Col 28 febbraio ha chiuso i battenti la stagione invernale meteorologica, quest’anno particolarmente dinamica e ricca di eventi e in questo articolo intendiamo farne un riassunto ed un’analisi.
Innanzitutto bisogna far notare che l’inverno ha voluto entrare 10 giorni prima del tempo ordinario, portando delle nevicate anche in pianura nell’ultima decade di novembre.
Sul finire del mese è iniziato l’arrivo di un treno di perturbazioni, alternate a brevi pause anticicloniche, che hanno dominato la scena fino a pochi giorni prima di Natale. Durante una breve pausa anticiclonica, il giorno 9 dicembre, alcune stazioni di pianura hanno registrato una giornata di ghiaccio.
In questo periodo le precipitazioni sono risultate abbondanti, con nevicate eccezionali in montagna: notizie di valanghe e di black-out si sono susseguite giorno dopo giorno, molte località sono rimaste isolate.
In pianura molti canali e fiumi secondari hanno superato il livello di guardia, a causa anche delle continue piogge che hanno afflitto la regione con cadenza regolare dal 27 ottobre.
Dal giorno di Natale è iniziato un periodo freddo e nevoso anche in pianura che ha dominato la scena fino al 6 gennaio. Una romantica nevicata si è svolta la sera di Natale, deboli rovesci nevosi si sono avuti anche il giorno 28, mentre la più intensa nevicata di questo periodo è iniziata la sera del 31 per terminare a mezzogiorno di Capodanno: gli accumuli hanno toccato i 10/15 cm.
All’inizio di gennaio la pianura si è trovata sotto il dominio dell’inversione termica alternata all’arrivo di aria gelida da est: il risultato è stato quello di diverse giornate di ghiaccio, anche con il sole.
Le minime registrate il giorno 4, con valori compresi tra -7° e -11° in molte zone, non si toccavano dal marzo 2005. Le massime registrate il giorno 5, con valori compresi tra -3° e -4° nelle zone più continentali, non si toccavano dal febbraio 1991.
Dal giorno 6 il freddo ha allentato leggermente la morsa a causa di una perturbazione più mite che ha stazionato sulla regione per tre giorni. In montagna la neve è caduta copiosa, mentre in pianura la neve si è alternata alla pioggia. Successivamente e fino al giorno 13 è ritornata l’alta pressione ed il clima ha avuto parvenze di rigidità senza però toccare i picchi del periodo precedente.
Dal 14 gennaio all’11 febbraio un lungo treno di perturbazioni, alternate a brevissime pause anticicloniche, ha creato le condizioni per un tempo dai sapori più tardo-autunnali che propriamente invernali. In pianura si sono verificate modeste ma continue piogge, in montagna il manto nevoso ha trovato la giusta alimentazione per crescere senza problemi. La situazione in alcune zone di montagna è diventata disastrosa a causa delle continue nevicate. In questo lungo periodo non è comunque mancato l’ingresso di un nucleo freddo che l’1 febbraio ha prodotto delle nevicate coreografiche in pianura. Da segnalare anche l’assidua mancanza di gelate al piano, a causa dei cieli spesso nuvolosi per l’afflusso di miti correnti meridionali.
Dal 12 al 28 febbraio abbiamo avuto il periodo soleggiato più lungo dall’inizio dell’inverno. Il continuo afflusso di correnti fredde e secche ha abbassato le temperature su livelli più consoni alla stagione. Si sono registrate molte gelate, di forte intensità anche in pianura. In montagna il gelo è stato molto intenso ed ha avuto il pregio di cementare l’eccezionale accumulo di neve. Verso la fine del periodo il freddo mattutino ha allentato la morsa e di giorno il clima ha talvolta assunto carattere primaverile.
Nevosità stagionale
In pianura solo alcune zone hanno avuto una nevosità in media o leggermente sopra, mentre per molte zone questo si è rivelato il terzo inverno di fila con nevosità sotto la media.
In montagna, sopra i 1200/1400 m sulle Prealpi e sopra gli 800/1000 m sulle Dolomiti, la nevosità è stata a dir poco eccezionale: molte località hanno superato i 5 m di accumulo di neve fresca e i 3 m di accumulo di neve al suolo. Tuttora, giunti alla fine dell’inverno, il manto nevoso sta toccando ancora i 200/300 cm in molte zone di montagna comprese tra 1400 e 2600 m di quota. Si ringrazia per i dati Arpav/Centro Valanghe di Arabba
Configurazioni chiave dell’inverno
Nella prima parte della stagione il Veneto si è trovato sotto il potere di una bassa pressione sempre presente sulla Penisola Iberica che, coerentemente al suo moto antiorario, ha spinto verso la regione correnti meridionali umide e miti. Tali correnti sono state le prime responsabili della cospicua caduta di pioggia in pianura e di neve in montagna.
Durante il periodo natalizio l’anticiclone atlantico ha posto i suoi massimi tra Regno Unito e Scandinavia prima, e tra Regno Unito e Groenlandia poi, pilotando sull’Italia settentrionale gocce fredde provenienti dall’Europa settentrionale ed orientale.
Nella seconda parte di gennaio un lobo del Vortice Polare, collocatosi tra Groenlandia Norvegia e Regno Unito, ha spinto su di noi correnti atlantiche con un vero e proprio treno di perturbazioni.
Nella seconda parte di febbraio la regione si è trovata sul lato più occidentale dell’anticiclone delle Azzorre, dove sono scivolate senza problemi fredde e secche correnti nord-orientali che hanno avuto il merito di riportare il tempo stabile ma più freddo.
In conclusione
La stagione appena conclusa si è dimostrata estremamente dinamica. La predominanza di miti correnti ha portato questo inverno a finire sopra media termica e sopra media pluviometrica. Non sono mancati comunque alcuni picchi importanti di freddo, che in alcune stazioni meteorologiche mancavano dal lontano 1991.
Per informazioni più dettagliate vi rimando al seguente link:
www.meteogiornale.it/news/archive.php?type=author&id=Siro+Morello
Nella prima pagina troverete tutti gli articoli che vanno dal 20 novembre a quello odierno.