Sono giornate da storia della climatologia, una volta tanto ci sbilanciamo perché l’analisi dei dati degli annuari ISTAT ce lo permette. In marzo, seppur nei giorni iniziali del mese, raggiungere temperature diffusamente attorno ai -10 gradi in Pianura Padana è molto raro.
Ed anche il centro-sud sta facendo la sua parte. In questa zona d’Italia non si stanno battendo diffusamente i record del freddo, anche se alcune rilevazioni sono da analizzare accuratamente, ma specie sul versante adriatico ancora ieri, primo marzo, si sono verificate nuove nevicate fin sulla costa. Ancora una volta tra le localià costiere più colpite vi è Vasto, già protagonista durante le straordinarie nevicate che a fine gennaio interessarono queste stesse zone, ma anche Termoli, Pescara, San Benedetto del Tronto, Ancona…
Ed anche al nord, pur prevalendo i cieli sereni, qualche nevicata da stau si è verificata sul Piemonte occidentale, e un po’ a sopresa anche nella zona dell’Alta Pianura Lombarda. Delle temperature estreme toccate in queste due prime notti marzoline abbiamo già scritto in altri articoli: basti qui citare i -12.6°C di Piacenza, o i -10.5°C di Forlì, o ancora i -6.4°C di Trieste (con bora), o ancora, pur non essendo record, -22°C di Dobbiaco (record -23°C) e una rilevazione non ufficiale di Livigno segnala addirittura -28.7°C raggiunti nella località italiana dell’Alta Val Engadina.
Eppure la stagione fredda era iniziata in modo molto differente.
Una sciroccata storica il primo di novembre aveva riscritto la storia dei record di caldo novembrini in molte località italiane. Riproponiamo i più significativi, tutti 2/3 gradi superiori ai precedenti record di novembre:
Napoli +29.4°C, Messina +29.2°C, Potenza +27.2°C, Firenze +27.0°C, Roma Fiumicino +26.5°C, Campobasso +25.4°C, Trieste +24.4°C, Verona Villafranca +23.6°C, Venezia +23.0°C, Milano +23.0°C.
E tutto il periodo di novembre e dicembre si presentò diffusamente assai mite, solo durante le feste natalizie una perturbazione atlantica raggiunse il nord portando temperature basse e copiose nevicate al Nord Ovest, le uniche, prima del blizzard della notte tra il 28 febbraio e il primo marzo, su gran parte della regione.
Durante la prima parte di gennaio un potente anticiclone atlantico si piazzò dove “non dovrebbe”, a guardia della Penisola Iberica, della Francia e del versante occidentale italiano, regalando giornate mitissime sulle coste e in montagna, e potenti inversioni termiche nelle valli e pianure dell’Italia e della Spagna, grave siccità in tutta l’Europa sud-occidentale. Nel nord Europa al contrario impazzavano profondi vortici ciclonici, in rapido spostamento da ovest verso est. Venti da uragano battevano le Isole britanniche fino verso i Paesi Baltici, le temperature in queste zone si presentavano mitissime. Regioni come la Scandinavia, la Russia, la Polonia, registravano valori appena autunnali, e molti gradi superiori alle medie del periodo. Le agenzie di stampa diffondevano la notizia che nei Paesi Baltici gli orsi non fossero andati nel consueto letargo invernale.
Poi qualcosa cambiò. L’alta pressione atlantica cominciò a distendersi lungo i meridiani, puntando le Isole Britanniche, per contro il Vortice Polare si diresse a più riprese verso sud, e via via sempre più ad occidente. Le prime colate artiche raggiunsero l’Italia durante l’ultima decade di gennaio. L’inverno segnava un deciso cambiamento di rotta.
Fitte nevicate come da un paio di decenni non si verificavano, presero ad interessare il versante centro-settentrionale adriatico, specialmente le Marche, e in maniera meno diffusa anche l’Appennino versante tirrenico. Sepolto dalla neve anche l’Appennino Meridionale, quello campano, quello lucano e quello calabrese soprattutto. Molti italiani ricorderanno l’autostrada Salerno-Reggio Calabria bloccata dai TIR impossibilitati a continuare il tragitto. Non sempre è il “maltempo” la causa primaria di questi disagi, spesso sono l’imperizia umana e l’impreparazione, forse anche in questo caso.
