Affidare in questo periodo i nostri umori alle diverse emissioni modellistiche pare quanto mai azzardato. Se si volesse evitare di incupirsi per il comparire dell’arancione anziché del blu sulle zone di nostro interesse, dovremo essere in grado di limitare il più possibile l’osservazione di carte meteorologiche. Dopotutto, lo vado dicendo oramai da tempo, l’inverno inizierà ufficialmente il primo dicembre. Solo allora potremo tracciare un bilancio di quello che a mio parere si è dimostrato come uno dei mesi autunnali più dinamici degli ultimi anni.
Certo è pur vero che le attese precipitazioni stagionali sono spesso state insufficienti rispetto alla media attesa, tuttavia non si poteva pretendere di meglio, vista la cronica mancanza di un motore in grado di pilotare con costanza le umide correnti atlantiche in direzione della nostra penisola. Si potrebbe aggiungere che, con cadenza altrettanto ciclica, il compito è stato parzialmente assolto dal vortice polare che, con la fondamentale compartecipazione dell’alta delle Azzorre, ha esteso a più riprese la sua influenza verso il bacino centrale del Mediterraneo. Senza tralasciare che, rispetto a quanto accaduto in ottobre, le temperature sono state frequentemente al di sotto delle medie stagionali. Per lo meno sulle regioni del centro sud.
Il trend pareva continuare positivamente anche per la nuova settimana, con run modellistici che mostravano a più riprese configurazioni gelide capaci di alimentare sogni maturabili durante la vera e propria stagione invernale. E dobbiamo peraltro dire come sia stato molto difficoltoso analizzare una situazione così tanto mutevole nell’arco di sole 48 ore. Da più parti si sente dire che i modelli ritrattano sempre e certamente il freddo, mentre non sbagliano mai quando si tratta di prevedere rimonte anticicloniche. Su questo punto vorrei fare un piccolo assunto. Non dimentichiamoci la natura del nostro paese, ossia le sue peculiarità climatiche dettate dall’essere situato al centro di un mite bacino come quello del Mediterraneo. È chiaro che, stando a dati risalenti a decenni di osservazioni, sia più facile che venga a farci visita una figura anticiclonica che non il vortice polare in persona. Il discorso potrebbe poi essere ribaltato ai paesi nordici dove la situazione sarebbe diametralmente opposta.
Ciò che mi pare importante sottolineare, anche per tirar su il morale a coloro i quali si fossero lasciati prendere dallo sconforto per un evoluzione ritenuta deprimente, è che l’inverno è oramai alle porte e le basi affinché possa essere finalmente una stagione da ricordare pare ci siano tutte. Non solo raffrontando con situazioni dei decenni trascorsi, ma anche per le configurazioni bariche che pian piano sembra si stiano andando a creare con una frequenza sempre maggiore sullo scacchiere continentale. Pertanto stiamo pur certi che quando la stagione prossima deciderà di venirci a trovare seriamente, neanche la modellistica potrà levare l’emozione di attendere con impazienza forse l’unico vero evento capace di risvegliare in noi una fanciullezza più o meno lontana.
Alla luce delle considerazioni fin qui esposte, ritengo non ci sia da rammaricarsi troppo per il mancato (ritengo ancora presunto) freddo della prossima settimana. Lasciamo tempo al tempo, quello necessario affinché l’alta delle Azzorre abbia la possibilità di riposizionarsi in una zona a lui più consona (oceano atlantico) rafforzando i geopotenziali, utili ad un successivo e probabile (fine prossima settimana) tentativo di blocco zonale attraverso stretto connubio con un alta termica groenlandese quanto mai in rafforzamento. E non dimentichiamoci quanto possa essere importante il raffreddamento dell’est europeo, affinché possa crearsi quel serbatoio di aria gelida dal quale si potrà attingere non appena le configurazioni bariche decideranno di premiare i tanti nivofili del nostro amato stivale.