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La neve di primavera fino in pianura nel marzo del 2007

di Mauro Meloni
17 Mar 2018 - 17:29
in Senza categoria
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Sono davvero molteplici gli episodi invernali tardivi che talvolta si verificano anche a marzo inoltrato e possono essere così intensi da innescare anche alcune storiche ondate di gelo e neve, che abbiamo già avuto modo di raccontarvi (vedi il memorabile marzo 1971 ed il marzo 1987).

Un evento rilevante, sebbene non storico, si ebbe anche nel 2007, quando un’intensa saccatura aveva pilotato un nucleo gelido d’estrazione groenlandese sul cuore del Mediterraneo tra il 20 ed il 21 marzo, portando una scorpacciata di maltempo invernale, la più intensa di tutta quella stagione fredda.

Queste vigorose ondate artiche, che giungono nel bel mezzo della primavera, mostrano maggiori sussulti instabili per via del contributo legato alla termoconvezione, con il soleggiamento che incide maggiormente a differenza di quanto accade in inverno.

Le termiche molto rigide alla quota di 500 hPa (fino a -35 gradi) crearono tutte le condizioni per il rovesciamento improvviso d’aria dalle quote più alte verso il suolo. In quell’inizio di primavera del 2007 l’impronta artica lasciò davvero il segno.

neve primavera pianura nel marzo del 2007 50143 1 2 - La neve di primavera fino in pianura nel marzo del 2007

Risultò quindi determinante proprio il rovesciamento d’aria gelida verso il basso che si realizza durante i rovesci, tanto che nei fenomeni più intensi la quota neve, compreso il limite degli accumuli al suolo, può spingersi davvero verso quote decisamente più basse rispetto all’altitudine dello zero termico.

Ciò accadde anche in quell’inizio di primavera del 2007 su molte zone della Penisola, con fioccate cospicue che si spinsero anche in alcune località di pianura dell’Emilia e della Romagna. Neve a quote basse collinari cadde localmente abbondante anche sull’Appennino Toscano e sulla Sardegna.

Tali quote neve così basse non si spiegherebbero da sole con le termiche presenti a 850 hPa, non così eclatanti, ma proprio in riferimento alle potenzialità e al contrasto dell’aria prettamente gelida presente alle quote superiori dell’atmosfera.

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