Freddo e condizioni perturbate hanno continuato ad interessare il centro-sud della Penisola, con piogge (nevicate sui rilievi) abbondanti dalla Toscana in giù, anche in zone che qualche anno fa si diceva che si sarebbero presto desertificate (Sicilia), per tutto il mese di febbraio, che, un’analisi approfondita lo metterà in evidenza in altro articolo, è stato tra i più freddi degli ultimi decenni, seppur non molto dissimile dal recente febbraio 2003. E qui vorremmo già porre l’accento su un’inversione di tendenza che sta caratterizzando la seconda parte degli inverni in questi ultimi anni: se negli anni ’90 in più occasioni febbraio aveva assunto caratteristiche primaverili, dal 1999 è tornato ad essere un mese pienamente invernale, spesso più freddo dello stesso gennaio.
E siamo ai giorni nostri. Febbraio pur rigido non ha palesato valori termici eccezionali, i record storici, stabiliti spesso durante il terribile febbraio ’56, in qualche altro caso durante il febbraio ’63, quello ’86, o quello ’91, sono rimasti assai distanti. Perturbato al centro-sud ma secco al nord, specie nord ovest e vallate trentine, ma con un primo timido accenno a rompere il periodo siccitoso a partire dall’ultima decade, con l’entrata più franca di aria artico-marittima dalla Valle del Rodano. Nel frattempo anche tutto il continente europeo ha avuto modo di raffreddarsi, con la migrazione delle alte pressioni molto a nord ed un’ampia zona di bassa pressione a comandare il tempo sul continente. Le continue invasioni di aria artica marittima, in connubio con correnti orientali provenienti dal bassopiano sarmatico (Russia) hanno via via reso sempre più fredda e nevosa gran parte d’Europa. Anche un episodio di “stratwarming”, ovverosia un anomalo e rapido riscaldamento della stratosfera avvenuto a fine febbraio, può aver influito sulle condizioni bariche e termiche troposferiche.
Il risultato di questo insieme di elementi, non ultimo la neve al suolo, è stato di aver avuto su quasi tutto il continente valori termici molto bassi negli ultimi giorni, generalmente i più bassi di tutto l’inverno, dalla Russia alla Scandinavia, dalle Isole Britanniche alla Francia, dalla Germania alla regione carpatica-danubiana (qui in verità ad inizio febbraio vi fu una rasoiata ancor più gelida), valori che sono divenuti da record in queste prime due notti marzoline non solo in Italia ma anche ad esempio in Francia, dove località come Tolosa, Bourges e Rennes non registravano temperature così basse in marzo da oltre 50 anni, e con Parigi a sfiorare i -10°C, Marsiglia i -7°C.
Siamo dunque tornati all’attualità, con valori termici che anche questa notte sono stati bassissimi, in taluni casi da record e favoriti dalla neve talora presente al suolo, non solo in Val Padana, ma anche nelle pianure costiere dell’Alta Toscana, in varie zone dell’Appennino centrale e meridionale, nelle vallate alpine del Nord Ovest.
E i prossimi giorni? Per le vere previsioni meteo vi rimando agli articoli di Andrea Meloni e Ivan Gaddari aggiornate giornalmente, tuttavia si può fare un cenno all’alta probabilità che diffuse e localmente copiose nevicate possano raggiungere il Nord nella giornata di domani 3 marzo, mentre le linee di tendenza per il medio lungo termine dei modelli “Ensemble” sembrano indicare un nuovo rafforzamento dell’anticiclone atlantico, causa di un nuovo probabile periodo secco al nord-ovest e di continui afflussi di aria fredda da est su gran parte della Penisola. Un inverno di cui al momento attuale non si vede ancora la fine ed un marzo che ha tutte le possibilità per passare alla storia come il più freddo degli ultimi decenni. Ma di questo tratteremo ad evento concluso, in un prossimo editoriale.