Nella prima puntata abbiamo trattato della Baviera e della fascia alpina. In questa seconda parte tratteremo delle altre tre zone climatiche della Germania, cominciando da quella comprendente Sassonia, Turingia e Brandeburgo, quindi la parte più meridionale della ex Germania est. La posizione orientale fa sì che quest’area sia spesso soggetta in inverno a irruzioni di aria fredda di provenienza russo-siberiana che apportano condizioni di tempo molto freddo, ma piuttosto asciutto; non rare sono anche le discese di aria artica; esse apportano precipitazioni appena più abbondanti in quanto l’assenza di barriere montuose fa si che i fronti transitino molto rapidamente, senza effetti quali lo stau bavarese.
Pur nel quadro di un inverno freddo in cui non di rado gelano anche i più grandi fiumi come l’Elba, quando le correnti si dispongono da occidente le cose cambiano. In prima battuta l’ingresso di masse d’aria atlantiche è spesso causa di nevicate (l’aria calda scorre sopra quella fredda) ma se il flusso atlantico prosegue a lungo, lentamente il cuscinetto viene rimosso e le temperature possono raggiungere i +10°C anche in gennaio. In primavera, fino a metà aprile, sono ancora frequenti i rovesci di neve quando giungono fronti freddi da nord o nord-ovest, mentre si spegne in genere presto l’influenza delle correnti da est, specie in questi ultimi anni in cui l’anticiclone russo è praticamente scomparso dalla scena.
Rispetto alle zone mediterranee è meno netto il confine tra la primavera inoltrata (maggio / inizio giugno) e l’estate, non esistendo qui un periodo prolungato di stabilità atmosferica. Ovviamente da maggio a luglio si assiste a un certo incremento complessivo delle temperature, ma in tutto il periodo compreso tra maggio e agosto si alternano periodi freschi e perturbati a periodi più caldi e stabili (a inizio maggio 2003 molte località tedesche superarono i 30°C); se noi italiani leghiamo il sole a luglio e agosto qui il mese con più ore di sole è giugno e maggio contende da vicino a luglio la seconda piazza; le piogge estive sono infatti frequenti e anche piuttosto intense (spesso si tratta di rovesci temporaleschi), tanto che a Berlino i mesi più piovosi sono proprio luglio e agosto.
In Italia l’alta pressione delle Azzorre staziona quasi in permanenza in piena estate, mentre in Germania siamo sul terreno di scontro fra la stessa “alta” e il vortice polare con il suo carico di depressioni e di aria fredda. Non è quindi raro che, in una giornata calda, infiltrazioni di aria fredda in quota creino condizioni di instabilità che sono all’origine di rovesci e temporali, anche perché il caldo è spesso afoso, con molta umidità, per la scarsa ventilazione, non essendovi né mari né monti che diano luogo a venti di brezza.
Nel mio soggiorno a Berlino, dal 15 al 20 agosto 2000, fu proprio questo il tempo prevalente. Faceva caldo, con massime sui 30°, ma spesso, all’improvviso, si addensavano nubi cumuliformi, si alzavano venti turbinosi e si scatenavano temporali tanto brevi quanto violenti, con forti cali termici anche al suolo. Uno di questi rovesci ci dette il benvenuto sull’autostrada a pochi chilometri dalla città; provenienti da una Baviera surriscaldata ma tersa, dopo Lipsia cominciammo a vedere i primi nuvoloni e l’aria farsi caliginosa e afosa: calore + vapore + aria fredda in quota = temporale. Un altro rovescio temporalesco flagellò la città mentre eravamo sulla Torre della Televisione, belli alti così da ammirare meglio lo spettacolo con la parte est al buio sotto il diluvio e la parte ovest col cielo già libero, luminosissimo dopo il lavaggio dell’acquazzone.
Quando poi l’alta pressione si ritira a sud anche in estate, qui scorrazzano libere le perturbazioni e allora non sono più rovesci ma piogge diffuse, come quelle che trovammo a Dresda, quando piovve, tra il 22 e il 23 agosto 2000, per 12 ore quasi ininterrottamente.
Anche il passaggio dall’estate all’autunno non è in genere brusco come quello che viviamo in Italia quando entrano le grandi tempeste equinoziali; ovviamente l’atmosfera si raffredda, nei periodi anticiclonici non mancano le nebbie, ci sono perturbazioni ma non piove molto perché mancano, al solito, le barriere montuose a esaltare i fenomeni e c’è meno calore, quindi meno energia, che nei mesi precedenti.
Spesso è invece più brusco il passaggio, nella seconda metà dell’autunno, a condizioni invernali. Sia a nord che a est non vi sono ostacoli al movimento delle masse d’aria e quindi quando un fiume di aria artica scende all’improvviso a scalzare la ancora tiepida aria autunnale, in genere verso metà novembre, si creano forti turbolenze e, se l’aria in arrivo è fredda, avvengono i primi rovesci di neve stagionali.
Complessivamente quindi questa zona è la più asciutta e soleggiata della Germania ma anche, Baviera esclusa, la più fredda in inverno. A Berlino (Tempelhof) la temperatura media di gennaio, in °C (come tutte le altre) è -0,9°, quella di aprile +8,4° (a maggio +13,5, oltre 5° in più), di luglio +18,5° (i quasi 20 gradi di differenza fra gennaio e luglio indicano una discreta continentalità del clima), di ottobre +9,0° (media annua 8,9°). Le precipitazioni annue sono di soli 581 mm (massimi in giugno e agosto con 75 e 60 mm, minimo in febbraio e marzo con 33 e 35). Dresda e Lipsia presentano valori molto simili.
