Il concetto di clima è di origini molto antiche in quanto nasce dall’esperienza comune di ogni singolo individuo, esperienza generalmente acquisita attraverso la percezione delle condizioni climatiche medie in mezzo alle quali egli si ritrova a condurre la propria esistenza terrena.
Spesso e volentieri il concetto di clima viene confuso con il concetto di tempo, inteso in stretto senso meteorologico, e i due termini appaiono utilizzati in modo erroneo dall’uomo comune e trattati da esso come sinonimi anche all’interno del linguaggio scientifico, quando invece, tale similitudine, deve rimanere relegata in ambito puramente letterale.
Da qui nasce l’esigenza di specificare in via definitiva il significato, in ambito scientifico, dei due termini.
Si definisce tempo atmosferico la combinazione momentanea dei vari elementi meteorologici che lo descrivono in senso fisico, quali temperatura, precipitazione, umidità, pressione, vento, radiazione solare, ecc…, su un preciso luogo della superficie terrestre, derivante dalla presenza di una particolare massa d’aria o da diverse masse d’aria di differente natura che si trovino in contrasto fra di loro, in un preciso istante.
Il tempo atmosferico risulta pertanto una realtà fisica direttamente osservabile e misurabile che evolve istante per istante, senza soluzione di continuità, in modo complesso e regolato dall’insieme delle leggi della fisica e dalle condizioni generali e particolari che lo influenzano.
Dalla definizione sopra citata si intuisce immediatamente come il tempo atmosferico sia l’oggetto di studio da parte della scienza meteorologica e come una distinzione dal termine clima possa essere anche ricollegabile alle competenze riguardanti due discipline scientifiche significativamente correlate fra di loro ma concettualmente distinte: meteorologia e climatologia.
Se appare relativamente semplice fornire una definizione di tempo in senso meteorologico, così non lo è per quanto concerne la definizione di clima.
Partendo dal concetto precedentemente espresso e cioè quello di realtà fisica direttamente osservabile e misurabile, in evoluzione senza soluzione di continuità, possiamo definire clima l’insieme delle condizioni meteorologiche tipiche che si verificano su una certa località nel corso del tempo o ancor meglio la risultante di tutte queste situazioni osservate istante per istante.
In altre parole il clima può essere definito come la condizione media del sistema atmosfera su quel dato luogo e tale situazione media è rappresentata dall’insieme dei fenomeni che compaiono più di frequente e più costantemente nel normale susseguirsi delle stagioni.
Appare chiara, già da questa definizione, la correlazione tra climatologia e statistica ma questo sarà frutto di futuri articoli di approfondimento.
Dalla definizione sopra citata rimane ancora da definire entro quali limiti temporali deve essere circoscritta questa condizione media del sistema atmosfera al fine di fotografarne una realtà osservabile e misurabile e pertanto percettibile dal nostro sistema sensoriale.
Prima di affrontare questo affascinante e sostanziale aspetto proseguiamo la ricerca della miglior definizione del termine clima attraverso alcune definizioni di illustri climatologi.
Il climatologo Hann : ” il clima è l’insieme dei fenomeni meteorologici che caratterizzano lo stato medio dell’atmosfera su qualsiasi punto della superficie terrestre. L’espressione “stato medio” corrisponde ad una nozione assai astratta della realtà per il fatto che il clima oscilla intorno alla propria media e non si conserva e queste oscillazioni non si producono in modo caotico ma presentano carattere di ciclicità”.
Il climatologo Sorre : “chiamiamo clima la serie degli stati dell’atmosfera al di sopra di un determinato luogo e la loro abituale successione”.
Il climatologo Thornthwaite : “il clima è l’integrazione dei fattori meteorologici e climatici che concorrono a donare ad una regione una propria caratteristica ed una propria individualità”.
Il climatologo Koppen : “il clima è l’insieme delle condizioni atmosferiche che rendono un luogo della superficie terrestre più o meno abitabile dagli esseri viventi”.
Il climatologo Rubner : “il clima è rappresentato da tutte le influenze sulla salute degli esseri viventi, funzione del luogo di appartenenza”.
Il climatologo Poncelet : “il clima è l’insieme delle fluttuazioni abituali degli elementi fisici, chimici e biologici che caratterizzano mediamente l’atmosfera di un luogo e l’influenza che hanno sugli esseri viventi di quel luogo”.
