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Il “minimo di Dalton” e le sue pesanti conseguenze climatiche. Ci stiamo avviando ad un ciclo simile?

di Marco Rossi
12 Dic 2008 - 08:34
in Senza categoria
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www.swpc.noaa.gov: Il grafico che mostra la variazione delle macchie solari tra il 1600 ed i giorni nostri.
Oramai la grande maggioranza di coloro i quali si interessano a meteorologia e climatologi conosce i due minimi principali a cui è stata sottoposta l’attività solare negli ultimi Secoli.

Il minimo detto di “Spoerer” interessò il Sole attorno al Quattrocento – che si conosce grazie ai dati indiretti, in particolare dalla concentrazione del Carbonio 14 negli anelli delle piante, in quanto le osservazioni solari dirette iniziarono solo nei primi del Seicento – e regalò un’ottantina di anni di Inverni molto rigidi sul nostro Continente.

L’altro grande minimo, quello di “Maunder”, interessò l’intero XVII Secolo, un periodo caratterizzato da clima insolitamente rigido un po’ in tutto il Mondo, culmine della cosiddetta “Piccola Età Glaciale”.

Pochi sanno che è esistito un minimo solare secondario, a cavallo tra il XVIII ed il XIX Secolo, chiamato, appunto, Minimo di Dalton, e che ha attraversato alcuni dei decenni più rigidi della Piccola Età Glaciale.

Osservando la curva che mostra il numero di macchie solari dall’inizio delle osservazioni fino ad oggi, notiamo la piattezza della curva nel Seicento, una risalita graduale nel corso del ‘700, interrotta proprio da una fase di attività solare molto bassa nel periodo compreso tra il 1790 ed il 1830.

Successivamente, l’attività solare riprende, e, dopo una temporanea diminuzione tra la fine dell’800 ed i primi del Novecento, ecco che nel XX Secolo arrivò il massimo numero di macchie solari di tutto il periodo di studio.

Molto si è discusso sulle possibili conseguenze climatiche di un abbassamento dell’attività solare.

Da una rapida osservazione, notiamo che il XX Secolo è stato particolarmente caldo, e caratterizzato da un costante aumento della temperatura media terrestre, mentre il periodo tra la fine dell’Ottocento ed il primo ventennio del Novecento, fu caratterizzato da un clima assai più rigido.

Il clima non dipende, ovviamente, solo dall’attività solare, ma anche da fenomeni quali i cicli di 30-50 anni che caratterizzano l’andamento delle temperature oceaniche, oppure dalle eruzioni vulcaniche, o dall’inquinamento atmosferico (in particolare dalla produzione di CO2 da parte dell’uomo che potrebbe riscaldare le temperature globali), e molto altro.

Tuttavia, il minimo di Dalton può essere bene correlato con la presenza di un cinquantennio tra i più rigidi della Piccola Età Glaciale, e che ha presentato due massimi di espansione dei Ghiacciai Alpini (attorno al 1820 ed al 1850), che sono stati i più estesi, in molti casi, di tutta l’Età moderna.

In questo cinquantennio, inoltre, abbiamo avuto l’Inverno più rigido (il 1829-30), ed anche l’Estate più fresca (1816), da quando vengono effettuate misurazioni termiche regolari in Europa.

D’altro canto, è stata misurata la concentrazione dell’isotopo radioattivo Berillio -10 nel ghiaccio della Groenlandia e dell’Antartide.
Quando il Sole attraversa una fase di massimo, esso respinge i raggi cosmici galattici, che sono i responsabili della produzione di questo isotopo del Berillio.

I dati dicono che l’attività solare non è mai stata così elevata, nell’ultimo Millennio, come negli ultimi 60 anni, il che sarebbe compatibile con il sensibile incremento delle temperature terrestri misurato negli ultimi decenni.

In questo momento, stiamo attraversando una fase si minimo solare molto lunga, la più lunga almeno dal 1954, con scarsi segni di ripresa verso il massimo previsto per il 2012, che, a questo punto, potrebbe anche slittare in avanti di alcuni anni.

Alcuni studiosi stanno supponendo la probabilità che si possa verificare una nuova fase solare simile al ciclo del minimo di Dalton, con un probabile calo delle temperature globali.

Esse potrebbero calare fino a provocare l’arrivo di una nuova “Piccola Età Glaciale” nei prossimi decenni.

Come detto, non c’è solamente il Sole ad influenzare le temperature terrestri, in particolare esistono i gas serra emessi dall’attività umana, ed inoltre siamo in un periodo di scarsa attività vulcanica, con assenza di nubi solforose immesse oltre la Tropopausa ed in grado di riflettere significativamente la radiazione solare.

Anche supponendo un’influenza solare diretta sulle variazioni climatiche, dobbiamo ricordare che alla fine del Settecento partivamo da condizioni iniziali di temperature globali ben più fredde di adesso, per cui occorrerebbero diversi cicli solari di minima attività per tornare alle gelide condizioni del primo cinquantennio ottocentesco.

Non resta che aspettare, dunque, per verificare l’effettiva e supposta influenza dell’attività solare sul clima terrestre: i dati diretti potranno o meno comprovare questa teoria nei prossimi anni.

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