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Formazione ed azione alpina dello Stau

di Renato R. Colucci
15 Nov 2007 - 15:18
in Senza categoria
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Lo Stau che determina forti preicipitazioni sul versante nord alpino. Fonte EUMESAT: https://www.eumetsat.int/Home/index.htm.
Sul sito ufficiale del Meteosat è scaricabile, in un formato più largo e dettagliato, una bellissima immagine del 7 novembre raffigurante l’effetto Stau sui cieli alpini.
E’ un’ottima occasione per gli amanti di questo evento meteorologico per una visione completa e dettagliata dall’alto del fenomeno.

Lo Stau – definito così dai meteorologi tedeschi – significa sbarramento ed è un vento caratteristico delle Alpi. E’ umido e generalmente freddo. Affinché si possa formare deve verificarsi una condensazione forzata di una massa d’aria dovuta all’azione orografica di una montagna.

In dettaglio, quando l’aria fredda provenienza da NW arriva sulle Alpi occidentali è costretta ad eseguire un sollevamento forzato per superare l’ostacolo di oltre 3500 metri che gli si pone davanti come un muro. Nel salire verso l’alto subisce una forzatura del suo normale moto orizzontale comportando una velocità di salita elevata. Questa rapida massa d’aria in salita provoca una dinamica e consistente condensazione del vapore acqueo in essa contenuto a causa del diminuire della temperatura con la quota (raffreddamento adiabatico – 1°C ogni 100 metri di dislivello), provocando un incremento dell’umidità relativa.

Se la particella d’aria raggiunge la condizione di saturazione il vapore acqueo condensa formando le nubi. Se invece la salita della particella prosegue, il raffreddamento viene moderato dalla liberazione del calore latente di condensazione. In questo caso il raffreddamento della particella è compreso tra 0,3 – 0,7°C ogni 100 metri di dislivello.

Quando le condizioni sono favorevoli alla formazione di precipitazioni buona parte del vapore acqueo viene perso lungo il versante montuoso esposto al vento (Francia e Svizzera). Questo vapore perso dalla massa d’aria sottoforma di precipitazioni non sarà quindi più disponibile per la successiva evaporazione lungo il lato sottovento.

Importante, a questo punto, diventa la conoscenza della quota alla quale ha inizio il sollevamento orografico della massa d’aria. Se la sommità della catena montuosa è posta a quota superiore a quella di condensazione allora si creano le nubi ed eventualmente precipitazioni. Se invece tale quota è inferiore a quella di condensazione non si formano nubi.

Quando poi la massa d’aria scavalca l’ostacolo, oppostogli dalla barriera montuosa, precipita verso la valle quasi del tutto priva del suo originario contenuto d’umidità, generando così un vento molto secco e mite, il Föhn. Il fronte di nubi che si forma lungo la cresta è detto “muro del föhn”.

Il processo descritto può avvenire anche in senso opposto, ovvero con correnti meridionali che determineranno Stau sul versante sud alpino e Föhn oltralpe.

Lo stesso fenomeno accade in modo evidente, ma meno intensamente, tra i due versanti opposti dell’Appennino cioè quello Adriatico e quello Tirrenico. Quando le correnti sono di provenienza sud-occidentale, si genererà stau sul Tirreno e föhn sull’Adriatico, mentre quando le correnti sono nord-orientali si verificherà l’effetto opposto.

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