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Il problema degli Orsi Polari

di Marco Rossi
14 Mag 2009 - 08:37
in Senza categoria
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www.ecologiae.com: L'immagine di un piccolo orsacchiotto del Polo.
Le notizie riportate alcuni giorni fa dai mass-media americani hanno rinfocolato la polemica tra le associazioni ambientaliste ed il governo statunitense.

Riassumendo la questione, in America esiste il “Endangered Species Act”, atto legislativo con il quale vengono condannate a pene amministrative o penali coloro che intervengono per la distruzione di una specie protetta o di un habitat necessario alla sua sopravvivenza.

Poiché, lo scorso anno, la specie dell’Orso Polare è entrata nell’elenco delle specie da proteggere, a causa dello scioglimento accelerato dei ghiacci artici, anche il Governo statunitense era obbligato a prendere provvedimenti per contenere le emissioni di anidride carbonica ritenuta direttamente responsabile del deterioramento dell’habitat in questione.

Uno degli ultimi provvedimenti dell’Amministrazione Bush era stato quello di aggirare questa legge, con una norma che stabiliva che vieta di utilizzare la condizione dell’Orso Polare ai sensi della Endangered Species Act per limitare le emissioni di gas serra.

Bush ha chiamato questa norma “back door” per la regolamentazione del clima.

Non appena insediatasi la nuova amministrazione Obama, il Segretario agli Interni Ken Salazar si è impegnato, lo scorso mese di Gennaio, a rivedere questa regola sotto la spinta dei movimenti ambientalisti.

Invece, lo scorso venerdì, si è limitato a riconfermare semplicemente la norma varata da Bush, sostenendo che la revoca di tale norma avrebbe provocato “incertezze e confusione”, e che il problema della limitazione delle emissioni di CO2 andava affrontato in altro modo.

Tutto questo ha suscitato le ire delle Associazioni ambientaliste, che hanno accusato l’Amministrazione Obama di essere al servizio degli industriali, aggravate dal fatto che, lo stesso Salazar, con un provvedimento, ha tolto dall’elenco delle specie protette i Lupi Grigi dei Grandi Laghi.

Le polemiche politiche non ci interessano, ed esulano dai compiti di informazione scientifica di questo giornale.

Esaminiamo dunque con attenzione la situazione attuale: gli Orsi Polari, al momento, non corrono rischi di estinzione, in quanto il loro numero è cresciuto dalle 5000 unità degli anni Cinquanta, ai circa 20-25 mila esemplari degli anni Duemila.

D’altro canto, il pericolo di estinzione denunciato dalle associazioni ambientaliste, non riguarda il periodo attuale ma i prossimi cento anni, secondo una stima di aumento delle temperature che porterebbe al completo scioglimento della banchisa artica nel corso della stagione estiva.

Ma bisogna considerare che l’Orso Polare è una specie a grande “Amplitudine termica”, cioè in grado di sopravvivere alle oscillazioni di temperatura tra -60° e +25° tipiche delle zone artiche canadesi, ed è in grado di spingersi in mare fino a grandi distanze dalla costa, in cerca di pesce o di foche, così come è in grado di sopravvivere sulla terraferma.

Spostiamo la nostra attenzione, invece, su altre specie presenti a latitudini tropicali, che non dispongono di questa grande amplitudine, ma, anzi, sono molto limitate come habitat.

Una recente ricerca pubblicata su “Science”, mostra come in Costarica esistano ben 1902 specie che sono in gravissimo rischio di estinzione per un eventuale riscaldamento climatico.

Sono specie che si sono adattate alle stabili temperature delle zone tropicali ed equatoriali, e, nel caso di un aumento termico considerevole, come previsto dai modelli matematici, le obbligherebbe a salire di altitudine di almeno 600 metri, cosa non sempre possibile.

Inoltre, il loro “trasferimento” alle quote più elevate potrebbe non venire compensato dall’introduzione di altre specie adatte ad un clima più caldo, rischiando di trasformare le zone di bassa altitudine in deserti.

Una ricerca dell’Università del Colorado ha scoperto che il fenomeno è già in atto, almeno nello Yosemite National Park, dove 14 specie di mammiferi ha esteso il proprio habitat verso l’alto di 500 metri nell’ultimo Secolo, lasciando le zone di più bassa altitudine ad altre specie più adattabili alle alte temperature.

Dunque, se vogliamo ricercare delle specie veramente in pericolo per il Global Warming, forse dovremmo cercarle nelle zone intertropicali, mentre probabilmente l’Orso Polare, con la sua popolazione in crescita, rappresenta un problema minore.

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