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Il clima dei Paesi Arabi (Parte I): introduzione e regime delle precipitazioni

di Andre Eid
11 Feb 2006 - 16:40
in Senza categoria
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Nella prima immagine una foto della Catena dell'Atlante in Marocco, nella seconda panorama giordano.
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Scrivere sui paesi arabi non è mai semplice data la complessità della loro situazione. Vediamo però fino a che punto questo vale a livello climatico. In realtà, la loro estensione nord-sud in latitudine, dal Mediterraneo fino ed oltre il tropico del Cancro e a volte persino fino all’equatore, e in longitudine est-ovest dall’oceano Indiano e dal Golfo Persico (o “Golfo Arabo” secondo loro) fino all’oceano Atlantico, li rende in un certo senso, abbastanza omogenei o quasi un “blocco unico” a livello climatico, tranne, grosso modo, l’estremo nord e l’estremo sud di questa fascia. Infatti, a livello “macro” domina il clima arido e semi-arido su vaste zone del “mondo arabo”. Invece, verso nord spesso si riscontra il clima mediterraneo, e al sud, ci sono zone a clima tropicale umido (nel Sudan meridionale). Ma vediamo da vicino come sono i climi di questi paesi, analizzando velocemente gli elementi principali del clima e cominciando dalle precipitazioni.

Precipitazioni

Vaste zone del “mondo arabo” subiscono l’effetto dell’anticiclone delle Azzorre, che manda le perturbazioni anche attraverso il Mar Mediterraneo sfiorando le coste meridionali di questo mare e portando precipitazioni soprattutto invernali laddove ci sono montagne vicine alla costa (effetto orografico). Sia nel Maghreb (nord e ovest del Marocco, nord Algeria, nord Tunisia) che nel Vicino Oriente (costa siriana, Libano, nord ed ovest Israele, nord Iraq) lasciando quasi a secco quindi le coste mediterranee egiziane e libiche, salvo la zona del Giabal el Akhdar (“Monte Verde” in arabo) vicino a Benghasi in Libia.
Però, questa stessa alta pressione impedisce l’infiltrazione delle suddette perturbazioni nel Sahara (in arabo Sahra = deserto, ma nei paesi arabi viene chiamato Al Sahra’ al Kubra = Il Grande Deserto), a volte anche per la presenza di catene montuose che fungono da barriera creando un’ombra pluviometrica. Come conseguenza, queste zone vengono classificate tra le terre più siccitose e aride del mondo. Anche le perturbazioni che arrivano sul levante trovano delle catene costiere più o meno alte che impediscono loro di infiltrarsi per bene fino all’interno (e le varie catene montuose turche e iraniane fanno da barriera a nord e ad est). In questo modo, anche la Penisola Araba subisce l’effetto di tale fenomeno, e vi si assiste ad una aridità simile a quella del Sahara, tranne nella parte meridionale che riceve sulle montagne “i monsoni” (da “al mawsam”, la stagione in arabo) portatori di pioggia all’inizio e alla fine dell’estate. Il Mar Rosso, che collega il Mediterraneo all’Oceano Indiano è lungo ma poco largo, e non riesce a dare un buon contributo per aumentare sensibilmente le piogge.

La corrente fredda delle Canarie, che da un lato porta un bel pò di fresco sulle coste atlantiche marocchine rendendole più fresche d’estate di quelle del Mediterraneo (più a sud che a nord della costa del Marocco), fa altrettanto diminuire la possibilità di pioggia nel Sahara, creando sulle suddette coste quelle tipiche foschie che ci ricordano i vari deserti costieri del mondo.

A livello macro, la zona dei paesi arabi subisce l’effetto di “ricaduta” d’aria che oppone le grosse piogge equatoriali al minimo assoluto nelle fasce tropicali.

D’estate, scompaiono o quasi le precipitazioni in tutto il mondo arabo tranne che nella fascia meridionale del Sudan e sulle montagne dello Yemen poste nel sud della Penisola arabica, proprio perché l’alta pressione, che se non è presente a livello del mare lo è in quota, impedisce le piogge. Quelle che si incamminano a nord, prendono traiettorie a latitudini più settentrionali (costa del Mar Nero in Turchia e costa meridionale del Mar Caspio in Iran, ma questi due paesi non sono arabi, quindi non sono da analizzare in questo articolo).

