Vi sono state piogge intense nel penultimo fine settimana di gennaio in Perù, nella regione di Cuzco. In conseguenza del maltempo, circa 4000 turisti (di cui una trentina italiani) sono rimasti bloccati da domenica 24 gennaio nel famoso sito archeologico di Machu Picchu e le autorità locali hanno dovuto organizzare un ponte aereo per assistere le persone rimaste bloccate ed evacuarle. L’evacuazione è terminata solo venerdì 29 gennaio, dopo 278 voli di elicotteri.
Frane e inondazioni hanno infatti sconvolto l’area intorno alle famose rovine Inca, bloccando anche il treno che da Cuzco conduce ad Aguas Calientes. La zona archeologica è accessibile sia tramite i sentieri incaici che vi conducono, sia utilizzando la strada Bingham, che risale il pendio del Machu Picchu dalla stazione ferroviaria ubicata in fondo alla gola dove scorre il fiume Urubamba. Nessuno dei due modi esenta il visitatore dal pagamento dell’accesso alle rovine. La strada in questione, tuttavia, non appartiene alla rete stradale nazionale del Perù. Inizia nel paese di Aguas Calientes, al quale, a sua volta, si accede solo per via ferroviaria (in circa 3 ore da Cuzco). L’assenza di una strada diretta a Machu Picchu è voluta e permette di controllare il flusso dei visitatori, flusso che, dato il carattere di parco nazionale della zona, è particolarmente sensibile al sovraffollamento. Ciò, comunque, non ha impedito la crescita disordinata (e criticata dalle autorità culturali) di Aguas Calientes. Machu Picchu è situata a 2430 metri di quota ed è visitata da 700.000 persone ogni anno.
I danni materiali ammontano ad almeno 150 milioni di dollari, secondo le prime stime del governo regionale. La linea ferroviaria per Aguas Calientes non è stata l’unica infrastruttura danneggiata. Danni anche, infatti, a circa 4600 abitazioni e ad alcuni ponti, inondati o interessati dalle frane anche 16000 ettari di terreni agricoli. Si lamentano anche almeno 10 morti, fra cui due turisti stranieri.
La presenza di centinaia di turisti stranieri bloccati in questa zona, ha indotto diversi Paesi, Stati Uniti, Brasile, Cile a Spagna ad offrire collaborazione alle autorità peruviane, che hanno come detto attivato un ponte aereo per le operazioni di evacuazione. Dopo alcune critiche comparse sui media (relative al fatto che gli elicotteri avessero trasportato finora soprattutto turisti o chi era in grado di offrire soldi), il governo ha dichiarato che la precedenza è stata data ad anziani, bambini e malati.
Sembra infatti che nei primi giorni dell’evacuazione alcuni turisti abbiano pagato fino a 500 dollari a testa per essere messi ai primi posti della lista di evacuazione. Pare inoltre che gli alberghi della zona turistica abbiano innalzato le tariffe nei giorni immediatamente successivi all’interruzione della ferrovia, con quindi i turisti più facoltosi (molti gli statunitensi) che hanno accettato di pagare pur di garantirsi un posto letto comodo e gli altri (soprattutto sudamericani) che si sono arrangiati a dormire nelle carrozze dei treni bloccati o addirittura nelle strade e nelle piazze di Aguas Calientes. Anche molti ristoranti hanno effettuato la medesima, vergognosa, speculazione.
All’aeroporto di Cuzco, a poche decine di chilometri da Machu Picchu, sono stati registrati 256 mm di pioggia tra le 6 GMT di sabato 23 e la stessa ora di domenica 24 gennaio. Nel periodo compreso tra le 6 GMT di venerdì 22 e le 6 GMT di lunedì 25 l’accumulo è stato di 329 mm. La media di gennaio a Cuzco è 160 mm, il mese è il più piovoso dell’anno, seguito da febbraio (132 mm) e dicembre (120 mm). Come in gran parte della fascia tropicale dell’emisfero sud (Cuzco si trova a 13,5°S) i mesi estivi sono quelli più piovosi.
La sistemazione della linea ferroviaria richiederà almeno 2 mesi, nel frattempo il sito di Machu Picchu rimane chiuso all’accesso dei turisti, anche se le autorità stanno valutando se attivare altri accessi, in particolare se organizzare collegamenti che permettano l’accesso in ferrovia da nord (quello consueto e danneggiato dalle frane, con partenza da Cuzco, è da sud), per evitare di lasciare senza lavoro per un tempo così lungo tutti coloro che operano nel settore turistico ad Aguas Calientes e dintorni, con il completo collasso dell’economia locale.