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Il clima degli USA: gli stati affacciati sul Golfo del Messico (prima parte)

di Giovanni Staiano
18 Feb 2007 - 11:46
in Senza categoria
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Nella prima foto, il McDonald di Biloxi, in Mississippi, dopo il passaggio di Katrina nel 2005, nella seconda paesaggio della Louisiana. Fonte www.morguefile.com
il clima degli usa gli stati affacciati sul golfo del messico prima parte 8213 1 2 - Il clima degli USA: gli stati affacciati sul Golfo del Messico (prima parte)
Tolta la Florida che, protesa com’è verso sud e circondata dal mare da tre lati, costituisce un entità climaticamente a se stante (nord a parte) sono 4 gli stati degli USA che si affacciano sul Golfo del Messico, ovvero, da ovest a est, Texas, Louisiana, Mississippi, Alabama. Il Texas è il più vasto e complesso dei 4, spingendosi molto a ovest, verso le terre più asciutte appena a oriente delle Montagne Rocciose, ma anche a nord nell’enclave di Amarillo e a sud dove il confine con il Messico corre lungo il Rio Grande, che sfocia nel Golfo all’altezza del 26°N. Gli altri tre sono invece climaticamente più omogenei, tutti caratterizzati da clima subtropicale umido con estate calda, come pure la parte più orientale del Texas, a est del 100°W e a sud di Dallas.

Questi territori che si affacciano sul Golfo del Messico costituiscono la parte più meridionale delle pianure centrali americane. Come queste, che abbiamo trattato in altro articolo, sono caratterizzate da assenza di rilievi significativi, visto che solo nel NE dell’Alabama si alzano le prime propaggini degli Appalachi. L’assenza di montagne è fondamentale per capire il clima di questi territori, un tempo estese praterie e oggi intensamente coltivati a cotone e arachide, soggetti alle invasioni di aria tropicale che risale dal Golfo del Messico lungo il bordo occidentale dell’anticiclone subtropicale atlantico (qui detto “delle Bermude”), ma anche alle discese di aria fresca portata dalle depressioni delle medie latitudini, aria che diventa fredda quando l’anticiclone del Pacifico si protende verso nord e innesca sul suo bordo orientale colate gelide, che possono raggiungere anche le coste sul Golfo del Messico. Entrambe queste masse d’aria non trovano ostacoli orografici sul loro percorso e quindi se le configurazioni bariche sono favorevoli possono spingersi liberamente rispettivamente verso sud e verso nord facendo diventare la regione terreno di scontro tra masse d’aria di caratteristica molto differente tra loro, originando fenomeni atmosferici molto violenti, quali le tempeste di neve invernali portate dai blizzards (quasi mai fino alla costa, ma quasi tutti gli anni un paio di volte a inverno nell’interno) o i grandi temporali quasi tutto l’anno (meno probabili solo in dicembre e prima metà di gennaio), accompagnati dai tornado.

Cominciamo proprio dai tornado. In inverno l’aria tropicale resta in genere confinata a sud, praticamente sulle coste del Golfo del Messico, e talvolta viene ricacciata via anche da qui. Appunto quando masse d’aria molto fredda riescono a giungere così a sud il forte contrasto termico può innescare temporali molto violenti e le trombe d’aria nel periodo gennaio-febbraio sono relativamente frequenti soprattutto tra il Texas orientale e l’Alabama, ma talvolta anche nell’Arkansas meridionale, ma in genere non particolarmente distruttive. Tra la fine di febbraio e marzo naturalmente il più intenso riscaldamento solare facilita la convezione, d’altra parte l’aria tropicale comincia a salire verso nord e la linea di convergenza dove si innescano i temporali inizia a spostarsi per posizionarsi frequentemente nel periodo aprile-giugno approssimativamente lungo la linea, allineata da SW a NE (l’aria convogliata dall’anticiclone subtropicale sfila quasi sempre in direzione NE), che congiunge Abilene, nel Texas settentrionale, all’Ohio, che viene chiamata “viale dei Tornado”.

