Un giornale, cartaceo od on-line, una televisione, una radio, sono tutti organi di informazione a cui il pubblico attinge per essere informato; sono tutti organi di informazione che “devono” stare sul mercato. E il mercato è spietato, chi non è competitivo viene sbattuto fuori.
Quando si vara un progetto editoriale non di rado si sogna di poter “dettare” la propria legge al mercato, di poter differenziarsi dal “marasma” mass-mediatico. Spesso, a proprie spese, si scopre che ci si sbaglia.
Così una nevicata di gennaio diventa un evento da “urlare” ai quattro venti, una gelata a Milano fa gridare all’arrivo del polo sull’Italia ed una a Roma è un segno certo di nuova imminente glaciazione.
Il lettore (fruitore) più attento si scaglia in questi casi contro i media, rei di diseducare il pubblico, di trasformare eventi “normali” in fatti eccezionali; ma chi decide la linea editoriale di un canale informativo, sa, o impara presto, che il lettore (fruitore) “qualunque” “vuole” un “certo tipo di informazione” e se non la trova su un canale, la andrà a cercare altrove.
Diventa così difficile scegliere un'”altra via”, trovare un punto di incontro, un compromesso, tra informazione corretta, pacata, seria, e risultati di bilancio. Diventa difficile, ma, con l’aiuto del lettore (fruitore), non impossibile.
Queste considerazioni vogliono in parte assolvere i media dalle accuse a cui spesso sono esposti, e dall’altra essere da pungolo ai lettori (fruitori), i nostri lettori, responsabilizzandoli, stimolandoli a “scegliere”, ad approfondire, a non farsi attrarre solo dal “viola” di una carta, dal titolo “forte”, dall’evento supposto, e che quasi mai lo è per davvero, eccezionale.
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