La transizione del ciclo solare 24/25 pare essere ormai entrata in una fase di accelerazione. Il 20 marzo si è interrotta una sequenza di 15 spotless days (giorni senza macchie): un’ampiezza che non si registrava da oltre sette anni, poiché occorre tornare al 23 novembre – 8 dicembre 2009 (16 giorni) per trovarne una maggiore. Il dato è per ora ufficioso, ma la somma degli spotless days nel 2017 è già di 26. Un dato quest’ultimo che parrebbe avallare l’ipotesi che si stia andando verso un minimo profondo, forse il più intenso degli ultimi due secoli: non va infatti dimenticato che il primo spotless day di questa transizione è stato registrato il 17 luglio 2014, a cinque anni e mezzo cioè dall’inizio matematico del ciclo 24 (dicembre 2008). Essendo inoltre la frequenza di carattere undecennale, che dopo poco più di otto anni si riscontri già una così bassa attività degli indici geomagnetici potrebbe essere indizio di quella periodicità nota come ciclo di Gleissberg.
Quali implicazioni potrebbe avere questo scenario sul clima terrestre e sulla conseguente evoluzione del riscaldamento globale è materia di discussione fra gli esperti. I numeri dicono che con 817 spotless days il ciclo 24 ha interrotto una tendenza quasi secolare di cicli molto intensi (dal ciclo 16, iniziato nell’aprile 1923, al ciclo 23), che registravano una media di 360 spotless days appena. Secondo la teoria di Gleissberg coi cicli 25-26 dovremmo assistere a una fase di debolezza solare, se non a una quiescenza simile a quella che si ebbe col Minimo di Maunder (1645-1715). Al momento, i presupposti parrebbero confortare questa possibilità, ma le conoscenze riguardo l’attività e il comportamento del Sole sono ancora così frammentarie che sbilanciarsi in pronostici sarebbe davvero un azzardo.
Per approfondimenti sul ciclo di Gleissberg: Riscaldamento globale, un’ipotesi diversa. Parte I: il minimo di Gleissberg
Il Sole si è preso una pausa