Non è infrequente, soprattutto nel cuore dell’estate, che i tornado si spingano anche più a nord, fino a Kansas, SE Nebraska e Iowa, mentre più raramente interessano le aree più settentrionali, dove oltretutto si presentano meno violenti (la scala Fujita classifica le trombe da F0 a F5, queste ultime caratterizzate da venti superiori a 418 km/h), ma ovviamente nei suoi movimenti talvolta torna nel sud e la possibilità di tornado negli stati sul Golfo del Messico c’è anche in questo periodo. Già in luglio e più decisamente tra agosto e ottobre la linea di convergenza scende di nuovo verso sud ma la temperatura delle masse d’aria settentrionali che scendono lungo le pianure centrali è comunque più elevata che in primavera e, pur avendosi temporali violenti con trombe d’aria e grandinate, raramente i fenomeni raggiungono le intensità più elevate.

Parlando dei tornado abbiamo già inquadrato i caratteri generali del clima della regione. La stessa linea che tra fine gennaio, febbraio e inizio marzo segna il massimo sviluppo dei tornado più violenti coincide con la regione di massima piovosità. In primavera hanno un massimo pluviometrico invece le zone interne, con il progredire verso nord della linea di convergenza. Con l’avanzare dell’estate l’aria tropicale guadagna terreno verso nord, la linea di massimo sviluppo dei temporali la segue e gli stati centrali delle pianure (Kansas, Missouri, Illinois, Iowa, parte del Nebraska) hanno i massimi pluviometrici in luglio-agosto, ma la piovosità aumenta nuovamente anche nel sud, soprattutto sulla costa tra Louisiana ed Alabama, sia per la frequenza dei temporali termoconvettivi, al culmine della stagione calda, con le acque del Golfo a fornire vapore in abbondanza, sia perché si entra nella stagione “clou” delle depressioni tropicali, che non di rado raggiungono la forza sufficiente a essere classificate come uragani.

A fine estate la linea di convergenza torna verso sud, ripristinando la situazione della tarda primavera, ma con fenomeni come detto meno violenti. Settembre vede le piogge calare, ancora elevate per il contributo delle depressioni tropicali, mentre ottobre e spesso relativamente asciutto e piacevole, con ancora il rischio uragani in agguato, ma in calo col procedere del mese. A novembre, e soprattutto dicembre, le precipitazioni aumentano nuovamente: l’alta atlantica si abbassa di latitudine e le depressioni delle medie latitudini spesso scendono fino al 30° parallelo, cominciando a convogliare aria dapprima fresca poi fredda che crea, contrastando con l’aria caldo-umida dell’area del Golfo, le condizioni per piogge piuttosto abbondanti e accompagnate da fenomeni temporaleschi. Il ciclo si chiude quando in gennaio arrivano i blizzards, l’aria scende ora gelida lungo le pianure, intensificando il contrasto termico, quindi l’entità dei fenomeni, portando come detto la neve abbastanza spesso fino al 31°/32° parallelo e talvolta anche più a sud, mentre al seguito dei fronti le temperature minime possono scendere sotto zero anche in prossimità della costa.

Ancora due parole sugli uragani. Essi investono direttamente gli stati costieri del Golfo del Messico, con effetti spesso distruttivi (basti pensare a quanto è accaduto a New Orleans nel 2005, quando la città è stata devastata da Katrina), tuttavia le depressioni tropicali una volta raggiunta la terraferma vengono spesso “agganciate” dal nastro trasportatore occidentale della zona temperata, diventando ordinarie, ma ancora intense, depressioni delle medie latitudini, che apportano piogge copiose nell’interno, accompagnate da forti venti.

In conclusione i 1000 mm/anno si superano ovunque in questa zona climatica e sul SE della Louisiana e il sud di Mississippi e Alabama si superano i 1500. L’isoterma di gennaio al livello del mare varia da 7°-8°C (in °C esprimeremo tutte le temperature) delle zone più settentrionali (un po’ meno nella zona appalachiana) a poco più di 10° sulla costa, mentre quella estiva è intorno ai 28° sulla costa e a 29° nell’interno (anche 30° al limite dei 100°W in Texas, delle fasce climatiche cioè che esamineremo poi).

Continua …

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