Quando pensiamo ai deserti immaginiamo zone roventi e inospitali. Ma a quanto pare non è così. Il Sahara, che si estende per 5700 km dall’Oceano Atlantico fino al Mar Rosso con una superficie di più di nove milioni di chilometri quadrati, circa 10 mila anni fa – per un breve periodo di tempo – è stato verde, fertile, con molti laghi (ipotesi avanzata da altri studiosi anni addietro, così come ci mostra l’articolo relazionato al presente). Secondo un team di ricercatori della Seoul National University gli uomini avrebbero svolto un ruolo importantissimo nella rapida trasformazione di questa regione lussureggiante in un deserto sabbioso.
Il processo sarebbe cominciato quando le comunità neolitiche africani sperimentarono l’economia agro-pastorale nei pressi del Nilo, circa 8000 anni fa. Questa tecnica prese piede gradualmente in direzione ovest, introducendo sempre più bestiame che col pascolo riducevano sostanzialmente le aree verdi.
Questa frammentazione della vegetazione ha esposto la terra a maggiore radiazione solare, in tal modo sono mutate le condizioni relative all’assorbimento della luce e sono diminuite le piogge. Un processo che è proseguito nei millenni, sino al risultato che osserviamo attualmente.