Fu un inverno freddo quello del 1564-65, che si inserì all’interno di una serie di stagioni fredde particolarmente rigide.
Furono proprio gli inverni del decennio 1560-70 a segnare una “svolta” in senso rigido della Piccola Età Glaciale, in quanto per diverse volte gelarono i fiumi europei, e perfino il mite Mediterraneo presso Marsiglia, quasi fosse invece il Mar Baltico.
Nel rigidissimo 1564-65, vengono riportate tre gelate del Rodano, che ghiacciò completamente tra dicembre e gennaio presso Arles; nella serie raccolta da Easton, tale inverno rappresenta il più lungo e freddo dal 1440.
Durante il Febbraio del 1565, il pittore Brugel il Vecchio dipinge il famoso ritratto “Cacciatori nella neve”, ambientato nei Paesi Bassi trasformati in un paesaggio scandinavo, che rappresenta, in un certo senso, il “simbolo” della fase più fredda della PEG (Piccola Età Glaciale).
Ma fu terribile il freddo anche in Inghilterra, anche se non molto lungo.
L’irruzione artica ebbe luogo il giorno 21 dicembre del 1564, ed in breve tempo il Tamigi gelò completamente, tanto da permettere dapprima il passaggio delle persone sopra il ghiaccio, poi l’istituzione di una vera e propria Fiera sul Ghiaccio.
Grandi furono i festeggiamenti del Capodanno, tanto che si arrostirono buoi sotto al Ponte di Londra, direttamente sopra il fiume congelato, con grande partecipazione di gente che camminava tranquillamente sul Tamigi.
Il disgelo avvenne rapidamente il giorno 3 Gennaio, probabilmente per l’avvento di forti correnti occidentali atlantiche, in quanto seguirono parecchie inondazioni, e molti ponti, all’epoca quasi sempre in legno, furono portati via dalle piene che trascinavano con sé blocchi di ghiaccio.