Il rapporto climatico rilasciato dalla Organizzazione Meteorologica Mondiale all’apertura del vertice sui cambiamenti climatici (COP23), a Bonn, conferma come il 2017 sia destinato a diventare uno dei tre anni più caldi dall’inizio delle rilevazioni termiche (1880).
Anche se la temperatura del pianeta non raggiungerà, in termini globali, quella raggiunta nel 2016, l’anomalia termica è così alta che ci si aspetta la conferma dell’accelerazione del riscaldamento globale dell’ultimo decennio. Come se ciò non bastasse, altri indicatori climatici come l’aumento del livello dei mari, le concentrazioni di anidride di carbonio, la riduzione della copertura nevosa e del ghiaccio o la peggiore distribuzione delle precipitazioni (con più siccità e piogge torrenziali) rappresentano fonte di estrema preoccupazione.
Secondo i dati WMO il periodo gennaio-settembre 2017 ha avuto una temperatura media globale di circa 1,1°C al di sopra del livello pre-industriale. La temperatura media complessiva per il periodo compreso tra gennaio e settembre è stata di 0,47°±0,08°C più calda rispetto alla media del trentennio 1981-2010 (stimata in 14,31°C), con un rialzo termico di circa 1,1°C dal periodo pre-industriale.
Varie zone dell’Europa meridionale, come l’Italia, il Nord Africa, parte dell’Africa orientale e meridionale e la parte asiatica della Russia hanno raggiunto temperature massime senza precedenti, idem in Cina. Gli Stati Uniti nordoccidentali e il Canada occidentale, al contrario, hanno registrato temperature più basse rispetto alla media del trentennio 1981-2010.