LO SPARTIACQUE DELLE ALPI L’Italia continua ad essere attraversata da un vivace flusso di correnti fresche e debolmente instabili nord/occidentali: queste masse d’aria sono profondamente modellate dall’orografia alpina, che ne inibiscono gli effetti da un punto di vista delle potenzialità instabili. Solamente sul Tirreno Meridionale la scia delle correnti nord/occidentali è capace di produrre nuvolosità più significativa, seppure non particolarmente organizzata per l’assenza di contrasti particolarmente accentuati fra il suolo e le quote superiori della troposfera. L’Arco Alpino funge come fosse da ombrello e questa situazione è ben evidente in tutta la sua bellezza dall’osservazione dell’immagine satellitare, che mostra con grande chiarezza lo stau ed il foehn a confronto.
Le correnti nord/occidentali, impattando sui versanti montuosi oltre confine, sono costrette al sollevamento forzato, che va ad origine così nubi e precipitazioni sia in Svizzera che in Austria. Gli apporti d’aria più fredda hanno favorito un calo del livello delle nevicate, così da apportare i primi paesaggi invernali anche a quote attorno ai 1000 metri d’altezza. Una vola valicate le vette maggiori dei crinali di confine, questi venti si gettano lungo le vallate perdendo così tutta l’umidità accumulata e scaldandosi per effetto della compressione adiabatica: queste correnti in “caduta libera” prendono il nome di foehn, le nubi si dissolvono e compare il sole, con atmosfera particolarmente limpida che si è propagata a tutta la Val Padana per effetto del’azione favonica.
Ci sembra particolarmente interessare farvi notare nel dettaglio come il muro della nuvolosità addossata oltre confine riesce in realtà a sconfinare in parte sui versanti italiani, soprattutto per quel che concerne la Valle d’Aosta, l’Ossola, l’Alta Valtellina e l’Alto Adige. Il confine della nuvolosità è sfondato in misura maggiore rispetto a ieri, a causa della maggiore intensità delle correnti in quota, capaci di spingere la nuvolosità da stau anche sulle prime vallate più settentrionali maggiormente esposte a questa dinamica.