Situazione Il Mediterraneo centro-occidentale è interessato da una vasta area di alta pressione che dalle Azzorre si estende sino al nostro paese. I massimi al suolo si registrano in Algeria, con valori di circa 1040 hPa, mentre l’altezza del geopotenziale raggiunge quota 5800 metri.
Più ad est, sul Mediterraneo orientale, permane la residua azione fredda derivante da una saccatura del vortice polare; anche qui però la tendenza è per il ritorno a condizioni anticicloniche.
Le latitudini medio-alte europee ed atlantiche sono sotto l’influenza di una corrente perturbata, non fredda, agganciata ad un centro depressionario molto intenso (955 hPa, 484 gpdam), e che trasporta impulsi in rapida successione verso le isole britanniche, l’Europa centrale e la Scandinavia.
Infine, l’estremo est del nostro continente risente di un’influenza fredda causata da una circolazione di origine artica, la quale interagisce con la vicina struttura di alta termica.
Evoluzione a 72 ore Per quanto riguarda il breve termine, si conferma quanto illustrato nelle analisi di ieri: l’alta pressione, ben salda sul Mediterraneo, garantirà almeno 72 ore di tempo buono, con cielo in prevalenza sgombro da nubi significative, anche se potrà essere “sporcato” da nebbie, foschie e strati bassi.
E si conferma pure il parziale e temporaneo cedimento della struttura sulle regioni settentrionali tra oggi e domani, che darà vita al transito di un modestissimo cavo d’onda lungo la nostra penisola.
Da venerdì 7 gennaio la pressione tornerà comunque a salire sul Mediterraneo ed un promontorio subtropicale abbastanza intenso si insedierà sui tutte le nostre regioni, dando vita ad un periodo caratterizzato da tempo stabile e clima piuttosto mite.
Tendenza a 72-168 ore I massimi anticiclonici verranno toccati nel corso della giornata di sabato 8 gennaio; la caratteristica forma a campana, elemento distintivo dei promontori africani nella stagione estiva, garantirà assoluta stabilità su tutto il territorio nazionale; ma la compressione dell’aria verso gli strati più bassi, senza possibilità di rimescolamento, darà vita a situazioni di inversione termica di difficile rimozione anche durante il giorno, favorendo così l’accumulo di umidità negli strati prossimi al suolo e la formazione di nebbie e nubi basse sulle zone pianeggianti e costiere.
Da domenica 9 la cresta anticiclonica sposterà lentamente il suo asse verso levante, mentre i massimi al suolo accuseranno una lieve flessione; una debole saccatura atlantica si avvicinerà al Mediterraneo occidentale, innescando una debole corrente umida e temperata umida sui nostri bacini di ponente.
Fra lunedì 10 e martedì 11 il modesto cavo d’onda farà qualche progresso verso le nostre regioni; assisteremo pertanto ad una lieve intensificazione delle correnti umide meridionali, mentre l’onda anticiclonica sposterà il suo raggio d’azione verso l’Europa balcanica.
Non sono comunque previsti fenomeni di rilievo sulla nostra penisola. Se questa tendenza fosse confermata, probabilmente assisteremo solo ad un aumento della nuvolosità al nord e sulle regioni occidentali italiane, aree interessate dalla parte avanzata di una perturbazione che martedì prossimo troveremo sulla Francia; la probabilità di precipitazioni sarà molto scarsa.
Intanto, alle alte latitudini, si assisterà ad un leggero indebolimento del vortice polare: l’aumento del geopotenziale in sede nord atlantica e la nascente struttura di alta pressione sulla Groenlandia saranno i segnali, per il momento deboli, ma inequivocabili, di un rallentamento dell’attività depressionaria ad alta quota.
In sostanza, a media-lunga scadenza, potrebbero essere gettate le basi per un cambio circolatorio che favorirà maggiormente gli scambi meridiani sul comparto euro-atlantico.
Riflessioni di lungo termine e conclusioni A conferma di quanto sopra evidenziato, mercoledì 12 potrebbe aver luogo una scissione del vortice polare, con una sua componente che farà rotta verso la Russia. Contemporaneamente, il forte anticiclone che si prevede possa formarsi sulla Groenlandia, avrà la funzione di attrarre su di sé un’onda dinamica dall’Europa centro-occidentale.
La conseguenza più evidente di questo nuovo assetto barico sarebbe una discesa artica che, seppur diretta principalmente verso il Mar Nero, riuscirebbe a convogliare parte del flusso freddo anche sulle nostre regioni.
La tendenza delineata oggi dal modello americano depone per un lungo termine sempre caratterizzato da notevoli scambi meridiani sui settori europeo ed atlantico, anche se per l’Italia potrebbero continuare a manifestarsi condizioni blandamente anticicloniche.
Pur nell’incertezza di individuare con precisione la posizione dei cavi d’onda e delle creste anticicloniche, e nell’impossibilità oggettiva di valutare sin d’ora l’intensità degli eventuali scambi termici fra le masse d’aria in gioco, stamani ci sembra comunque di scorgere una rottura abbastanza netta, collocabile attorno al 14-15 gennaio, rispetto al tempo mite che caratterizzerà i prossimi giorni; un ricambio profondo delle masse d’aria che, pur in assenza di eventi significativi, potrebbe avere il pregio di riportare i termometri su valori invernali.
Come affermato in apertura, appare ancora estremamente prematuro considerare attendibili questi segnali. Non resta perciò che attendere qualche giorno e vedere se le nostre supposizioni saranno confermate dai fatti o nuovamente smentite dall’insolito vigore del vortice polare.