1708-09: Forse l’Inverno più rigido dei tempi moderni, almeno per quanto riguarda le “punte” minime raggiunte dalla temperatura.
In Inghilterra l’irruzione di aria siberiana da est avvenne all’improvviso, la notte di Natale, e l’avvezione fu talmente intensa da provocare la morte di una gran quantità di bestiame e di specie volatili.
Gelò di nuovo il Tamigi, ma il freddo fu intervallato da brevi episodi di disgelo, per cui il ghiaccio non riuscì a raggiungere uno spessore sufficiente da consentirne la costruzione di negozi e varie forme di divertimento.
Solo pochi intrepidi riuscirono ad attraversarlo a piedi.
Ma l’Inverno fu eccezionalmente rigido anche nel resto del Continente Europeo, dove toccò punte estreme mai più raggiunte nei Secoli successivi:
Tutti i principali fiumi dell’Europa Centrale ed Occidentale gelarono, ed il fatto si verificò, eccezionalmente, anche alla foce del fiume Tago a Lisbona, in Portogallo!
Gelarono la Vistola, il Reno, il Danubio, la Mosa, la Garonna, il Rodano, l’Ebro, la Senna.
I grandi laghi svizzeri gelarono, completamente quello di Costanza e quello di Zurigo, parzialmente quello di Ginevra.
Gelarono poi del tutto i porti mediterranei di Marsiglia, di Genova e di Livorno.
L’ondata di freddo colpì l’Europa Occidentale dal giorno di Befana, fino al 24-25 di Gennaio, quando imperversò nella sua fase più acuta.
Una seconda fase fredda, con gelo dei fiumi in Europa centro-orientale, avvenne tra il 20 di Febbraio e la metà di marzo circa, anche se, in questo caso, il freddo non toccò il Mediterraneo.
In Francia gelarono olivi, agrumi, meli, susini, fino alla costa mediterranea, intere foreste furono uccise dal gelo siberiano.
Una antica cronaca di Angers descrive:
“Il freddo cominciò il 06 Gennaio 1709 e perdurò in tutto il suo rigore fino al 24.
Tutto quello che era stato seminato andò completamente distrutto.
La maggior parte delle galline morì di freddo, e così pure le bestie nelle stalle.
Al poco pollame sopravvissuto si vide congelare e cadere la cresta.
Molti uccelli, anatre, pernici, beccacce e merli morirono e furono trovati stecchiti sulle strade e sugli spessi strati di ghiaccio e di neve.
Querce, frassini ed altri alberi di pianura si spaccarono per il gelo: due terzi dei noci morirono.
Anche due terzi delle viti perirono, e, tra queste, le più vecchie.”
Sull’Italia il grande gelo si verificò in due fasi, con una potente irruzione di bora il giorno di Befana del 1709, ed una seconda grande irruzione dopo la metà di Gennaio.
A Venezia la temperatura crollò fino a -17,5°C con bora, valore mai più toccato nei secoli successivi.
L’irruzione di Befana fece cadere grandi quantità di neve in Val Padana, ma la neve cadde abbondante sul resto d’Italia, a Firenze caddero 70 cm di neve tra il 14 ed il 16 Gennaio, isolando la città, mentre Roma contò ben 10 giorni di nevicata tra il 06 ed il 24 Gennaio.
Anche in Italia morirono gli olivi lungo le Riviere liguri, in Toscana, Lazio, Puglia, mentre in Val Padana, ed in particolare in Emilia, morirono alberi di melo, susino, noce, ciliegio, specie che normalmente resistono fino a temperature di -40°C!
Cadde una grande nevicata anche a Napoli.
Alcune cronache qui riportate sono estratte dal bel libro “Le Meteore ed il Frumento”, di Roberto Finzi (cronache del 1709 a cura di Daniele Salmelli), Ed. Il Mulino, che ha ricercato stupendamente le notizie relative a questa terribile invernata in Italia.
“Addì 23 Gennaio 1709: ho visto il Po congelato e passare tre persone dalla riva di Guastalla a Correggioverde a piedi, cosa, questa, che non si è mai veduta”
“Reggio Emilia: Nel 06 Gennaio, domenica, giorno dell’Epifania, verso le ore 03 di notte del lunedì seguente si levò vento freddissimo con alquanto di neve, ed il freddo fu così acuto che gelò il Po per uno spessore di 16 once (71 cm), e passavasi sopra uomini, cavalli e carri””
“Parma, 07 Gennaio 1709, soffiando un terribilissimo levante che impediva di camminare, cagionò tanta neve che lì 08 se ne misurarono 20 once (88 cm), ed il freddo crebbe di giorno in giorno fino al 12 Febbraio, a tale segno che gelarono tutti i fiumi.
Più di 300 anni (dal 1408, Ndr), non si era visto un freddo simile, soffrendone noci, fichi ed olivi, e salvandosi solo le viti perché erano sepolte dalla neve”.
Naturalmente, gelò in profondità anche la Laguna Veneta, provocando molti problemi, in quanto, se erano facilitate le comunicazioni con la terraferma (si poteva tranquillamente andare a piedi a Mestre sulla Laguna ghiacciata), i pozzi ghiacciarono in profondità, causando il mancato approvvigionamento di acqua:
La Laguna Veneta si liberò dai ghiacci solamente il giorno 29 di Gennaio.