Giornata, quella di ieri 1° novembre, dedicata a volti e voci che non ci sono più. A Roma la giornata è caldina e umida, cielo lattiginoso, vento quasi assente: insomma come si dice da noi “non è né carne né pesce”. Nel frattempo in TV vedi che quelli al sud vanno in spiaggia, fanno il bagno e quant’altro mentre al nord se la vedono con nubifragi e temporali. Una volta un mio amico mi disse: “Ma tu hai mai pensato perché i Papi avessero scelto Roma come luogo dove insediare la Santa Sede?” No, non ci avevo mai pensato ma ora comincio a credere a questa fantasia.
Sono le 12 e 30 e sto finendo il mio turno in cucina (nei festivi mi diletto…) quando squilla il cellulare:
“A Robbè che fai oggi? Ho rimediato “De daie all’after tomorrovve” che dici se lo vedemo dopo pranzo?”
Come fai a dire NO ad Alvaro? Verrebbe lo stesso: ha già deciso! Alle 14 un colpo di cannone sulla porta annuncia il suo arrivo: l’entrata è trionfale, sembra di vedere gli americani durante lo sbarco ad Anzio: distribuisce bruscolini, pop corn e coca cola come se piovesse.
“Me piace sta comodo perché sto firme me lo vojo proprio gustà…” il tutto è ornato dalla sciarpa giallorosa a imperitura testimonianza della sua fede sportiva e della vittoria in campionato di domenica scorsa.
La sora Cesira lo segue in religioso ed ossequioso silenzio dispensando comunque quel sorriso che l’ha sempre accompagnata anche nei momenti più tristi. La sua è una presenza invisibile ma indispensabile. Alvaro prepara tutta la scenografia poi urla:
“Silenzio in sala!” Alla fine del film accendo le luci, i fumi delle sigarette veleggiano a mezza quota tra i resti del caffè, dei bruscolini, del pop corn, che hanno sostituito il tappeto che c’era e Alvaro ci si crogiola tranquillamente.
“Uhmmm…m’aspettavo de meio, mica come scene der firme ma er messaggio me sembra un po’ annacquato anche se veritiero, no? Io penso che…”.
Lo stoppo prima che prenda il via sennò comincia con una filippica che durerebbe ore. I suoi capelli bianchi, come la neve che copriva N.Y. nel film, se potessero parlare ne avrebbero da dire ma sappiamo ambedue che non siamo scienziati ma dei poveri amanti delle caledeoscopiche evoluzioni meteo, dei colori che solo pochi riescono a vedere perché siamo tanti a guardare sempre verso il basso e non abbiamo mai tempo per puntare il naso al cielo. Riconosciamo che alcune situazioni sono un po’ enfatizzate ma il messaggio dovrebbe avere radici più profonde.
“Se invece de fa li scioperi, de fa l’autogestione e artre cazz….sti giovanotti se documentassero su sto monno ando vivono…io je le farei già imparà dall’asilo!” – e infervorandosi ancora di più – “e basta co sti giochetti alla TV, ao! Ce passano ore e ore davanti a sto coso ma mica sanno un caz.. de a diossina, de Cernobille, de Stava…che te devo fa tutto l’elenco?”.
La sora Cesira ascolta estasiata e ipnotizzata questo momento di alta scuola teatrale napoletana di Alvaro. Una pausa poi Alvaro riprende le sue sembianze:
“A Robbè, pensa che foto che se farebbero co tutti quei cicloni, quer muro d’acqua che affoga tutta la città, che ficata che sarebbe, 5 metri de neve…pensa come sarebbero contenti tra Mauro Giovannoni e Daniele Lanzarone…” – ci pensa un attimo e poi – “me dici poi dove le vado a sviluppà? Qui come fa du gocce d’acqua va tutto in tilt pensa co 5 metri de neve…” e intanto continua a ruminare bruscolini come niente fosse. Si affaccia alla finestra dondolando la testa come pervaso da un senso di impotenza di fronte a tanto scenario apocalittico. Guarda fuori, alza gli occhi al cielo e dice:
“Se viene un’era glaciale, se ne potemo annà tranquillamente tutti ar mare a Ostia tanto li Papi da Roma nun schiodano”.
Ma che avesse ragione lui?