Per “tempesta di ghiaccio” o “gelicidio” si intende una precipitazione costituita da pioggia soprafusa, che cade, cioè, a temperatura inferiore a 0 °C e congela al contatto con le superfici esposte.
Il ghiaccio trasparente che si forma è assai pericoloso per la circolazione stradale e dannoso per la vegetazione, il fenomeno ricorre frequentemente nelle vallate e nelle grandi pianure dell’Europa centro-settentrionale e del Nord America, dove ogni inverno provoca ingenti danni.
Il fenomeno può manifestarsi anche nell’area padana nel caso di avvezioni calde invernali, che subentrano a circolazioni molto fredde; in pratica si tratta di “nevicate mancate” poiché lo strato di aria fredda al suolo non è sufficientemente spesso, solitamente il fenomeno si esaurisce in poche ore a causa dell’innalzamento della temperatura legata all’ingresso dell’aria calda anche a bassa quota; l’evento del dicembre 2000, rappresentò invece un fatto piuttosto raro, per durata, quantità di ghiaccio, e per l’ attività temporalesca fuori stagione che accompagnò il fenomeno.
Nei giorni precedenti, aria fredda di origine balcanica aveva fatto precipitare le temperature minime fino a -7 °C, la campagna era imbiancata di brina e galaverna; il 24 una profonda saccatura atlantica si avvicina a grandi passi con intese correnti da Sud Ovest, nel pomeriggio iniziano le precipitazioni; nonostante una temperatura al suolo di -2 °C il cuscino freddo mostra subito segni di cedimento non consentendo cadute di neve, così dopo un timido nevischio, la precipitazione volge decisamente in pioggia e si intensifica in serata; il ghiaccio trasparente inizia ad accumularsi ovunque, durante la notte e la giornata successiva (Natale), la pioggia continua a cadere anche a carattere temporalesco con una temperatura quasi sempre sotto zero, così alla fine del fenomeno la crosta di ghiaccio oscillerà tra 0.5 e 1.0 cm, incapsulando la vegetazione e ricoprendo ogni superficie.
Situazione analoga nelle altre zone dell’Emilia Romagna ad eccezione di Piacenza dove nevicava, come su buona parte della Lombardia e del Piemonte, grazie ad un “cuscino freddo” più spesso; tale situazione si verifica frequentemente con le avvezioni calde. l’aria fredda viene limata velocemente sulla padana centro orientale e spinta verso il settore occidentale, dove resiste a lungo, protetta dal sistema orografico.
L’episodio del 24 e 25 dicembre 2000 è da considerarsi estremo anche per la dinamica delle masse d’aria: molti avevano previsto una maggiore tenuta del “cuscino freddo” sull’Emilia, invece le correnti calde entrarono in modo talmente impetuoso da cancellarlo rapidamente, come confermano i forti temporali fuori stagione.
Il sondaggio termodinamico di S.Pietro Capofiume ( BO) del 25/12 evidenziava infatti una fortissima inversione termica: da -3 °C a 400m si passava +4 °C a 900 m e si ritrovava lo zero termico solo a 2000 m, con limite delle nevicate sull’Appennino Tosco-Emiliano a ben 1700 m di quota.