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Il clima del Congo: equatoriale per eccellenza (terza parte)

di Giovanni Staiano
31 Ott 2006 - 19:29
in Senza categoria
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Veduta di Bukavu. Fonte immagine www.world66.com.
La terza fascia climatica del paese è quella del sud e delle foci del Congo, caratterizzata da piovosità inferiore e da stagione secca di 5-6 mesi.

A Lubumbashi (11,7°S, 27,4°E, 1276 m), sull’altopiano a sud dello spartiacque dei Monti Vitumba, la stagione secca invernale si allunga a 6 mesi, da metà aprile a metà ottobre (aprile 51 mm, ottobre 30, 11 in tutto da maggio a settembre, 0 in luglio), mentre è netto il massimo pluviometrico estivo, senza componente zenitale (dicembre 272 mm, gennaio 253, febbraio 256). Totale annuo 1223 mm. Temperature: luglio 16,9°, ottobre 23,1°, gennaio 20,7° (febbraio 20,3°), aprile 20,7°, anno 20,1°. Profilo tipico quindi tropicale, con massimo prima delle grandi piogge, estate meno calda (ma afosa, comunque l’altitudine gioca un ruolo benefico), lieve ripresa autunnale.

Boma (5,8°S, 13,1°E), sulle foci del Congo, ha piovosità estiva inferiore che nell’interno in quanto la posizione dell’alta atlantica e la temperatura relativamente bassa delle acque dell’Oceano la espongono a venti abbastanza freschi da SW (l’aliseo di SE è deviato dalla bassa continentale), con conseguenti moti convettivi abbastanza modesti. La zona tra Kinshasa e la foce del fiume è l’unica del paese a non vedere almeno 100 temporali/anno. A Boma cadono 903 mm/anno, con 4 mesi di stagione secca invernale (17 mm da giugno a settembre, 1 in giugno e luglio), piogge molto modeste in ottobre e maggio (47 e 66 mm), oltre 100 mm/mese da novembre ad aprile (143 in novembre, 181 in ottobre, solo 105 in gennaio).

I motivi di interesse in Congo sono essenzialmente legati alla sua natura, tanto che i 5 siti inseriti nel Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco sono tutti Parchi Nazionali e Riserve faunistiche, senza alcun sito storico-monumentale.

Il Parco Nazionale del Salonga occupa gran parte del bacino centrale del fiume Congo (il Salonga è un importante affluente). Se in una ristretta parte nord è costituito da praterie a savana, per il resto è coperto da una immensa foresta pluviale equatoriale abitata da numerose specie endemiche, alcune a rischio di estinzione, come lo scimpanzè nano e il coccodrillo dal muso sottile.

Nella parte montuosa a est si trovano i Parchi Nazionali di Kahuzi-Biega e dei Monti Virunga. Il primo, vasta area montuosa ai confini con il Ruanda, è dominato dalla mole dei vulcani spenti Kahuzi (3308 m) e Biega (2790 m). Nel parco vivono 250 esemplari di gorilla di montagna. L’Unesco ha inserito questo sito nella Lista del Patrimonio in pericolo, a causa dell’arrivo di milioni di profughi in fuga dalla guerra civile in Ruanda, causa di deforestazione e bracconaggio. Il Parco dei Monti Virunga è appena a nord del precedente, estendendosi per 790.000 ettari sul confine con il nord Ruanda e l’Uganda, dal Lago Kivu fino al Lago Alberto, oggi Mobutu Sese Seko. Nel parco vi sono ambienti diversissimi, dalle paludi ai campi di neve del Ruwenzori. I fiumi sono popolati da ippopotami, i monti dal gorilla di montagna. Anche questo sito è in pericolo per lo stesso motivo del precedente. Nel Parco dei Monti Virunga è compreso il celebre vulcano Niragongo, alto 3470 metri, che fino al 1977 possedeva un lago di lava in fusione permanente

Il Parco Nazionale del Garamba, nel NE del paese, ha come vegetazione predominante quella della savana (abbiamo una stagione secca significativa nell’inverno boreale), ma con zone ricche di acque di superficie dove predomina la foresta a galleria. Molto ricca la fauna, con elefanti, giraffe, ippopotami e il rinoceronte bianco, più grosso di quello nero, con popolazione ridotta a poche decine di esemplari, a forte rischio per la caccia di frodo che viene praticata.

Poco più a sud del Garamba si trova la Riserva faunistica dell’okapi, area forestale con molti primati, uccelli in via di estinzione e 5000 dei 30000 okapi che ancora vivono in libertà.

Nel Katanga, al sud del paese, molti fiumi che scorrono da sud verso nord attraverso l’altopiano, si impantanano per precipitare poi in cascate quando incontrano delle scarpate. Uno di questi è il Lofoi, la cui cascata precipita per 340 metri ed è ovviamente spettacolare nel periodo delle piogge.

Infine parliamo del Congo, il grande fiume, asse portante della vita del paese (quasi tutte le principali città si trovano lungo le sue rive o su quelle dei maggiori affluenti). Già ampio e lento, con le acque torbide infestate dai coccodrilli, fiancheggiato da bracci secondari divisi da isole popolate di uccelli, a valle delle cascate Ngaliema (ex Stanley), poco prima di Kisangami, esso si allarga ancora nella palude del Giri, presso Mbandaka, fino a 12 km di larghezza, tra sponde insalubri occupate da foresta a galleria. Alla confluenza con il Kasai diventa bruscamente un fiume incassato fra pareti di arenaria alte fino a 400 metri, entrando in un corridoio largo solo 1 km dove la corrente accelera fino al Pool Malebo, presso Kinshasa, a valle della quale il fiume supera la barriera di arenaria rossa dell’Inkisi con rapide e cascate che si susseguono per un dislivello di 300 metri. Arrivato al mare, ha portata e forza della corrente tali che la macchia rossastra delle sue acque è ancora visibile a 200 km dalla costa.

Bellezze naturali a parte, il paese ha purtroppo alle spalle una lunga e triste storia di guerre civili e di tragedie ad esse collegate (ricordiamo anche i caduti italiani di Kindu negli anni ’60 del XX secolo). Si spera che le prime elezioni libere segnino un punto di partenza per iniziare una fase di pace, maggiore stabilità e miglioramento delle condizioni di vita della popolazione.

Su Internet, oltre a www.congo.it, interessante anche www.congo-pages.org.

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