Come è possibile osservare le definizioni appaiono molteplici nel corso della storia climatologica ed ogni studioso tende a porre l’accento su aspetti caratteristici (meteorologici, biologici, ecologici, ecc… ) a seconda del settore scientifico di appartenenza (meteorologia piuttosto che biologia o ecologia).
Esiste infine una definizione operativa del termine clima, suggerita dall’Organizzazione Mondiale per la Meteorologia, e che rappresenta il punto di partenza per futuri approfondimenti in merito al trattamento climatologico dei dati di osservazione del tempo atmosferico:
il clima attuale di un luogo è determinato utilizzando con modalità opportune i dati relativi agli ultimi trent’anni consecutivi di osservazioni meteorologiche (in pratica almeno vent’anni quando non ne esistano di più) trattati come un unico blocco.
Secondo l’Organizzazione Mondiale per la Meteorologia il periodo di trent’anni deriva da un compromesso tra la necessità di dare alle più importanti caratteristiche climatiche un tempo sufficientemente adeguato per il loro manifestarsi e stabilizzarsi, e l’opportunità di evitare periodi tanto lunghi da mascherare qualche variazione del clima che fosse intervenuta nel frattempo.
Un altro aspetto di rilevante importanza è il porre l’accento su una questione di particolare interesse e cioè : gli ultimi trent’anni consecutivi di osservazioni. Ciò vuol dire che il periodo climatico di riferimento deve essere sempre riferito agli ultimi trent’anni di osservazioni disponibili.
Qualora esistessero dati relativi a periodi più lunghi è preferibile utilizzarli per confrontare i successivi blocchi trentennali, chiamati stati climatici.
Non appare superfluo rilevare che il fatto stesso di dover ricorrere ad un compromesso per giungere ad una definizione operativamente praticabile, indica una intrinseca inafferrabilità del clima, sia pure contenuta entro margini solitamente tollerabili.
Ora che abbiamo chiarito la differenza fra tempo e clima, cerchiamo di capire il motivo principale che porta un osservatore comune a confondere questi due elementi che lo accompagnano nella propria vita terrena e che lo fanno cadere in errore ogni qual volta si trovi alla ricerca di un corretto approccio scientifico per quanto concerne la scienza climatologica.
Come detto all’inizio dell’articolo il concetto di clima nasce dall’esperienza comune di ognuno di noi e la sua percezione è strettamente legata alla sensibilità della nostra sfera sensoriale; spesso e volentieri, però, questa esperienza involontaria si forma attraverso la percezione errata, in senso puramente scientifico, delle condizioni climatiche medie poiché esse vengono confuse dai nostri sensi con le condizioni meteorologiche legate al tempo atmosferico, che per loro natura appaiono meno superficiali, e per alcuni versi meno sfuggenti, in quanto il tempo appare come una situazione fugace che ognuno di noi avverte e proprio questo senso di rapida evoluzione, che sembra non lasciare traccia alcuna, ne esalta la percezione sensoriale.
Pertanto, a differenza del tempo atmosferico, quale realtà fisica direttamente osservabile e misurabile, il clima è, invece, una realtà statistica che prende corpo col passare degli anni e quindi ricostruibile solo a posteriori e mai verificabile e registrabile direttamente e la sua percezione risulta di natura concettuale ed intellettuale piuttosto che di natura fisica e sensoriale.
Tuttavia il clima è indubbiamente anche una realtà del mondo fisico (ma non una realtà fisica) e come tale deve essere spiegato attraverso relazioni e sistemi di equazioni, chiamati modelli matematici del clima.
Lo scopo di questo e dei futuri articoli è proprio quello di stimolare la corretta percezione del clima nel lettore e di fornire una preparazione di base per un corretto trattamento statistico dei dati meteorologici.
Per arrivare all’ambizioso obiettivo finale si invita il lettore a seguire le pubblicazioni future che si articoleranno in articoli sia di natura descrittiva riguardanti aspetti di climatologia generale e descrittiva, sia di natura statistica, al fine di intraprendere un percorso di acquisizione dei principali concetti e di applicazione pratica di essi.
Nel prossimo articolo tratteremo brevemente il concetto di categoria climatica ed omogeneità climatica.