Pur a fasi alterne, i modelli matematici di previsione cominciano a fiutare un radicale cambio circolatorio entro la prima decade di gennaio. Chi prima chi dopo, intravedono nel graduale indebolimento del Vortice Polare la strada maestra. Preme sottolineare che l’analisi in oggetto contempla l’ultima emissione del modello americano GFS, solamente una delle 4 giornaliere.
Ciò non toglie che negli ultimi giorni, nonostante le festività natalizie, la nostra attenzione sia stata catturata da proiezioni modellistiche volte a confermare scenari invernali fin dagli esordi del nuovo anno. La mappa che vi mostriamo, relativa al 7 gennaio, evidenzia alcuni elementi di estremo interesse.
Anzitutto si scorge una maggiore vivacità dell’Alta delle Azzorre, pronta a cogliere l’eventuale allentamento del Vortice Canadese per spingersi a nord. La conseguente ripresa degli scambi meridiani potrebbe incentivare inserimenti di masse d’aria via via più fredde nel cuore del Mediterraneo. La ciclogenesi osservabile sulle nostre regioni causerebbe un’ondata di maltempo decisamente invernale.
Ancor più interessante ciò che accadrebbe ad est. Tra la Russia Europea e la Penisola Scandinava si andrebbe ad isolare una struttura anticiclonica imponente, che pian piano inizierebbe ad introdurre dell’aria gelida – in moto retrogrado – sui settori orientali del Continente. In gergo è detta circolazione secondaria, un impianto barico che negli ultimi inverni ha determinato ondate di gelo notevoli e capaci talvolta si spingersi fino in Italia.