Nei giorni scorsi, annunciando l’imminente fase di maltempo che si concretizzava sempre più nelle proiezioni modellistiche, avevamo posto l’attenzione sul rischio di fenomeni di una certa entità, in considerazione della lunga fase anomala di caldo che ha caratterizzato quest’inizio anno, ma anche gli ultimi mesi del 2006.
Lunga fase anomala che si è rispecchiata sulle temperature superficiali delle acque del mar Mediterraneo, le quali presentano, per quanto concerne i mari circostanti le nostre regioni, valori di alcuni gradi oltre quelli che normalmente si dovrebbero registrare a fine Gennaio.
Siamo appena all’inizio della fase d’artica che ha iniziato a sfociare dal Rodano, e subito il contrasto con il tiepido mar Mediterraneo si è fatto ben sentire, con un’intensa fase temporalesca in atto su molte aree del centro-nord non solo settori costieri, la Campania e la Sardegna.
Soffiano forti correnti generalmente sud-occidentali, e lo scirocco in risalita lungo lo Ionio e l’Adriatico, tutti venti che in giornata hanno ancora determinato valori termici molto elevati anche in zone solo ora raggiunte dal fronte, come i settori tirrenici. La Sicilia è stata la regione più calda, con temperature fino a 20 gradi ed oltre.
Sul fronte maltempo, risulta del tutto inusuale la fase temporalesca, in atto fin dall’inizio giornata, su varie zone del nord Italia: infatti l’attività elettrica non si è mostrata solo sulle coste della Liguria, ma persino in piena Val Padana, oltrechè in aree Prealpine.
A favorire tali fenomeni sicuramente l’avanzata di aria assai rigida alle quote superiori (fino a punte di -30°C a 500 hPa su Alpi Cuneesi e Alpi Marittime), ma evidentemente anche l’energico contrasto con le masse d’aria pre-esistenti, assai umide e miti per il periodo.
D’altronde, dopo i quasi 30 gradi rilevati appena 4 giorni fa sul Piemonte, un’intrusione d’aria artica non poteva certo non produrre reazioni di contrasto vigorose, e dunque i temporali in atto persino nelle aree d’entroterra di Alpi e Valpadana non sono altro che una prima risposta all’energico contrasto in atto, e allo stesso evento di caldo eccezionale per il periodo verificatosi appena qualche giorni fa.
Il nord Italia è sotto il maltempo fin dalle prime ore della giornata, ed è una buona notizia per l’Arco Alpino, che sta ricevendo consistenti apporti nevosi (si segnalano già accumuli di mezzo metro nella Val Pusteria), dopo una lunga fase di totale assenza di fenomeni.
La fase temporalesca in atto sulle regioni di ponente segue l’avanzata del fronte freddo che si protende ormai fra le regioni centrali e il medio Tirreno. Temporali frequenti lungo la linea di fronte stanno colpendo una vasta area compresa fra Roma e l’alto Lazio, con prime grandine che hanno colpito l’area dei castelli Romani.
Altri temporali post-frontali a carattere diffuso interessano la Sardegna, prima area d’Italia ad essere raggiunta dalle propaggini dell’aria artica che s’è tuffata dalla Valle del Rodano. Sono segnalati frequenti rovesci di grandine, mentre la quota neve va rapidamente calando a quote intorno ai 1000 metri d’altezza.
La sinottica attuale al suolo vede il minimo depressionario giunto finalmente sul nord Italia, e posizionato fra Alpi Valdostane e Val d’Ossola. Si registra un minimo di ben 992 hPa, che potrebbe subire un ulteriore approfondimento nelle prossime ore.
Con il progressivo spostamento del minimo barico verso E/SE, l’aria fredda scavalcherà l’Arco Alpino, determinando un rapido generale abbassamento dello zero termico su gran parte del centro-nord. Tuttavia, almeno sul nord, la discesa dei valori termici anche alle medie-basse quota sarà accompagnata da un’attenuazione di fenomeni.
Nel frattempo il getto dell’aria artica principale, in ingresso dalla Valle del Rodano, seguirà una direttrice principale verso Corsica, nord Sardegna e Toscana, che saranno raggiunte da masse d’aria ancor più gelide a tutte le quote, e che al momento stazionano ancora in terra Francese.
Proprio dalla Francia giungono notizie di bufere di neve abbondanti su vaste zone delle regioni centrali, con accumuli che in qualche zona superano i 30 centimetri al suolo. Anche in queste aree il crollo termico è stato poderoso, se si considera che fino alla scorsa settimana si raggiungevano tranquillamente temperature fino a 16-18 gradi.
L’evoluzione dello sfondamento artico resta molto complessa, e prima di un miglioramento generalizzato si dovrà attendere il week-end o l’inizio della settimana prossima, in quanto sul Mediterraneo centro-occidentale, tenderà a radicarsi un vasto lago depressionario, non appena l’Anticiclone oceanico tenderà nuovamente a spanciarsi verso l’Europa centrale, tagliando così l’alimentazione meridiana d’aria artica, ma questo avverrà solo gradualmente.