L’arcipelago delle Svalbard, scoperte da Barents (che le battezzò Spitsbergen, terra dalle cime appuntite) nel 1596, si estende tra 74,4°N e 81°N nel Mar Glaciale Artico, su una superficie complessiva di 63.000 kmq. L’isola principale, Spitsbergen appunto, occupa 39.000 kmq. A Longyearbyen, il capoluogo, il sole di mezzanotte dura dal 20 aprile al 20 agosto, mentre la notte polare inizia il 28 ottobre e termina il 14 febbraio.
Nell’arcipelago vivono circa 3.000 persone, di cui 1.800 russi, in gran parte concentrati nella profonda baia di Isfjord. L’economia si regge sulla estrazione del carbone e sulla presenza di numerose spedizioni scientifiche che utilizzano le isole come base per studi sui ghiacci e sui cambiamenti climatici, mentre in passato da qui sono partite molte delle grandi spedizioni polari, fra cui quella di Amundsen e Nobile del 1926 (sorvolo del Polo Nord con il dirigibile Norge). Dal 1920 un trattato internazionale sancisce la sovranità norvegese sulle isole, limita le attività militari, mentre promuove quelle scientifiche ed estrattive (e sono queste ultime che hanno richiamato la comunità russa), ovviamente subordinate alla legislazione norvegese.
Il turismo, come vedremo meglio più avanti, sta assumendo sempre maggiore importanza nel tessuto economico di queste isole montagnose, che raggiungono le massime altezze nel Newtontoppen (1713 m) e nel Perriertoppen (1712 m), entrambi nell’isola di Spitsbergen.
Climaticamente l’arcipelago è caratterizzato da un clima polare secco, localmente quasi desertico, con precipitazioni comprese tra 200 e 400 mm/anno (i settori occidentale e meridionale sono quelli più umidi). Anche se la costa occidentale rimane libera dai ghiacci per gran parte dell’estate, il pack ondeggia immediatamente a nord dell’isola principale per tutto l’anno e il 60% abbondante delle isole è coperta di ghiacciai, molti dei quali scendono direttamente al mare all’interno di profondi fiordi.
Neve e gelo sono abituali, oserei dire scontati, per 10 mesi l’anno, ma possibili anche nel cuore della breve estate delle isole, la cui temperatura media annuale è di circa -6°C a livello del mare.
Nei lunghi e bui mesi invernali le isole vengono imprigionate nella morsa della banchisa, esclusa le coste sudoccidentali, interessate dalle ultime propaggini della Corrente del Golfo. Temperature inferiori a -30°C nella stagione invernale sono possibili in queste isole, che si trovano a 1000 km dal Polo Nord, ma i valori medi sono relativamente miti per la latitudine (sui -14°C) appunto per questa marginale influenza della Corrente del Golfo. Le punte di freddo più intenso si hanno quando si hanno forti ondulazioni del flusso occidentale, con espansioni verso latitudini molto settentrionali dell’anticiclone delle Azzorre a ovest delle isole, saldatura dello stesso con cellule di alta polare e richiamo di correnti da nord sulle stesse.
Le basse temperature medie estive e il fenomeno del permafrost giustificano la mancanza di vegetazione arborea, ma in estate nelle giornate di sole si possono occasionalmente sfiorare anche i 20°C. In estate le precipitazioni sono più abbondanti che in inverno, con l’aria umida e mite portata dai venti atlantici che porta le piogge (ma come detto talvolta anche la neve), che si concentrano soprattutto dove le masse d’aria impattano contro il rilievo.
A proposito di permafrost, il suolo gelato permanentemente al di sotto di un sottile strato superficiale dove si ha disgelo estivo, osserviamo come la sua presenza influenzi le tecniche di costruzione. Gran parte delle strutture sono infatti edificate su piattaforme, per impedire agli edifici riscaldati di sciogliere il permafrost e affondare nella risultante fanghiglia.
A Ny Alesund le medie termiche sono: gennaio -14,1°C (ma febbraio -15,2°), aprile -11,3°C, luglio 4,7°C, ottobre -5,6°C, anno -6,4°C. Medie positive si riscontrano solo da giugno ad agosto. Le precipitazioni assommano a 370 mm/anno, con massimi a fine inverno (febbraio 36 mm, marzo 38) e fine estate (agosto 40 mm, settembre 46) e minimi a fine primavera (maggio 17 mm, giugno 19) e inizio inverno (dicembre 27 mm).
A Longyearbyen le medie termiche sono molto simili (febbraio -15°C, luglio 6°C, anno -6°C). L’escursione giornaliera media è modesta (mediamente 5°C), oscillando da 2°/3°C nei mesi estivi a 6°C in aprile. Da notare che nel lungo inverno senza sole i movimenti della temperatura dipendono esclusivamente dalle variazioni delle masse d’aria che interessano le isole. I record di Longyearbyen sono -45°C (in marzo!, “solo” -37°C il record di gennaio) e +18°C, ma merita segnalare che come in pieno inverno sono possibili giornate sorprendentemente miti (massimo storico di gennaio +3°C), così come non sono insolite giornate con gelo in piena estate (minimi storici -1°C in luglio e -3°C in agosto). Più che il fatto che le minime siano sempre negative da dicembre ad aprile, impressiona che in maggio e ottobre 29 giorni su 31 facciano segnare una minima sottozero (le gelate annue sono ben 271). Lo 0°F (-17°C) non viene invece mai superato da maggio a settembre e solo una volta in ottobre, ma ben 17 volte in gennaio e 16 in febbraio e marzo.
Si trovano molte informazioni sulle Svalbard in vari siti Internet. Suggerisco www.svalbard.net/eng e gli indirizzi di alcuni tour operators locali www.svalbard-polar.com, www.spitsbergen-travel.no e www.poliartici.com (quest’ultimo è di un italiano). Il turismo si è molto sviluppato in questi ultimi anni. Il governo norvegese ha però emanato norme che scoraggiano i viaggi individuali, quindi per muoversi da soli occorre un permesso del governatore, mentre è più facile aggregarsi a tour organizzati dalle agenzie locali o appoggiarsi ai tour operators specializzati nei paesi nordici direttamente in Italia. In estate molti turisti arrivano con navi da crociera, mentre il turismo invernale è basato su giri in motoslitta o slitte trainate da cani.
Parecchi turisti vanno alle Svalbard a fare sci-alpinismo. Per questa attività il periodo migliore è aprile-maggio, con giornate lunghe (anche se ancora fredde) e spesso soleggiate. In estate infatti fa meno freddo, ma sono frequenti le nebbie. Da notare che è obbligatorio girare armati fuori da Longyearbyen, per il pericolo costituito dagli orsi polari. Prezzi molto elevati, superiori ai già elevati standard della Norvegia continentale. A Longyearbyen, città di circa 1400 abitanti, non bella, circondata da miniere di carbone, vi sono alcuni alberghi, appunto carissimi, e strutture più economiche (ostello e campeggio), comunque più care dei corrispettivi norvegesi e ancor più alpini. Nessun problema, malgrado la posizione geografica “estrema” per i servizi essenziali: in città non mancano ristoranti, tavole calde, supermercati, negozi di souvenirs e di articoli sportivi, banche.