Nina o Nino non hanno praticamente importanza), è anche vero che negli ultimi trent’anni abbiamo assistito ad una intensificazione dell’Oscillazione Equatoriale, in particolare del fenomeno del Nino.

Tra il 1950 ed il 1980 il Nino era sempre stato piuttosto debole, mentre la Nina era spesso presente, ed a volte anche intensa, mentre dagli anni ’80 al presente El Nino ha toccato alcuni massimi storici (1983 e 1998), facendo innalzare le temperature terrestri fino al record del 1998, ed ha assunto la prevalenza assoluta.

In questi 27 anni compresi tra il 1980 ed il 2007, la Nina è stata presente raramente, e come fenomeno limitato nel tempo, ad eccezione degli anni compresi tra la fine del 1998 e l’inizio del 2001.

Negli anni 2000, c’è sempre stato El Nino, ad eccezione di un limitato periodo nell’inverno 2006.

Adesso, con la Nina in forte sviluppo, potrebbero esserci dei forti cambiamenti climatici, ed il raffreddamento termico avutosi in Italia nell’ultimo mese potrebbe esserne un sintomo.

Tuttavia c’è da chiedersi come mai l’Oscillazione Pacifica abbia assunto un’importanza così grande sul clima mondiale ed italiano in particolare (per il fenomeno delle teleconnessioni).

Abbiamo di fronte solo un limitato periodo di tempo di dati oceanografici (sicuri solamente a partire dal 1950).

Sembra inevitabile il parallelismo tra l’intensificazione improvvisa del Nino a partire dal 1983, e l’improvvisa forza acquisita dall’Anticiclone Africano che, per l’appunto, invade spesso e volentieri la nostra Penisola proprio nell’ultimo ventennio, e spesso proprio in coincidenza con i fenomeni di Nino più intensi.

Sicuramente tale fenomeno è legato al riscaldamento climatico, anche se potrebbe esserci una interdipendenza, in modo tale che El Nino contribuisce all’aumento della temperatura terrestre, sconvolgendo anche la circolazione oceanica di mezzo Globo.

Tuttavia, si entra in un campo dove non vi sono molte sicurezze, anche per lo scarso set di dati di studio (appena un cinquantennio).

Probabilmente avremo una migliore comprensione del fenomeno e delle teleconnessioni ad esso associate studiando i dati storici peruviani, per ricostruire l’andamento dell’Oscillazione nei Secoli passati.

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