La caratteristica di quest’Inverno è stata essenzialmente la differenza tra le temperature del Nord Italia e quelle del nostro Meridione.
Le prime zone sono state infatti interessate a tratti dalle gelide correnti provenienti dal Nord Europa, che hanno provocato un Inverno continentale veramente rigido.
Al contrario, sul Sud Italia sono mancate quasi del tutto quelle irruzioni fredde dai Balcani che erano state un po’ la caratteristica delle stagioni fredde degli anni passati.
Questo a causa della particolare disposizione degli Anticicloni, che si sono stabiliti alle latitudini settentrionali, permettendo forti afflussi di aria fredda sull’Europa, ma lasciando esposta l’Italia peninsulare ad una corrente mite occidentale di origine atlantica.
Secondo i calcoli condotti dall’ISAC, l’Istituto di scienze atmosferiche e climatiche appartenente al CNR, in definitiva l’Inverno italiano 2009-2010 si è concluso con un’anomalia termica di +0,17°C, che rasenta la norma, ed è quasi uguale allo scarto termico di +0,15°C manifestato lo scorso anno.
L’Inverno si pone quindi solamente al 52° posto nella classifica dei più caldi dal 1800 ad oggi (il più caldo resta quello del 2007, con uno scarto termico dalla norma 1961-90 di +2,38°C).
La mappa mostra una forte differenza tra un Nord Italia ed una Toscana complessivamente più freddi del normale (anche di un valore inferiore ai -0,5°C sul Nord Ovest), ed un Centro Sud con anomalie positive di oltre +0,5°C.
Le precipitazioni invece, a causa del flusso prevalente di correnti occidentali, hanno presentato anomalie positive un po’ ovunque sulla nostra Penisola, con massimi scarti sulla Sicilia, l’Italia nord occidentale, la Sardegna nord orientale.
Del resto le precipitazioni invernali, dopo un periodo di scarsità negli anni Novanta, sono state in netta ripresa negli ultimi anni.