Una ricerca pubblicata dal bollettino dell’American Meteorologican Society cerca un po’ di sfatare il mito che gli Scienziati, unanimi, concordavano nell’aspettarsi l’arrivo di un’imminente Era Glaciale negli anni Sessanta e Settanta.
Geologi e paleoloclimatici dell’epoca si sforzavano di capire le cause dei cambiamenti climatici, così palesi in un lontano passato (quando la temperatura della Terra ha oscillato tra valori fortemente superiori a quelli attuali, con foreste tropicali estese fino ai Poli, e valori glaciali, con ghiacciai formatisi forse anche in pieno Sahara).
Non esisteva internet, che permetteva il rapido scambio di idee e di ricerche, né le teleconferenze, ed inoltre il Mondo era diviso in blocchi contrapposti, la circolazione di idee nuove era per questo limitata.
Non c’era, infine, l’IPCC, un organismo costituito appositamente per lo studio dei cambiamenti climatici.
La ricerca in questione, cerca, come detto, di sfatare il mito che la maggior parte degli scienziati degli anni Sessanta, fossero convinti dell’inizio di una nuova Era Glaciale, partendo dalla relativa diminuzione della temperatura della Terra verificatasi in quegli anni.
In realtà, studiando le pubblicazioni dell’epoca, sembra che già quarant’anni fa ci fosse la convinzione, nella Comunità Scientifica, che il clima avrebbe sicuramente, in un futuro più o meno lontano, registrato un sensibile riscaldamento dovuto all’aumento dei gas serra.
Già nel 1965 ci si accorse che, le rilevazioni effettuate sin dal 1957 sul Manua Loa, sulle Hawaii, ed in modo indipendente in Antartide, mostravano come la CO2 stesse aumentando in modo costante nella nostra Atmosfera, e questo aveva allarmato gli Scienziati dell’epoca, conoscendone i suoi effetti sull’aumento termico del nostro Pianeta.
Ma alcuni studi avevano tuttavia mostrato un certo trend di raffreddamento globale a partire dalla fine degli anni Cinquanta, e le primissime misurazioni satellitari mostrarono anche un aumento della superficie di ghiaccio e neve sull’Emisfero Settentrionale tra la fine degli anni Sessanta ed i primi anni Settanta.
A quel punto, effettivamente, alcuni scienziati, basandosi sulle ipotesi clicliche – climatiche dell’astronomo Milankovitch, avevano ipotizzato che la Terra potesse dirigersi verso una nuova Era Glaciale.
Tuttavia, alla fine degli anni Sessanta, la maggior parte degli scienziati era convinta che l’aumento della CO2 non potesse far altro che aumentare la temperatura terrestre, mentre nel 1971, J. Murray Mitchell, capì che forse il calo termico verificatosi nell’ultimo ventennio era forse stato provocato dall’aumento degli aerosol di origine industriale, e non era dovuto ad un cambiamento climatico verso il freddo.
Per questo si fece strada l’idea che, finito il temporaneo effetto di raffreddamento dovuto all’inquinamento umano, successivamente l’aumento della CO2 in atmosfera avrebbe sicuramente provocato un aumento termico generalizzato.