Passando ora alle montagne, iniziando dalla zona temperata, soprattutto dove le montagne sono orientate in modo perpendicolare ai flussi umidi, avremo grossi quantitativi di neve. Abbiamo però nelle vallate un regime a massimo unico in pieno inverno (come in pianura) che poi salendo in quota diventa poco a poco di tipo continentale come regime, ma con valori molto più elevati di caduta di neve (si parla di parecchi metri in questi casi), fino ad arrivare alle alte cime dove spesso succede che nevica di più d’estate che d’inverno (come si presume per la cima del Monte Bianco ad esempio).
Al contrario, nelle montagne mediterranee, il massimo rimane sempre in pieno inverno anche sulle cime, poiché il regime delle precipitazioni è quello. Nelle montagne equatoriali, si passa in pochissime centinaia di metri dalle zone dove la neve è sconosciuta o occasionale alle zone dove cade tutto l’anno e in modo frequente, dando quantitativi a volte elevati (laddove non si verifica la situazione di “optimum pluviometrico” a quota intermedia, oltre il quale si ha una regressione delle precipitazioni). Invece nei regimi monsonici succede che nevichi molto di più ma ad alta quota d’estate anziché d’inverno, poiché le precipitazioni si concentrano nettamente in quella stagione (Himalaya).
Le montagne più vicine ai mari o agli oceani che portano perturbazioni hanno più quantità di neve rispetto a quelle più all’interno, divenute così troppo continentali e a volte quasi aride…
Si hanno spesso dei singoli record di neve a livello annuo in climi mediterranei di montagna, proprio perché il massimo di precipitazioni corrisponde alla stagione fredda, facendo sì che, oltre una certa quota, ci siano forti accumuli. Anche le montagne esposte agli oceani hanno naturalmente delle forti nevicate invernali già a quota intermedia (il Sud del Cile, il lato Pacifico del Canada, il Sud della Nuova Zelanda, la Norvegia).
Riguardo la durata del manto nevoso, si evidenzia come nelle pianure più continentali la neve dura molto a lungo malgrado il suo poco spessore, a causa del freddo molto intenso che caratterizza questi climi (Canada, Siberia). Invece sia nelle pianure mediterranee che oceaniche la neve anche quando cade non dura a lungo. Ci sono persino zone nel mondo, come abbiamo già visto, troppo oceaniche, dove il numero di giorni con nevicate supera, e di molto, quello con il manto nevoso al suolo.
Al contrario delle pianure continentali fredde, nelle montagne (che spesso sono molto meno fredde d’inverno di quelle zone), emerge chiaramente come resiste la neve in rapporto alle enormi quantità di accumulo. Anche all’interno dello stesso massiccio, si nota, ad esempio in Himalaya, come il versante sud rivolto ai monsoni riceve e trattiene di conseguenza l’estate la neve a quote più basse rispetto al versante nord molto più freddo ma anche molto più arido… Idem tra le montagne al confine tra la California e il Nevada… e gli esempi sono molti ancora.
Anche le alte montagne equatoriali trattengono la neve tutto l’anno in modo quasi costante senza variazioni stagionali rilevanti a differenza di quel che succede nella zona temperata e polare. Le cime delle zone tropicali, e laddove si hanno meno quantitativi di precipitazioni rispetto a quelle equatoriali, e quindi meno quantità di neve, vedono salire la quota delle nevi persistenti rispetto alle montagne equatoriali. Fino ad avere le quote massime di nevi persistenti nelle montagne aride della zona inter-tropicale e sub-tropicale e a volte persino nelle zone quasi temperate ma molto all’ombra delle perturbazioni e diventate perciò semi-aride o aride come accade ad esempio nel Tibet.
La neve nel mondo
Parte I: introduzione ai regimi della neve
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12720
Parte II: i regimi della neve nelle pianure
www.meteogiornale.it/news/read.php?id=12721