L’Australia evoca immagini di vaste distese steppiche o desertiche, di monoliti rocciosi che sorgono isolati in ambienti semi-desertici e spopolati, delle foreste pluviali del Queensland, dei paesaggi quasi mediterranei di Perth e dintorni, ma sono pochi quelli che associano all’Australia immagini di gelo e neve.
La “Dama Bianca” è infatti rarissima, anzi praticamente sconosciuta, alle quote più basse, ma anche ai 600 metri della capitale Canberra, dove pure il termometro scende spesso sotto zero nelle limpide notti invernali, le nevicate sono un evento eccezionale. Ci sono però le montagne, non elevatissime (la vetta più alta è il Kosciuszko, m 2278), ma oltre i 1500 metri le perturbazioni invernali portano spesso la neve, talvolta anche abbondante.
Charlotte Pass è una località situata a 1837 metri nelle Snowy Mountains, nel Nuovo Galles del Sud, in Australia sudorientale. Il paese di Charlotte Pass Village si trova appena più in basso, a metri 1760, a sudest del valico, ed è l’insediamento più elevato dell’Australia. Il nome deriva da Charlotte Adams, che nel 1881 fu la prima donna europea a salire il Kosciuszko. L’area intorno alla vetta è Parco Nazionale e sia il valico che il villaggio sono all’interno dell’area protetta.
Charlotte Pass segna il termine della Kosciuszko Road, dato che gli ultimi 9 km che conducono alla montagna sono chiusi al traffico dal 1982 per motivi ambientali.
La fondazione del villaggio può essere fatta risalire all’edificazione del primo edificio, il Kosciuszko Chalet, nel maggio 1930. Lo chalet andò a fuoco nell’agosto 1938, ma l’estate successiva fu ricostruito. Ancora oggi, lo chalet è l’edificio più grande e importante del villaggio, di cui può ritenersi il cuore, soprattutto in inverno. Oltre allo chalet, vi sono numerosi altri lodges, per oltre 600 posti letto complessivi.
L’area sciabile di Charlotte Pass è servita da numerosi impianti di risalita, che portano gli sciatori fino a 1964 metri di quota. Si tratta dell’area sciabile più antica dell’Australia, mentre quella, non lontana, di Thredbo la supera per chilometri di piste disponibili e per il dislivello su cui si sviluppa, quasi 700 metri. Il luogo è popolare anche in estate, per le escursioni e la pratica della mountain-bike, ma anche per villeggiare sfuggendo al caldo delle città.
La condizione necessaria per abbondanti nevicate nelle Alpi Australiane è la persistenza di forti “westerlies” durante l’inverno. Non c’è particolare relazione tra le nevicate sui monti australiani e la presenza di El Nino o della Nina, salvo una lieve tendenza a inverni meno nevosi in anni El Nino. Da notare che le configurazioni più adatte per nevicate abbondanti in montagna non sono le stesse che favoriscono le nevicate a quote basse, per le quali occorre che si formino profonde depressioni a carattere freddo, evolutasi in seno a onde di Rossby, con venti da sud o sudovest che sospingono masse d’aria fredda antartica verso l’Australia meridionale. Evidente la similitudine con gli inverni nevosi sulle Alpi e sull’Appennino Settentrionale, quelli con tanto “Atlantico” ma in genere piuttosto miti.
Sulle Snowy Mountains le altezze del manto nevoso più notevoli sono state raggiunte nel 1961 e nel 1981, con il manto bianco che ha superato i 3,5 metri. Particolarmente piovoso (e nevoso in montagna) fu, in Australia, l’inverno 1981, che iniziò con una violenta tempesta che colpì Adelaide il 1° giugno, quindi proprio il primo giorno dell’inverno meteorologico. Seguirono 3 mesi con passaggio quasi continuo di depressioni che si muovevano in seno alle “westerlies”, con piogge copiose e neve sui rilievi. Più recentemente, un altro inverno nevoso è stato quello del 1992.
La media annuale delle precipitazioni è di 2114 mm (1971-2000), circa metà delle quali cadono in forma nevosa, tipicamente da fine maggio a fine settembre, anche se nevicate tardive in ottobre non sono insolite. La neve cade talvolta anche in piena estate, generalmente in coincidenza con situazioni di estremo maltempo. Per esempio, la depressione che portò le nevicate del Boxing Day (Santo Stefano) del 1998 e dei due giorni seguenti causò anche dei morti nella “Sydney to Hobart yacht race”.
Malgrado la molta neve caduta, le temperature relativamente alte, con conseguente fusione parziale della neve caduta, fanno si che raramente la neve sia alta più di 2,5-3 metri. In realtà Charlotte Pass non ha una misurazione ufficiale dello spessore della neve al suolo, ma i dati della vicina Spencer’s Creek (m 1830) recitano di un altezza media del manto nevoso tra 1,5 e 2 metri.
Il 29 giugno 1994 Charlotte Pass ha registrato la temperatura più bassa di sempre in Australia, con il termometro sceso fino a -23,0°C. 33,5°C la temperatura massima mai registrata, record stabilito il 20 dicembre 1972. Il mese più freddo è luglio, con medie delle minime delle massime -5,9° e +2,0°C. Il mese più caldo è febbraio, con medie 5,6°/17,2°C (medie 1971-2000). La stazione è situata a 36,43°S 148,33°E, a 1755 metri s.l.m.
A proposito di geli australiani, osserviamo che la capitale Canberra, a 70 km circa da Charlotte Pass, a 578 metri s.l.m., ha un record di -10,0°C (11 luglio 1971).
Per quanto riguarda le grandi città, Sydney Airport per un pelo ha nella sua storia una gelata, con un record storico di -0,1°C il 23 luglio 1943, Melbourne Airport è arrivata fino a -2,5°C il 21 luglio 1982 e l’11 agosto 1986, Perth Airport ha un record di -1,3°C il 17 giugno 2006. Notevole il fatto che anche Brisbane Airport abbia un record con il segno meno, il -0,1°C del 19 luglio 2007, malgrado la capitale del Queensland si trovi a soli 27,4°S.
Gelo e Australia non sono quindi così antitetici come si potrebbe pensare, tra l’altro nell’entroterra, dove il clima ha carattere continentale, le gelate invernali sono molto più frequenti e intense. Alice Springs Airport, a soli 23,8°S, ha un record di -7,5°C il 17 luglio 1976. Ci sono gelate persino nella storia di Lajamanu, una località dei Territori del Nord a 18,3°S (316 metri l’altitudine) che ha toccato -0,1°C il 27 giugno 1971 e 0,0°C il 1 luglio 2002.