Dopo il modesto passaggio perturbato dello scorso weekend, la prevista nuova rimonta anticiclonica si è puntualmente verificata, seguendo però una evoluzione in parte diversa dalle attese, più orientata a favorire il ritorno di episodi invernali. L’alta pressione ha mantenuto il suo baricentro piuttosto settentrionale, intorno alle Isole Britanniche, spingendosi però molto più a nord con la sua propaggine settentrionale, favorendo inevitabilmente la discesa, lungo il lato orientale, quello più debole, di impulsi freddi, che hanno avuto come principale obiettivo l’Europa orientale e balcanica.
Il nucleo freddissimo che, partendo dalle Svalbard e passando per la Lapponia (dove in settimana si sono toccati i -37°C) e la regione polacca, è giunto sui Carpazi con una -20° a 850 hpa, abbraccia nelle sue spire gelate la Penisola Balcanica e la regione danubiana, ma interessa anche con isoterme ragguardevoli le nostre regioni, in misura minore quelle occidentali (tagliato fuori del tutto il nordovest), in modo particolarmente diretto Molise, Puglia e Basilicata orientale, con freddo intenso, vento e anche neve, ma non in grande quantità (non ci sono minimi depressionari sul nostro sud né sui mari prospicienti). Oggi e domani saranno invece giorni di autentica emergenza per la Grecia, dove il freddo è intenso anche sulle coste e la neve già cade e cadrà ancora, non solo sui monti ma sicuramente anche ad Atene e forse fin sulle zone costiere di Peloponneso e Creta.
Il graduale spostamento verso est della figura depressionaria porterà un miglioramento e l’attenuazione del freddo sulle nostre regioni meridionali (mentre prima la Turchia occidentale poi quella orientale e in parte il Medio Oriente sperimenteranno severe condizioni di maltempo invernale). Un weekend complessivamente discreto e mite sulla nostra penisola non sarà però un annuncio di primavera, perché anzi alcuni modelli matematici vedono in prospettiva la possibilità di formazione di figure anticicloniche scandinave, capaci di convogliare aria molto fredda, con direttrice NE-SW, verso il Mediterraneo, aprendo prospettive di ciclogenesi mediterranea, sicuramente “movimentate” ma al momento impossibili da analizzare nel dettaglio per la prossima settimana.
Limitiamoci a questo fine settimana, in cui per sabato 14 febbraio prevediamo al nord cielo poco nuvoloso, salvo addensamenti sui crinali di confine, dove qualche fiocco di neve portato dal vento sconfinerà sul versante italiano soprattutto sulle Alpi Orientali, e nubi basse stratiformi su Liguria centro-orientale.
Al centro generalmente poco nuvoloso, salvo nuvolosità residua, in attenuazione, su Abruzzo e Molise, associata a residui rovesci nevosi in mattinata, e nubi basse e stratiformi sull’alta Toscana, in estensione al resto della regione ma anche a Sardegna e Umbria.
Al sud ancora nuvoloso al mattino, specie su Puglia e Basilicata orientale, con nevicate residue su queste ultime regioni. Nel pomeriggio nubi in progressivo diradamento e cessazione dei fenomeni.
Venti ancora settentrionali su regioni orientali e meridionali (moderati sulla Puglia, deboli altrove) e sulle Alpi, soprattutto orientali. Deboli correnti da ovest/sudovest su Liguria e Toscana. Al nordovest venti deboli variabili. Temperature in lieve aumento ovunque, su valori ancora bassi al sud, in particolare sulla Puglia.
Domenica 15 febbraio nuvoloso al nord sui crinali confinali delle Alpi orientali, con qualche nevicata; nubi anche sulla Liguria, in dissolvimento in mattinata. Altrove iniziale prevalenza di sole, dal pomeriggio addensamenti, più densi in serata sul Piemonte occidentale. Temperatura in lieve calo nei valori massimi. Vento in graduale rinforzo da est.
Cielo irregolarmente nuvoloso al centro, con nubi in aumento sulle regioni adriatiche e l’Appennino. Temperatura stazionaria, ma in lieve diminuzione dalla serata. Venti in rotazione a est, moderati.
Poco nuvoloso al sud, con le ultime nubi mattutine in allontanamento dal Salento, ma con nuovo aumento delle nubi dal pomeriggio, con anche qualche debole precipitazione, nevosa oltre 7-800 metri. Temperatura stazionaria, ma poi in lieve calo verso sera sul versante adriatico. Vento moderato in nuova rotazione da est.
Lunedì nuvoloso sul Piemonte occidentale, con isolate deboli nevicate a quote basse; nuvoloso anche sulle regioni del medio Adriatico ed al sud, con qualche pioggia, e deboli nevicate fino a 500 metri su Marche ed Abruzzo. Prevalenza di sole altrove. Temperatura in calo. Vento moderato da est.
DOVE ANDIAMO
Catanzaro divide con Reggio il titolo di capoluogo della Calabria. Le tre V che caratterizzano la città sono Vitaliano, vento, velluto. Il primo è il Santo Patrono, il secondo spira frequente per la posizione (invidiabilmente panoramica, su un lungo sperone dai fianchi dirupati, a poco più di 300 metri s.l.m.), il terzo ricorda il prodotto più apprezzato della locale arte della seta, florida per secoli (nel ‘600, prima della peste del 1668, c’erano 5000 addetti su 16000 abitanti).
