La Corrente del Golfo rallenta: il prof. Wadhams dell’università di Cambridge inoltrandosi sotto la calotta dell’Artico a bordo di sommergibili della Marina Britannica avrebbe osservato il rallentamento dei flussi di acqua fredda che sprofondano negli abissi oceanici, meccanismo che permette all’acqua fredda di essere sostituita in superficie da acqua calda di origine tropicale e che, almeno negli ultimi millenni, ha consentito all’Europa, specie occidentale, di godere di un clima particolarmente mite in rapporto alla latitudine.
La notizia è stata divulgata dall’ANSA e ripresa dai principali organi di informazione.
La Corrente del Golfo è una corrente oceanica che partendo dal Golfo del Messico (da cui il nome) trasporta l’acqua calda tropicale dalla sponda americana dell’Oceano Atlantico, fino ad approdare alle coste dell’Europa occidentale, mitigando fortemente gli inverni di regioni poste fino a latitudini sub-polari. Un suo rallentamento, o addirittura una sua cessazione, potrebbe portare ad uno sconvolgimento del clima di tutta l’Europa, non solo quella nord-occidentale, tuttavia paragoni con il clima attuale della Siberia sembrano impropri, in quanto la circolazione atmosferica rimarrebbe prevalentemente da ovest verso est e dall’Oceano Atlantico giungerebbe comunque aria più mite rispetto a quella siberiana.
A 60° di latitudine nord, oggi lungo le coste norvegesi gli inverni sono particolarmente miti, con medie che ad esempio nella città di Bergen superano gli 0°C. All’incirca alla stessa latitudine, ma nel cuore della Siberia asiatica, ad esempio a Olekminks, le medie termiche invernali si aggirano attorno ai -30°C e arrivano a toccare i -50°C in Jakuzia. Nemmeno durante l’ultima glaciazione, terminata ormai oltre 10000 anni fa, in Europa vi era un clima così rigido!
Ma il blocco della Corrente del Golfo potrebbe portare ad una nuova glaciazione sul nostro continente? Di quanto le temperature potrebbero abbassarsi?
Bisogna innanzitutto precisare che la causa primaria dei grandi cambiamenti climatici ciclici, all’interno dei quali abbiamo i periodi glaciali e interglaciali che si succedono sulla terra, è di natura astronomica (i cosiddetti cicli di Milankovitch), e che le interazioni tra atmosfera e oceani sono soltanto una causa secondaria di tali cambiamenti.
Per fare un esempio concreto, il rapido aumento della temperatura avutosi al termine dell’ultima glaciazione, portò all’altrettanto rapido scioglimento dei ghiacciai della Baia di Hudson (attuale Canada) e il riversamento in mare di una tale quantità di acqua dolce e fredda determinò il collasso della Corrente del Golfo con relativo nuovo irrigidimento del clima europeo. Tale periodo è conosciuto col nome di “Younger Dryas” e durò per circa un millennio. Vi fu quindi uno stop piuttosto prolungato all’innalzamento delle temperature, anzi, un periodo in controtendenza, ma il trend principale non venne intaccato non essendo le cause astronomiche propizie ad una nuova glaciazione di lungo periodo.
Un nuovo blocco della Corrente del Golfo potrebbe quindi far vivere all’Europa un periodo climatico simile a quello dello Younger Dryas, dalle caratteristiche più spiccatamente continentali. Anticicloni termici (originati cioè dall’espansione di aria fredda e dunque densa e pesante nei bassi strati dell’atmosfera) potrebbero insediarsi sull’Europa centrale in inverno, portando un freddo simile a quello che attualmente si può rilevare sui bassopiani russi centro-occidentali, ma le estati, almeno sulle zone più meridionali del nostro continente, potrebbero risentire ancor più di oggi dell’effetto degli anticicloni di natura tropicale. Il clima diverrebbe quindi con buona probabilità più arido e i flussi atlantici potrebbero essere costretti a passare più a sud, ridando prosperità almeno a parte dell’attuale deserto del Sahara.
Tuttavia va anche detto che al termine dell’ultima glaciazione la quantità di ghiaccio che si fuse e scivolò in mare fu nettamente superiore a quella che potrebbe fondersi attualmente, pertanto un preciso confronto tra ciò che è già accaduto alcune migliaia di anni fa, e ciò che potrebbe accadere, forse addirittura già entro il prossimo secolo, è difficile da fare.
Restiamo al momento con un’unica certezza: negli ultimi 100/150 anni il clima in Europa è mutato, virando non verso il freddo bensì verso il caldo. Ciò è avvenuto in concomitanza con l’inizio dell’era industriale e la comunità scientifica ancora non è riuscita a stabilire senza alcun dubbio se la causa principale di questo cambiamento derivi dalle attività umane o da cause cosiddette “naturali”.