Ormai siamo ad un passo dal cambiamento tanto atteso per i numerosi lettori che amano il freddo e la neve. L’inverno si degnerà finalmente di strizzare l’occhio verso l’Italia, col benestare dell’anticiclone che finalmente si è messo in disparte (ma fino a quando durerà?) sull’Atlantico, effettuando una prima elevazione verso nord utilissima per far rallentare il vortice polare e permettere così l’imminente penetrazione di un’ondulazione (saccatura) di matrice artica alle nostre latitudini.
La diminuzione termica sarà consistente, pur non trattandosi di un’irruzione artica d’entità così notevole: il raffreddamento si sentirà comunque parecchio (nell’ordine in media degli 8-10 gradi), in quanto l’attuale punto di partenza è contrassegnato da una fase mite con temperature oltre la norma. L’interesse maggiore, si concentra sulle aspettative dei fenomeni ed in questo caso specifico sulle possibili nevicate e la quota di riferimento: non è mai facile una previsione precisa, in quanto l’incognita principale è soprattutto legata alla reazione del Mediterraneo di fronte a questo travaso d’aria fredda dalle alte latitudini che andrà a contrastare non solo con l’aria pre-esistente, ma anche con le acque del mare ancora tiepide.
Si potrebbero facilmente avere sorprese, anche se in linea di massima in queste dinamiche fredde prettamente meridiane saranno le regioni centro-meridionali quelle più esposte a veder fruttare maggiormente i contrasti instabili. Questo accade quasi sempre in questo tipo d’irruzioni fredde, salvo scossoni al momento improponibili perché difficilmente assisteremo a mutamenti di rilievo dello schema barico generale. I dettagli, su cui saremo più chiari nei prossimi giorni, sono invece dipendenti da posizionamento ed approfondimento di minimi barici al suolo, fattori su cui gioca un ruolo importantissimo l’orografia del territorio e la solita difficoltà dell’aria fredda di penetrare direttamente sul Mediterraneo.