Il presente editoriale non mira in alcun modo alla trattazione di argomenti dai connotati puramente scientifici. Vorrebbe altresì rappresentare una breve cronaca delle condizioni che hanno condotto alla manifestazione di un periodo contraddistinto da temperature ben al di sopra delle medie stagionali e da precipitazioni piuttosto scarse. Si è deciso volontariamente di analizzare il problema tralasciando quelle che sono tutte le implicazioni riguardanti le importanti modificazioni climatiche che pare si stiano manifestando via via con intensità crescente. Appurato che non ci sarà dato sapere se il periodo appena trascorso sia dettato o meno da tali presupposti, è interessante sicuramente analizzarne la dinamica evolutiva.
Certamente si potrebbero ricercare le radici iniziando dall’estate del 2004 ormai archiviata, dove la “normale” condizione di siccità estiva (non scordiamoci che l’Italia giace sul bacino del Mediterraneo, culla di un clima per lo più caratterizzato da un’accentuata bistagionalità) si protrasse ben oltre la classica rottura ferragostana. A parte qualche episodio del tutto eccezionale, si è arrivati all’inizio del periodo autunnale con un pesante deficit idrico che ancora oggi ha difficoltà ad essere compensato nella sua totalità. E le speranze che il cambio di stagione potesse limare lentamente tali “anomalie” sono state rese vane dal protrarsi di una situazione che solo in questi ultimi giorni sembra destinata a mutare drasticamente. Senza dimenticare la pesante anomalia termica (medie superiori anche di 3 gradi rispetto alle medie del periodo) che ha fatto cadere dei record che da tempo si registravano nel nostro paese.
Ma allora che è successo? Prima di illustrare, il più semplicemente possibile, i meccanismi naturali alla base di tale condizione, occorre premettere quanto più volte ricordato in varie analisi modellistiche. Ossia che, analizzando gli archivi di meteorologia e climatologia, non sono state infrequenti nel passato dinamiche simili a quella che stiamo attualmente vivendo, con periodi caldi e siccitosi che si protraevano ben oltre il normale decorso stagionale (in molti ricorderanno l’autunno del 1985 nel quale, in gran parte del centro sud, si fece uso dei veri indumenti invernali a partire dal mese di dicembre!). Erano quelli periodi dove la mite e umida influenza del vicino Atlantico non era in grado di determinare il “classico autunno” ricco di precipitazioni che in molti amano ricordare.
Prescindendo dalle possibili cause alla radice del fenomeno, sembra che le lancette del tempo abbiano deciso di riportarci indietro verso periodi nei quali l’umore meteorologico veniva dettato da profondi scambi di calore tra l’emisfero boreale e l’equatore. In tal modo, per compensare il divario termico tra le due zone (altrimenti i poli tenderebbero a raffreddarsi sempre più cosi come l’equatore a riscaldarsi), la natura poneva in atto un meccanismo apparentemente complicato ma sorprendente nella sua semplicità. Sfruttando le velocissime correnti d’aria presenti alle alte quote dell’atmosfera, venivano consentiti gli scambi di calore attraverso un rallentamento delle stesse, al quale seguiva una più o meno ampia ondulazione verso latitudini meridionali. In tal modo l’aria fredda di origine polare poteva trasferirsi (annessa alla concavità verso il basso della corrente oramai in ondulazione) in quelle zone con eccesso di calore, mentre l’aria calda d’origine equatoriale poteva trasferirsi (in seno alla concavità verso l’alto della stessa ondulazione della corrente) verso le zone con eccesso di freddo.
Tuttavia in simili circostanze può verificarsi che lo scambio avvenga sempre in prossimità delle stesse aree. Ecco allora spiegato perché spesso la vicina penisola iberica possa risultare colpita da depressioni a carattere freddo mentre sulla nostra penisola si registrino temperature elevate per via dell’aria calda in risalita dal continente africano. La perduranza di una simile evoluzione determina così anomalie marcate sia dal punto di vista termico che precipitativo. Condizione verificatasi a più riprese in questo primo scorcio d’autunno. Ecco allora che, non sapendo se tali fenomeni rientrino in una legge identificabile come “ciclicità”, il prossimo futuro potrebbe riservarci situazioni di caldo anomalo cosi come di freddo marcato, sempre in un contesto di naturali scambi termici tra poli ed equatore.