L’ex uragano Irene, che ha fatto tremare la costa orientale degli USA, si trova ora in Canada: essendo ormai declassato, i suoi effetti sono relativamente modesti ed equiparabili a quelli di una perturbazione più forte della normale, con piogge comunque torrenziali e venti ancora violenti in prossimità del nucleo centrale del vortice. Le simulazioni modellistiche indicano che i residui dell’uragano Irene faranno sentire la propria impronta anche sull’Europa.
Il profondo nocciolo di bassa pressione, che sta ora imperversando sul Canada, tenderà progressivamente a traslare verso il Nord Atlantico, giungendo prima in Groenlandia e poi sull’Islanda. La struttura perturbata non perderà granchè forza rispetto al suo attuale status di “tropical storm”, ma probabilmente giungerà alle porte dell’Europa come un importante ciclone extratropicale, ancora ben strutturato e profondo.
E’ presto per dirlo, mancano troppi giorni, ma di sicuro l’Europa non dovrà prepararsi a nessuna tempesta epocale e nemmeno a scenari preoccupanti come invece accaduto sul Nord America. I resti di Irene, uniti in una bassa pressione ancora profonda, risulteranno probabilmente essere il motore principale del serbatoio atlantico. Tutto ciò accadrà nel corso dei primi giorni di settembre, mentre l’Italia verrà di nuovo almeno in parte soggiogata all’azione dell’anticiclone africano (colpa del nuovo affondo di un cavo ciclonico sul Portogallo) che potrebbe però poi essere spodestato da una maggiore vivacità del flusso oceanico sulla scia di Irene.
L’ingresso di Irene, fra la Groenlandia e l’Islanda, farà da input per quella che sarà la probabile accelerazione del flusso atlantico, alle medie-alte latitudini europee, preludio di un cambio stagionale che prima o poi dovrà dilagare anche sul Mediterraneo: non sarà probabilmente Irene a far tutto ciò, ma potrebbe riuscire a dare una mano d’aiuto importante.