“I Compari” di Robert Altman appartiene all’ultimo grande filone del genere western, quello crepuscolare ed anticonformista degli anni ’70. E’ la storia di un avventuriero un po’ millantatore (Warren Beatty), che in società con una ex prostituta (Julie Christie) gestisce un bordello in un paesino di minatori e cow boys nelle Montagne Rocciose, per poi entrare in fatale contrasto con una potente compagnia mineraria che vuole rilevare il terreno dove sorge il bordello.
Il pregio del film, oltre che nella psicologia dei protagonisti (che non sono più gli eroi senza macchia e senza paura del western classico, ma personaggi delusi e perdenti), sta nella suggestiva ambientazione, anzi sembra proprio che il regista abbia fatto della meteorologia una delle caratteristiche più importanti del film, fino a diventarne la vera protagonista nella parte finale.
Ambientata nella finzione negli U.S.A. ma girata in realtà nella Columbia Britannica, la vicenda si svolge in un autunno sempre più freddo e piovoso, che diventa un suggestivo inverno nevoso nella sequenza finale del duello fra Warren Beatty e i sicari inviati per eliminarlo.
La sequenza inizia coi protagonisti che escono di casa nelle plumbee prime luci dell’alba sotto la neve che sta iniziando ad imbiancare il villaggio e poi prosegue con una nevicata che diventa sempre più fitta e la neve che si accumula sempre di più sul terreno.
Non a torto alcuni critici hanno definito il film “il più bell’inverno cinematografico”, capolavoro del direttore della fotografia Wilmos Zsigmond. Niente effetti speciali, così di moda ai giorni nostri, niente neve finta, niente inverni falsi ed improbabili, ma una vera suggestiva nevicata.
Il film, caratterizzato anche dalla splendida colonna sonora di Leonard Cohen, è un autentico capolavoro, degno di far parte a caratteri d’oro della storia del cinema.
Spiace dirlo, ma film così ai giorni nostri non se ne girano più.