Gonu alle 18 GMT di giovedì 7 giugno era ormai una depressione tropicale, in indebolimento, ma ancora in grado di portare piogge intense sul sudest dell’Iran. Piogge anche sulla parte più occidentale del Pakistan e su parte dell’Afghanistan. Sfortunatamente Gonu, che è stato anche un categoria 5, ha lasciato almeno 25 morti, la maggior parte in Oman, lo stato più colpito, ma almeno 3 in Iran, nel porto di Jask. Il bilancio è però ancora provvisorio, considerando che si contano 26 dispersi.
In Oman, la capitale Muscat è stata completamente allagata mercoledì. Numerose interruzioni nell’erogazione di energia elettrica e nelle linee telefoniche. Giovedì è subito iniziata la rimozione, dalle strade della capitale, del fango e dei sassi trascinati in città dalle piogge che hanno investito con inaudita violenza le alture circostanti. La popolazione ha iniziato a ripulire le case invase dall’acqua il giorno precedente (molti hanno passato la notte sui tetti mentre l’acqua portava via mobilia ed elettrodomestici dalle abitazioni), ma molti si sono anche messi alla ricerca dei propri veicoli trascinati via dall’acqua. Sul lungomare si sono abbattute grandi ondate, con il mare solitamente calmo e di un azzurro intenso, trasformato in una massa fangosa schiumeggiante.
In Iran, nella fascia costiera tra Bandar Abbas e Jask, almeno 40.000 persone sono state evacuate. La tempesta ha fatto landfall durante la giornata di giovedì, proprio tra Jask e Kangan.
In Iran sono segnalati danni e interruzioni nell’erogazione dell’energia e dei servizi telefonici nella regione di Kernan, a nord di Jask. Allagata anche Konarak, città costiera non lontana dal confine con il Pakistan. A Jask, caduti 70 mm tra le 18 GMT di mercoledì e la stessa ora di giovedì.
Vi sono state ripercussionì sul mercato del petrolio. L’industria petrolifera dell’Oman, dove si producono oltre di 740 mila barili al giorno, ha subito un duro colpo. Dal momento che molto raramente i cicloni colpiscono con tale violenza la zona del Golfo Persico causando la chiusura per parecchio tempo di diverse piattaforme petrolifere, si suppone che tale evento possa provocare importanti conseguenze economiche su scala mondiale.
All’arrivo della perturbazione, stamani il prezzo di un barile di greggio è salito (prezzo del Brent a Londra) a quasi 71 dollari, salvo ripiegare di qualche decimo a fine mattinata. L’Oman è un terminale importante del commercio di gas e petrolio, ma il cattivo tempo ha costretto a chiudere i battenti a tutti i punti di stoccaggio del paese. Il terminal per l’esportazione del petrolio Mina al-Fahal, dove passano i 650.000 barili che ogni giorno il Paese esporta, è stato chiuso fino a data da destinarsi e anche Sur, altro terminal di esportazione, da cui partono ogni anno 10 milioni di tonnellate di gas naturale liquido, è stato chiuso insieme con il porto Sultan Qaboos. Chiuso anche il porto di Suhar.