Procedendo oltre Hannover verso il nord della Germania cominciano ad apparire numerose le pale dei generatori eolici e questo è già un segno di uno degli elementi caratterizzanti il clima nella Germania del nord: il vento, in prevalenza da ovest o nelle sue varianti sudovest e nordovest. Questa è la parte della Germania che risente maggiormente delle influenze marine, perché affaccia direttamente sul Mare del Nord (Brema, Amburgo) o sul Mar Baltico (Rostock) e perché spesso vi giungono, non trovando grandi ostacoli nell’orografia, i venti provenienti dall’Atlantico, attenuati ma comunque decisivi sul clima.
Il Baltico in inverno è più freddo del Mare del Nord e negli inverni più rigidi ghiaccia parzialmente, quindi andrebbe fatta un’ulteriore divisione climatica fra le zone affacciate sui due diversi mari; le località sul Baltico sono un po’ più fredde di quelle sul Mare del Nord, anche per la più alta probabilità di invasioni fredde da est, ma le caratteristiche salienti del clima sono simili in tutto il nord del Paese. L’influenza marina fa sì che l’escursione annua sia piuttosto ridotta e le precipitazioni più abbondanti che nel resto del paese (la Baviera, come visto, fa eccezione per l’effetto stau).
Amburgo è la città più grande fra quelle comprese in questa fascia climatica; qui la temperatura media di gennaio è 0,5°, in aprile 7,2°, in luglio 16,7° (quindi l’estate è decisamente fresca), in ottobre 9,5° (media annua 8,6°). Si notano rispetto a Berlino i 3,5° in meno di escursione stagionale. Le precipitazioni assommano a 754 mm/anno con massimo in luglio e agosto (81 e 79 mm) e minimo in febbraio, marzo e aprile (40, 52 e 46 mm). A Brema medie di gennaio e luglio rispettivamente 1,1° e 17,0° (9,1°C la media annua); 690 mm/anno le precipitazioni, con massimo in luglio (84 mm) e minimo in febbraio (43).
La parte centro-occidentale e sud-occidentale del paese ha come asse di riferimento il corso del fiume Reno; rispetto alle zone più orientali, a parità di latitudine, mostra un clima meno freddo e un po’ più piovoso, ricordando sempre il caso a parte della elevata piovosità bavarese per lo stau subalpino. Questo è dovuto alle frequenti invasioni delle masse d’aria umide e miti dall’Atlantico; tale effetto è più avvertito nella fascia più settentrionale attraversata dal Reno (Colonia, Bonn) che non più a sud (Francoforte, Stoccarda) sia per la maggior vicinanza al mare, sia per l’ostacolo orografico dei Vosgi, più significativo di quello causato più a nord dalle Ardenne. Anche la continentalità del clima segue lo stesso andamento e se nella zona di Francoforte non è raro trovare condizioni di caldo molto afoso in estate (il 12 agosto 1997 alle 15, in viaggio per la Danimarca, vi trovai 34° e un’afa che non aveva nulla da invidiare a quella padana, non parliamo poi dei 39° dell’11 agosto 2003 a Stoccarda) e gelo in inverno, tali eventualità sono più rare verso il confine col Belgio e l’Olanda.
I rilievi che chiudono il Baden-Wurttemberg a sud sono modesti, in quanto l’arco alpino vero e proprio si alza più a meridione, già ampiamente in territorio svizzero; in questo settore delle Alpi è quindi la Confederazione Elvetica ad essere maggiormente interessata dallo stau e dal phoen.
La neve in queste zone non è molto frequente in pianura; qualche nevicata si verifica allorché le correnti atlantiche scorrono su cuscinetti freddi pre-esistenti ma non è raro che col passare delle ore la neve si trasformi in pioggia. Il discorso cambia per le zone montuose, quali la Foresta Nera, dove già oltre i 5-600 metri la neve cade spesso e rimane a lungo al suolo. Nevicate passeggere sono portate anche dai fronti di provenienza nord-occidentale, seguiti da aria polare marittima e da instabilità (è quella tipica nuvolosità a macchie bianche che si nota bene nelle foto da satellite quando scende aria fredda da nord/nordovest). Le ondate di freddo asciutto da est hanno luogo con minore frequenza rispetto ai Lander della ex DDR e fanno scendere molto le temperature, specie le minime, anche nei giorni successivi all’evento per formazione di cuscinetti freddi.
In estate i periodi di stabilità con caldo, come detto anche afoso specie nelle conche e nelle valli delle zone sud-occidentali, sono intervallati da fasi fresche e a tratti perturbate in cui le perturbazioni atlantiche investono il territorio causando anche frequenti temporali. Francoforte ha una temperatura media di 0,5° in gennaio, 9,3° in aprile, 18,7° in luglio, 10,3° in ottobre (media annua 9,7°); le precipitazioni assommano a 692 mm annui, con massimo in agosto (73 mm) e minimo in febbraio e gennaio (42 e 45 mm). Colonia ha una temperatura media di 2,0° in gennaio, 8,8° in aprile, 18,2° in luglio, 11,3° in ottobre (media annua 10,1°), quindi è evidente la bassa continentalità rispetto a Francoforte.
Nella terza parte daremo alcuni consigli per un viaggio in Germania, accennando ad alcune delle cose più interessanti da vedere.