La città era stata fondata dai Bizantini tra i sec.IX e X (Katantzarion), fu presa dai Normanni nel 1059, ma restò a lungo greca per lingua e cultura. I terremoti che hanno punteggiato la sua storia hanno quasi cancellato l’antico. In questo weekend vedrà tempo inizialmente ancora piuttosto freddo il sabato (ma già con temperature in ripresa rispetto a oggi), con nuvolosità irregolare ma basso rischio di fenomeni, mentre domenica prevarrà il sole, con temperature in lieve aumento, e aumento delle nubi in serata. Il vento settentrionale, tra moderato e forte sabato, si attenuerà notevolmente domenica, salvo riprendere vigore in serata. Temperature minime e massime -1°/8° sabato e 0°/10° domenica.
A Catanzaro e provincia si gustano i piatti tipici calabresi, ovvero il murseddu (trippa di maiale con peperoncino da gustare con la pitta, focaccia di pasta di pane), gli schivateddi (sorta di grossi spaghetti), i rascatieddi, le millecosedde (minestrone di verdure e legumi). Fra i piatti di pesce il posto d’onore spetta a quelli di tonno e pesce spada. Ottimo pure il capretto al forno e la cacciagione in genere. Tipiche del catanzarese le patate alla tiana (timballo) e la scuma di patate (soufflè). Nei borghi di collina e di montagna si producono provole e butirri (provolette con anima di burro). Prelibati i salumi, in particolare capocolli e ‘ndugghie (salsicce). Fra i dolci prevalgono quelli con molto zucchero, miele, mandorle e noci: i mustaccioli, il collaccio, il cumpittu. Molto esportati i fichi secchi imbottiti, quelli al forno con la mandorla sono localmente detti crocette. Vini Doc il Lamezia (rosso) e il Melissa (bianco e rosso).
Corso Mazzini, fiancheggiato da edifici tardo-ottocenteschi, attraversa il nucleo storico della città, di cui costituisce la principale arteria. Nei pressi dell’alberata Piazza Matteotti, che segna il limite dei quartieri moderni a nord, Via Carlo V è una panoramica terrazza sulla valle della Fiumarella, attraversata dal lungo viadotto del 1958-62. Superata la chiesa di San Giovanni Battista (del 1532, più volte rimaneggiata) e lasciata a destra una diramazione che conduce a S.Omobono (sec.XII), il più antico monumento cittadino, il Corso si allarga nella piazza dove prospettano il Palazzo delle Poste, il Palazzo della Provincia (con la Gipsoteca Jerace, con opere in marmo dello scultore Francesco Jerace) e la Chiesa dell’Immacolata. Più a sud si attraversa Piazza Grimaldi, cuore del nucleo storico di Catanzaro, dalla quale, prendendo a destra la Salita del Rosario, si raggiunge la Chiesa del Rosario o di San Domenico (sec.XV, facciata neoclassica post-terremoto del 1832; nell’interno Madonna del Rosario, tavola del fiammingo Hendrickzs, del 1615) e il vicino Duomo, ricostruito dopo le distruzioni dell’ultima guerra.
Il Museo Provinciale, ospitato in un edificio presso l’ingresso del bel giardino pubblico di Villa Trieste, accoglie materiale archeologico, una importante collezione numismatica, dipinti, ceramiche, maioliche e avori.
13,5 km a sud si trova Catanzaro Marina, affollata stazione balneare nella lunga estate calabrese. Poco distanti sono i ruderi di Santa Maria della Roccella, detta “Roccelletta”, chiesa forse del sec.XI, con influssi arabi, normanni e bizantini. La grandiosa mole rosseggiante della chiesa è nei pressi di un parco archeologico che comprende gli scavi di Scolacium, fortezza sorta sui resti della greca Skilletyon, abbandonata dopo il dominio bizantino.
Proseguendo lungo lo Ionio verso sud, si raggiunge Soverato, porto di pesca e stazione balneare, con sulla collina i ruderi del vecchi abitato, costruito al tempo delle scorrerie saracene e distrutto dal terremoto del 1783. Presso Monasterace Marina si trovano i resti di Caulonia, colonia achea del sec.VII a.C. distrutta nel 389 a.C. da Dioniso il Vecchio. Si visitano i resti della cinta muraria e di un tempio dorico, forse dedicato ad Apollo.
Dopo Monasterace Marina si piega nell’interno verso Stilo, antico borgo a mezzacosta, disposto a gradinate, mentre le rovine di un Castello medievale coronano il soprastante Monte Consolino. Molto interessante è la Cattolica, uno dei più singolari monumenti della regione, su un poggio nella parte alta dell’abitato. E’una chiesa bizantina del sec.X, a pianta quadrata con cinque cupolette su tamburi cilindrici e tre absidi.
Poco a nord di Catanzaro si trova invece Tiriolo, paese di antiche atmosfere, stretto su un colle su un contrafforte meridionale della Sila Piccola. Vi si vedono i due mari, Tirreno e Ionio, ancora meglio visibili dalla cima del Monte Tiriolo (m 838), 20 minuti a piedi dal paese. Sulla sommità del monte, oltre ad ammirare l’immenso panorama, si osservano i resti di una fortezza bizantina e il perimetro di una chiesa normanna.
Capo Colonna, verso Crotone, prende il nome dall’unica colonna dorica, alta poco meno di 9 metri, rimasta dell’antico Santuario di Hera Lacinia.
Crotone, da pochi anni capoluogo di provincia, pur importante centro industriale e porto, non ha certo la magnificenza della celebre città della Magna Grecia, quella Kroton famosa per la sua ricchezza, la bellezza delle sue donne, la vittoria su Sibari e le gesta dell’atleta Milone. Interessante il Duomo, in cui è custodita una tavola bizantina con l’immagine di una Madonna nera, detta Madonna di Capocolonna. Poi c’è il Castello, in posizione panoramica sul sito dell’antica Acropoli, voluto da don Pedro de Toledo (1541) per difendere la città dagli attacchi saraceni.