Gli inverni 2009-2010 e 2010-2011, nell’emisfero settentrionale, sono stati il secondo e il terzo più nevosi di sempre. I dati raccolti dal 1979, da quando è iniziata la rilevazione dei dati satellitari, ci dicono che nel 2010 la superficie del ghiaccio nell’oceano Artico è diminuito di un milione di chilometri quadrati, una superficie il doppio della Francia.
Secondo gli autori dello studio, la contrazione della superficie è coincisa con nevicate in crescita negli Stati Uniti del nord e nei settori nord-occidentali e centrali della Cina. E’ quanto sostiene Judith Curry, presidente della Scuola di Scienze dell’Atmosfera, presso il Georgia Tech di Atlanta:
“Il nostro studio mostra che la riduzione dei ghiacci nel Mar Glaciale Artico è associata a profondi cambiamenti nella circolazione atmosferica invernale nell’emisfero nord. Abbiamo notato che l’effetto più evidente è la formazione e consolidamento di zone di alta pressione in Atlantico, che impediscono all’aria mite proveniente da ovest di spingersi verso est. Contemporaneamente si sono accresciute le ondate di freddo polare con annesse forti nevicate in molte zone dell’Europa e Nord America”, dicono gli scienziati.
Secondo le simulazioni modellistiche, l’Artico potrebbe restare privo di ghiaccio in estate e in autunno entro un periodo compreso tra il 2016 e il 2060. Ciononostante, i ricercatori non sono disposti a dirci se gli inverni futuri saranno sempre più freddi e nevosi. “Non è una possibilità da escludere, ma non siamo ancora certi”, conclude uno degli autori dello studio, il Dott. Liu Jiping.
La ricerca è stata pubblicata negli Annali della American National Academy of Sciences (PNAS) il 27 febbraio.