Era il 17 gennaio 1995, alle 05:46 ora locale, quando la popolatissima città di Kobe venne interessata da un terremoto di intensità stimata in magnitudo momento (Mw) 6,8 (USGS).
Quella dell’Italia Centrale è stata di (Mw) 6,5.
Kobe si trova nel sud del Giappone, in un’area soggetta al passaggio di vari tifoni ogni anno.
I tetti delle case più vecchie erano costruiti soprattutto per resistere alle intemperie, e quelli in calcestruzzo, meno resistenti ai tifoni. Molti danni furono causati dagli incendi, e migliaia di abitazioni furono rese inagibili.
I danni alle abitazioni furono ingenti, così pure alle strutture come strade, autostrade, ferrovia, metropolitana, aeroporto, porto.
Kobe è una metropoli giapponese, e nonostante anche circa 20 anni fa le norme antisismiche erano severissime, ed in Giappone rigorosamente rispettate, vi fu una tragedia, con 6.434 morti e 300.000 sfollati circa.
Fu un terremoto che innescò molti scandali e sfiducia, innanzitutto la popolazione non si aspettava danni così ingenti per una simile scossa di terremoto, in quanto erano state rigorosamente rispettate le norme antisismiche.
Inoltre, il Governo dell’epoca rifiutò gli aiuti internazionali.
Ma alloro a che serve la prevenzione antisismica?
Quello che non molti hanno compreso è che i terremoti che possono succedere in Italia sono disastrosi. La storia ci insegna che i paesi sono stati ricostruiti due, tre volte dopo esser stati distrutti da un terremoto. Questo conferma che nel nostro Paese i terremoti possono essere devastanti.
Se una scossa di terremoto come quella dell’Italia centrale avvenisse in una grossa città italiana (il Sud è l’area più vulnerabile ai sismi), e ciò prima o poi accadrà, le vittime potrebbero essere 10 volte tanto quelle di Kobe.
Ma in Italia quando si cita il potenziale sismico di un’area si soffre d’ansia, ma questa si cura dal medico, il terremoto con la prevenzione.
Prevenzione non vuol dire che a seguito di un sisma con magnitudo oltre il sesto grado non succede niente, bensì che i danni alle abitazioni sono attenutati, e di conseguenza anche il numero di vittime e di feriti.