La costante solare, cioè la quantità di radiazione in arrivo dal Sole sulla nostra Terra, è così chiamata proprio perché non subisce grandi variazioni nel corso dei decenni, per lo meno da quando viene attentamente misurata dai nostri sensori.
Sappiamo che, all’interno di un ciclo solare, può presentare oscillazioni anche dello 0,1% (il calo di radiazione tra l’Estate 2003 e l’Estate 2009 è stato proprio equivalente a questa cifra), e si suppone che variazioni un po’ più consistenti siano intervenute nel corso di periodi decennali o secolari del passato (fino allo 0,4-0,5%).
Sono variazioni quasi impercettibili, ma un team di ricercatori del NCEP ha dimostrato che possono condurre comunque a sensibili variazioni nel nostro caotico sistema climatico globale.
Tutto questo per l’influenza diretta della radiazione solare su due parametri importantissimi: lo strato di Ozono in Stratosfera e le temperature dell’Oceano Pacifico.
Durante un periodo di massima attività solare e di produzione di ampie macchie da parte del Sole, la maggiore quantità di energia viene assorbita dall’Ozono stratosferico, che riscalda maggiormente la parte di atmosfera corrispondente.
Poiché tale assorbimento non è regolare, ma avviene con la massima intensità alle basse latitudini, questo determina un’alterazione dei venti nella Stratosfera, provocando, per tutta una serie di fenomeni concomitanti, un aumento delle precipitazioni nella fascia tropicale.
Nello stesso tempo, la zona subtropicale dell’Oceano Pacifico si riscalda in misura maggiore del normale, a causa della mancanza prevalente di nubi in grado di intercettare la radiazione solare in arrivo.
In questo modo, produce maggiore umidità, che viene trasportata dagli alisei nelle zone tropicali del Pacifico Occidentale, intensificandone le precipitazioni, ed agendo in sinergia con l’effetto dei venti stratosferici.
L’effetto totale quindi è di un rafforzamento degli Alisei e delle piogge sul Pacifico Occidentale tropicale, e condizioni più asciutte e soleggiate sul Pacifico tropicale Orientale, dove, a causa della maggiore evaporazione, la temperatura oceanica scende, producendo un evento simile a quello della Nina, anche se solo con la metà della forza di una Nina vera e propria (calo termico di 1-2°F).
La risposta della Terra al massimo solare si verifica per circa uno o due anni successivamente al raggiungimento del “picco” di macchie solari; in seguito, questa Nina “indotta” dal ciclo solare si trasforma in un Nino, anch’esso mediamente di una forza pari alla metà di un Nino “tipico”.
Le cose si complicano, quando il massimo solare si verifica contemporaneamente alla presenza di un Nino o di una Nina.
L’evento di Nina del 1988-89 è stato rafforzato dal contemporaneo massimo di macchie solari, le due cose hanno agito in sinergia, provocando effetti vistosi sul clima terrestre (come un Inverno mite ed asciutto sul Sud Ovest degli States).
Oppure il massimo solare può smorzare gli effetti di un Nino vero e proprio.
Si stanno costruendo dei modelli che simulano queste condizioni alternatesi nel corso dei vari minimi e massimi solari, e le simulazioni stanno dando risultati compatibili con le osservazioni.
A questo punto si apre la strada alla possibilità di poter prevedere alcuni fenomeni, quale l’intensità del Monsone Indiano, oppure delle piogge tropicali sul Pacifico Occidentale, con addirittura anni di anticipo.