Quindi non dovrebbe stupire se su vaste zone del “mondo arabo” si ricevono mediamente meno di 200 mm e spesso meno di 100 mm di precipitazioni all’anno. In Egitto ad esempio si passa dai 180 mm di Alessandria ai 28 mm alla capitale Il Cairo, e ad Assuan più a sud, non si registrano quasi completamente precipitazioni!

Zone abbastanza estese ricevono tra 200 e 400 mm e sono presenti sulla fascia nord e sud del Sahara e dei deserti dell’Arabia. Ma se nel nord sono soprattutto piogge invernali, nel sud sono estive, e questo segue l’andamento dei regimi delle precipitazioni relativi ai climi che si riscontrano sia a nord che al sud dei grandi deserti.
Non bisogna però scordare che oltre i totali annui, c’è il problema della variabilità molto marcata delle precipitazioni. Questo fa sì che diventi difficile praticare l’agricoltura se non si passa a quantitativi “medi” maggiori.

Zone più limitate dove le precipitazioni oltrepassano i 400 mm, il che diventa accettabile almeno parzialmente per l’agricoltura, si trovano nei paesi del Maghreb, del levante e del nord dell’Iraq, come abbiamo citato prima. Si oltrepassano persino i 1000 mm annui sulle alte montagne delle suddette zone (a volte anche abbondantemente, fino a 1600-1700 mm di media). Non bisogna però scordare che la siccità estiva, anche in queste zone, è sempre assoluta e dura parecchi mesi all’anno, ed è questa una caratteristica del clima Mediterraneo (soprattutto nel sud ed est del Mediterraneo, ma anche laddove lo ritroviamo negli altri continenti).

La metà meridionale del Sudan entra in questa zona ma tramite regimi tropicali di precipitazioni, e si sa che il fabbisogno di acqua piovana aumenta con la calura (come da indice dell’aridità di De Martonne I = P/(T+10) ad esempio). Quindi anche qui, i problemi d’acqua non scompaiono totalmente anche se migliora notevolmente la situazione andando da nord a sud di questo paese.

Neve

La neve è un fenomeno abituale sulle montagne “mediterranee” sia sulle catene dell’Atlante in Marocco (che raggiungono la quota massima di 4165 mt sul Monte (Giabal in arabo) Toubkal) sia sulle catene montuose del nord Algeria (sui 2300 mt in Kabylie); minori quantitativi cadono su quelle della Tunisia, le quali non superano in media i 1500 mt (punta più elevata il Giabal ash Scia’nbi a 1544 mt). Poi di nuovo si ritrova la neve sulla catena del Libano (che raggiunge 3083 mt a Qornet es Saouda), dell’Anti-Libano – Ermon tra Libano e Siria, e sulle montagne del Kurdistan iracheno (oltre 3600 mt), e con meno quantità in Giordania (fino ai 1700 mt) ed Israele (fino ai 1200 mt in Galilea). Anche alle quote collinari delle suddette zone si vede normalmente la neve come succede a Gerusalemme in Israele, Damasco (capitale della Siria) ed Amman (capitale della Giordania).
Ed eccezionalmente si è vista la neve anche in pieno Sahara come ad El Goléa in Algeria, e persino nel deserto arabico nella capitale saudita Riyad (che conosce tra l’altro temperature fino a -7°C)!

Le catene più alte possono trattenere qualche esigua placca di neve anche in piena estate, ma di solito sono coperte per 5/8 mesi all’anno. E i giorni con nevicate diminuiscono drasticamente andando verso i deserti seguendo l’andamento dei giorni di pioggia che diminuisce anch’esso velocemente con l’avvicinarsi al deserto fino a scomparire (da 80 gg fino a quasi 0 gg).
Invece le catene in pieno deserto come l’Ahggiar nel sud algerino, il Tibesti sul confine tra la Libia e il Ciad, e Al Higgaz nell’ovest dell’Arabia Saudita e nello Yemen, possono avere neve ma in modo occasionale, non per la mancanza del freddo invernale, ma per le poche perturbazioni che arrivano in quei luoghi. Infatti, in anni recenti, si sono registrate nevicate sulle montagne tra l’Oman e gli Emirati Arabi Uniti, fenomeni considerati eccezionali.

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