Siamo giunti quasi al giro di boa di questo inverno 2005/2006, cominciato il 1° dicembre e che avrà termine il 28 febbraio. Ricordiamo ai lettori che le stagioni meteorologiche sono anticipate di tre settimane rispetto a quelle astronomiche regolate dai solstizi e dagli equinozi, e che sono ormai trascorse quattro delle nove decadi invernali.
Non si può certo affermare che questo inverno sia trascorso nel tepore, né sotto condizioni di tempo eccezionalmente freddo. Hanno prevalso giornate invernali, talvolta crude, ma all’interno di quella normale variabilità che sa offrirci il clima alle nostre latitudini, ben diversa ad esempio, da quella ben più limitata delle zone tropicali ed equatoriali.
Dicembre è trascorso con temperature sotto la norma di quasi un grado un po’ su tutto il territorio nazionale, con il periodo più freddo che è coinciso con quello degli ultimi giorni dell’anno. Si è trattato in verità di un periodo freddo molto breve, circoscrivibile agli ultimi tre giorni dell’anno.
Con il primo giorno del nuovo anno il rialzo termico è apparso netto e successivamente la prima decade di gennaio è trascorsa su valori termici pienamente nella norma del periodo, con la tendenza ad un lieve e costante raffreddamento. L’ultimo giorno della decade, il 10, è stato infatti il più freddo del periodo e, con una media di 4.2°C, quasi 1°C più freddo del normale.
L’area di alta pressione continentale che via via è andata sempre più affermandosi specie al Centro-Nord, lasciando al Sud residui d’instabilità, pur portando venti dai quadranti nord-orientali, non ha portato sull’Italia aria freddissima, ma lentamente il freddo si è depositato al suolo con la tendenza, anche per effetto dei cieli sereni e del forte irraggiamento notturno, a produrre minime notturne gradualmente più fredde, fino ad arrivare a diffusi valori compresi fra -4°C e -10°C in gran parte della Val Padana. Si tratta di valori non eccezionali ma abbondantemente sotto la media.
Complessivamente però la decade si è conclusa in perfetta norma termica, se utilizziamo come parametro di riferimento il periodo 1961/90, lievemente sotto norma se consideriamo il trentennio 1971/90 o il periodo 1968/96 utilizzato dalle carte dell’anomalie termiche NOAA.
Scendendo più nel dettaglio notiamo come la temperatura abbia avuto la tendenza ad un graduale ribasso, passando dai 6.6°C (media di circa 100 località) del primo gennaio ai +4.2°C del 10. In pianura o in valle la temperatura più bassa è stata registrata, come spesso accade, all’aeroporto della Malpensa, che ha raggiunto il giorno 10 -9.7°C, ma si sono distinte anche Bolzano con -8.2°C e Brescia Ghedi con -7.8°C di minima del periodo. Sotto i -10°C sono andate solo le località montane.
Analizzando le anomalie termiche per settori, notiamo che il settore centro-settentrionale tirrenico è stato il più freddo rispetto alla media attesa, con una differenza di -0.8°C, il settore nord-orientale il più caldo con una differenza di +0.5°C. Anche in dicembre il settore centro-settentrionale tirrenico, vale a dire la Toscana, il Lazio e l’Umbria occidentale, era stato il più freddo rispetto alle proprie medie di riferimento. Una tendenza al freddo, non esagerato ma costante, che pertanto sussiste da oltre un mese in questa zona d’Italia.
Analizzando le città, notiamo in quelle padane la tendenza ad aver avuto temperature lievemente sopra norma, soprattutto per l’effetto degli elevati valori diurni al Nord Ovest e di moderati valori sopra norma sia diurni che notturni al Nord Est. I venti di tramontana hanno invece contenuto i valori termici sul versante Ligure-Tirrenico e si va dalle temperature perfettamente in norma di Genova, a quelle sotto norma di oltre 1°C di Pisa e Roma. Al Sud e in Sardegna le differenze maggiori rispetto alla norma si sono avute a Trapani ed Alghero, entrambe con -1.2°C.
Le piogge (o le nevicate) sono state assenti al Nord, salvo presentarsi in maniera occasionale i primi due giorni dell’anno e in poche altre occasioni in maniera molto sporadica, abbondanti specie i primi 5 giorni sul Centro-Sud, con la tendenza graduale ad interessare maggiormente la Sicilia e i versanti orientali. La pioggia si è presentata in forma abbondante su Pescara il giorno 4, quando sulla città ne sono caduti 91 mm, da aggiungere ai 14 del giorno precedente, e ancor di più a Pantelleria, capace di accumulare 121 mm tra i giorni 8 e 9 e oltre 130 dall’inizio dell’anno.
Tutto ciò è in linea con la climatologia di gennaio, che vede le aree del Nord più secche rispetto a quelle del Centro-Sud. Il momento di difficoltà idrica che sta vivendo il Nord-Ovest del nostro Paese, segnatamente il Piemonte, la Valle d’Aosta e parte della Liguria, non è certo imputabile alle mancate precipitazioni invernali, situazioni ricorrenti che fanno parte della climatologia dei luoghi, bensì alle scarse precipitazioni autunnali, e al fatto che le perturbazioni atlantiche non si presentano più in forma ben organizzata e con correnti da sud a tutte le quote, se non molto di rado, da ormai tre anni. Dobbiamo però considerare che tutte le zone poste sotto vento rispetto alle grandi catene montuose, come sono le nostre regioni del Nord Ovest, soffrono ciclicamente di periodi siccitosi più o meno lunghi.